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Conferenza Episcopale Italiana
Aggiornato: 17 min 40 sec fa

Il Messaggio della Presidenza CEI all’Azione Cattolica

Mer, 24/04/2024 - 10:29

Pubblichiamo il Messaggio che la Presidenza della CEI ha inviato all’Azione Cattolica Italiana, in occasione dell’Assemblea nazionale in programma dal 25 al 28 aprile a Sacrofano (Rm). 

Cari fratelli e sorelle dell’Azione Cattolica,
questo eccezionalmente quadriennale (per via della pandemia) dell’Assemblea nazionale che avete titolato: Testimoni di tutte le cose da Lui compiute vede anche noi, Pastori delle Chiese in Italia, coinvolti in un percorso che non riguarda solo l’Associazione, ma il futuro stesso di un cammino ecclesiale. Il numero che accompagna l’Assemblea – XVIII – indica, nell’anagrafica, l’ingresso nella maggiore età: tempo opportuno per fare memoria e rendere grazie dei doni ricevuti in questi anni e in quelli che li hanno preceduti. L’Azione Cattolica ha, infatti, una storia ricca che va accolta nel presente per poter progettare un avvenire che sia ancora frutto di adesione, partecipazione e testimonianza. Per questo, guardiamo all’Associazione con grande interesse: voi associati siete in prima linea nel realizzare nelle parrocchie e nel sociale il magistero della Chiesa. «Grazie per aver assunto decisamente la Evangelii gaudium come magna carta», affermava Papa Francesco il 27 aprile 2017 al congresso del Forum internazionale dell’Azione Cattolica (FIAC).
Vi chiediamo di riflettere: l’Esortazione apostolica Evangelii gaudium è concretamente la magna carta del cammino associativo? In che modo l’Azione Cattolica sta mettendo alla base della vita di ciascuno e dei gruppi i principi costitutivi della Evangelii gaudium? Quali frutti evangelici potete annoverare nella vostra vita in questo tempo di incertezza? Come, nel quotidiano, siete portatori di speranza evangelica?
Contiamo sul vostro contributo nella Chiesa e nel mondo, ci fidiamo del vostro costante impegno nel testimoniare in ogni ambiente Gesù Cristo e il Vangelo, attraverso i valori da voi incarnati. Le nostre Chiese vi riconoscono come persone responsabili, perciò continuate a curare la vita spirituale, perché vi aiuta a incontrare costantemente il Signore e, nello stesso tempo, ad amare tutti, anche i non credenti. Impegnatevi nella società e nella storia a livello personale e associativo.
Crediamo che la vostra vita si svolga tra la contemplazione e l’azione e, perciò, vi invitiamo ad essere autentici testimoni di Cristo nella ferialità. Come battezzati siete chiamati con la vostra esistenza ad annunciare Gesù sulle strade del mondo, nei crocicchi, nelle periferie, nei luoghi di marginalità, nel lavoro, nello studio, nel tempo di svago, nelle relazioni amicali e familiari… ovunque!
L’incontro nazionale certamente prevede un’analisi della situazione reale dell’Associazione. Ciò consentirà di verificare il cammino della vita spirituale dei soci, la loro formazione umana, la consapevolezza di appartenere alla Chiesa, la capacità di incarnare ovunque i valori evangelici, di essere persone in relazione per non cadere nell’individualismo, di non trascurare la vita fraterna e la cura del Creato, di approfondire la cultura a tutti i livelli. Una verifica, in tal senso, può aprire nuovi varchi per un progetto associativo cristiano veramente umano e divino.
Attendiamo da voi la testimonianza cristiana nell’ambito sociale e politico, ora tanto urgente. Ripercorrendo la storia dell’Azione Cattolica in Italia, molte conquiste sociali sono state ottenute proprio grazie ai vostri padri e alle vostre madri. Numerosi soci hanno lasciato una traccia umana e cristiana ancora valida per il nostro tempo. Basta ricordare la bellezza della vita del Beato Pier Giorgio Frassati per capire che oggi bisogna coltivare la passione evangelica in ciascuno. «Ogni giorno di più – scriveva quasi cent’anni fa – comprendo quale grazia sia l’essere cattolici. Vivere senza fede, senza un patrimonio da difendere, senza sostenere una lotta per la Verità non è vivere, ma vivacchiare… Anche attraverso ogni disillusione dobbiamo ricordare che siamo gli unici che possediamo la Verità» (Lettere, 1925).
La mediocrità non appartiene alla nostra fede. Frassati lascia questo messaggio forte: il Vangelo è vita in ciascuno di noi. Bisogna vivere la forza del lieto annuncio quotidianamente. «La sua vocazione di laico cristiano – ricordava san Giovanni Paolo II – si realizzava nei suoi molteplici impegni associativi e politici, in una società in fermento, indifferente e talora ostile alla Chiesa. (…) Nell’Azione Cattolica egli visse la vocazione cristiana con letizia e fierezza e s’impegnò ad amare Gesù e a scorgere in lui i fratelli che incontrava nel suo sentiero o che cercava nei luoghi della sofferenza, dell’emarginazione e dell’abbandono per far sentire loro il calore della sua umana solidarietà e il conforto soprannaturale della fede in Cristo» (Omelia, Beatificazione di Pier Giorgio Frassati, 20 maggio 1990).
Guardate alla sua testimonianza, mentre percorriamo la strada della sinodalità nelle nostre comunità. Siamo consapevoli del supporto che date al Cammino sinodale delle Chiese in Italia e di questo vi siamo grati, così come per la cura con cui accompagnate la formazione di un laicato maturo e responsabile, capace di assumere le sfide ecclesiali e sociali del nostro tempo. Riecheggiano, però, le parole del Beato Frassati: vivere, non vivacchiare! Nella fede accogliete il bisogno di relazioni, che appartiene al vostro vissuto associativo. È necessario l’incontro costante tra di voi e con gli altri, per ascoltare anche i loro silenzi. In tale circolarità si compia questo momento assembleare.
Vi accompagniamo con la nostra benedizione, certi che la vostra fede, l’impegno a vivere i valori evangelici nel quotidiano a livello personale e sociale, la cura della vita ecclesiale e fraterna e del Creato, la vostra gioia possano seminare ovunque semi di speranza.
Con queste intenzioni invochiamo lo Spirito Santo sulla vostra Assemblea.

Dall’acqua e dalla terra vita e sviluppo grazie all’8xmille

Lun, 22/04/2024 - 10:30

“Prima avevamo un negozio nel villaggio di Pan Koy e l’attività agricola era scarsa. Dopo aver frequentato il corso di agricoltura ho iniziato io stesso a coltivare colture a lungo termine come il tè, le prugne damson, la mela selvatica, il caffè, le noci di macadamia e l’avocado. Ora ho piantato 5.000 piante di tè, 2.000 piante di caffè, 30 piante di prugne damson, numerose piante di noci di macadamia e avocado. Finalmente ho un reddito annuo”. Quasi si commuove U Ar Do, 56 anni, che vive con la moglie e i suoi quattro figli nel villaggio di Pan Koy, nella zona di Kyaing Tong in Myanmar. In quell’area è particolarmente forte la piaga della deforestazione. Nei villaggi rurali il legno è infatti utilizzato come combustibile per cucinare e per il riscaldamento; anche in città più grandi come Kyaing Tong il 90% delle famiglie ancora usa il legno per cucinare o per attività produttive come l’essiccazione del thè. A questo si aggiunge il traffico di thek, legno pregiato che cresce proprio in queste foreste. Non esiste alcun piano per la gestione delle foreste che regoli il disboscamento. Se da un lato è difficile agire a livello globale, è però indispensabile ridurre l’impatto della deforestazione attraverso semplici azioni all’interno dei villaggi. Proprio questo è lo scopo del progetto avviato nel 2014 in Myanmar da New Humanity International, fondata dal Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime). Un intervento sostenuto anche dalla Chiesa italiana per offrire alla popolazione locale colture alternative efficaci e salvaguardare così il patrimonio forestale.
Sono stati avviati training agricoli – come quello frequentato da U Ar Do – per promuovere queste colture, oltre che buone prassi agricole, tecniche per la prevenzione dell’erosione del suolo, allevamento sostenibile. I training sul possesso delle terre sono una componente fondamentale per permettere ai contadini di diventare i legali proprietari delle terre che coltivano e contrastare così anche il fenomeno del “land grabbing”. Parallelamente, il progetto prevede la gestione di vivai per la distribuzione di piante per la riforestazione, il rimboschimento di aree specifiche (precedentemente disboscate per la coltivazione e poi abbandonate) e la costituzione di gruppi di “Preservazione forestale” nei villaggi. Finora hanno beneficiato del progetto 42 villaggi, 386 agricoltori, sono state distribuite 151 mila piantine, 65.500 talee e sono stati piantati 7860 alberi da frutto.
I dati globali tuttavia registrano un aumento dello sfruttamento delle materie prime e delle risorse a danno dei diritti umani e dell’ambiente. Secondo il VI Rapporto “I padroni della terra” curato dalla Focsiv, nel 2022 sono stati 26,1 milioni di ettari le terre accaparrate, pari a oltre 260 mila chilometri quadri. Quattrocentouno persone che lottavano in difesa delle comunità, dei popoli indigeni e della natura sono state uccise in 26 Paesi e altre 1.500 minacciate, violentate o detenute. È aumentato il tasso di deforestazione, il numero di incendi e la percentuale di terre destinate all’agribusiness e all’allevamento. Ciononostante, esistono, anche se fanno meno rumore, molte iniziative concrete in risposta al “grido della terra” – come quella realizzata in Myanmar – con cui si afferma la capacità di cambiare insieme, come comunità. Sono molteplici e spesso arrivano proprio dalle zone più povere. Da quello che Papa Francesco nel II Incontro mondiale dei movimenti popolari (2015) ha definito “popolo in movimento”, che ha saputo convertire la passione in azione comunitaria: “quel torrente di energia morale che nasce dal coinvolgimento degli esclusi nella costruzione del destino comune” (Fratelli tutti, 169).
Solo nello scorso anno i progetti di accesso all’acqua e di sviluppo sostenibile per favorire l’agricoltura biologica e migliorare la sicurezza alimentare e nutrizionale che la CEI ha finanziato grazie ai fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica sono stati 51 in 22 Paesi per 4,8 milioni di euro. Complessivamente dal 1996 ad oggi in tutto il mondo sono stati sostenuti 651 progetti in ambito agricolo per 47 milioni di euro. 
Anche Jeanne – come U Ar Do – grida il suo “Finalmente!”. “Finalmente abbiamo acqua pulita!” Traspare soddisfazione dalle sue parole in occasione della consegna ufficiale della rete idrica realizzata in Burundi grazie al progetto “Acqua fonte di vita e sviluppo” portato avanti da Amu (Azione per un Mondo Unito) e Casobu (Cadre Associatif des Solidaires du Burundi), con il sostegno della CEI.  Tra danze, canti e i discorsi di inaugurazione, è stata una giornata che ha segnato un punto di svolta per lo sviluppo delle comunità di Butezi e Ruyigi. “Da quando abbiamo l’acqua potabile nel villaggio – prosegue – sono più serena. I miei figli non devono più svegliarsi presto al mattino per andare a prendere l’acqua al fiume, sia per la scuola che per casa e seguono le lezioni con più attenzione. E anche io non sono più costretta a trasportare grandi quantità di acqua sulle spalle. Senza acqua, inoltre, per fare il bucato dovevo portare gli abiti alla sorgente, lavarli e poi tornare a casa. Ci voleva molto tempo. Adesso, invece, anche cucinare e lavare i piatti è diventato più facile, mi basta fare un salto alla fontana, che è proprio vicina a casa mia”.  Con orgoglio aggiunge: “Grazie anche ai comitati di gestione siamo consapevoli che noi, donne e uomini della collina di Ruyigi, siamo ora i custodi di questo bene comune. L’acqua potabile ci appartiene e per questo dobbiamo proteggere questo patrimonio ricevuto”. Sta proprio qui il valore aggiunto del progetto: partecipazione, solidarietà e corresponsabilità, perché nessuno resti indietro. Un progetto che nel complesso riguarda l’ampliamento della rete idrica per raggiungere tutte le comunità della zona e nelle colline di Nombe, Nyarunazi e Kigamba/Rubaragaza, la ristrutturazione della rete di approvvigionamento di acqua potabile a Karaba-Misugi-Kigamba, la realizzazione di servizi igienici ecologici presso la scuola elementare di Nombe.
Il Burundi è uno dei Paesi più poveri al mondo, con quasi il 65% della popolazione che vive al di sotto della soglia di povertà. L’accesso all’assistenza sanitaria è negato alla maggior parte della popolazione e solo l’1% può permettersi un’assicurazione privata. In questo quadro l’acqua potabile diventa fondamentale, così come l’utilizzo di servizi igienici. I punti di forza di questa azione sono il coinvolgimento della popolazione nei lavori e la formazione di comitati locali per la cura e conservazione delle sorgenti e per la manutenzione delle infrastrutture realizzate. Sono previste inoltre attività per sensibilizzare e aiutare i beneficiari a strutturarsi in una mutua sanitaria di comunità o unirsi a mutue sanitarie di comunità esistenti. Con questo progetto, quasi 8 mila persone sono state raggiunte dall’acqua potabile a Ruyigi e di queste oltre 3 mila sono studenti. Ad esempio, nella scuola di Nombe, grazie alla costruzione di un acquedotto di 25 km, sono state realizzate delle fontanelle. Ma l’esperienza davvero innovativa è stata l’attivazione di servizi igienici ecologici che, con adeguati trattamenti e la formazione di allievi e insegnanti sulla corretta gestione, consentono il riutilizzo del materiale organico in agricoltura. Un altro piccolo ma significativo contributo alla sostenibilità ambientale nella prospettiva di un’ecologia integrale. Perché, come ricorda Papa Francesco nella Laudate Deum, “le istanze che emergono dal basso in tutto il mondo, dove persone impegnate dei Paesi più diversi si aiutano e si accompagnano a vicenda, possono riuscire a fare pressione sui fattori di potere”. E aggiunge che occorre una visione più ampia, in un’ottica maggiormente inclusiva delle forze della società civile, “un multilateralismo dal basso e non semplicemente deciso dalle élite del potere” per reagire con meccanismi globali alle sfide “ambientali, sanitarie, culturali e sociali, soprattutto per consolidare il rispetto dei diritti umani più elementari, dei diritti sociali e della cura della casa comune”.

Domenica 21 aprile la Giornata di preghiera per le vocazioni

Sab, 20/04/2024 - 15:22

Si celebra domenica 21 aprile la 61a Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni che, come ricorda Papa Francesco nel suo Messaggio, invita “a considerare il dono prezioso della chiamata che il Signore rivolge a ciascuno di noi, suo popolo fedele in cammino, perché possiamo prendere parte al suo progetto d’amore e incarnare la bellezza del Vangelo nei diversi stati di vita”.
Quale filo rosso per l’approfondimento e la preghiera l’Ufficio Nazionale per la pastorale delle vocazioni ha scelto la tematica “Creare casa” (ChV 217). Si tratta, spiega la scheda preparata per l’occasione, di un’esortazione rivolta “alle Chiese, alle comunità, alle parrocchie, ai presbiteri, alle famiglie, ai monasteri perché siano sempre più spazi capaci di quell’accoglienza cordiale e libera che fa crescere la vocazione sia di chi li abita che di chi li visita, diviene terreno fecondo di nuove vocazioni”. La vocazione infatti, sottolinea il testo, “ha bisogno di un terreno buono perché possa attecchire e di una casa nella quale fare Eucarestia, ringraziamento e benedizione per la Parola ricevuta e il dono di quella fraternità che è offerta della propria vita perché insieme agli altri diventi feconda nella carità, a servizio di tutti”.
È quello che è accaduto ai protagonisti dei video messi a disposizione dall’Ufficio CEI, insieme a diversi materiali (ad esempio, schemi per la Liturgia delle Ore e la Veglia), in vista della Giornata. “Mi sono accorto di un Dio che tornava a bussare alla mia porta e mi diceva ‘non temere’, racconta don Paolo Catinello, parroco ad Avola (Sr) che – con una laurea in economia in tasca e un lavoro in banca – ad un certo punto scopre la presenza dei poveri e capisce che è attraverso di loro che può servire quel Signore che, fin da giovane, lo cercava.

“Sul mio cammino ho sempre trovato persone che mi hanno custodito, accompagnato e voluto bene”, confida suor Raffaella Spiezio, Figlia della Carità della comunità di Quercianella (Li), per la quale “la felicità è la libertà interiore e il vivere nell’accoglienza di sé e dell’altro”.

“Questa Giornata – scrive il Papa – è sempre una bella occasione per ricordare con gratitudine davanti al Signore l’impegno fedele, quotidiano e spesso nascosto di coloro che hanno abbracciato una chiamata che coinvolge tutta la loro vita”. Come suor Maria Chiara Ciccotelli, monaca agostianiana del Monastero dei Santi Quattro Coronati (Rm) e don Francesco Andreoli, salesiano, responsabile dell’oratorio Don Bosco di Schio (Vi).

“Noi non loro: in ogni stagione della vita”

Ven, 19/04/2024 - 11:18

L’impegno è quello esplicitato dal titolo: “Noi non loro” che, a mo’ di slogan, ritorna per indicare la volontà di costruire comunità dal volto inclusivo, capaci di superare il rischio della frammentazione, soprattutto quando si tratta di disabilità. L’orizzonte invece è quello disegnato dal sottotitolo: “in ogni stagione della vita” che sta a evidenziare una visione a 360° che abbraccia età e esigenze diverse. Si apre oggi, 19 aprile, a Napoli, presso il Complesso Universitario di Scampia – Università degli Studi di Napoli Federico II, il 3° Convegno nazionale organizzato dal Servizio nazionale per la pastorale delle persone con disabilità della CEI. Una tappa importante che, oltre alla riflessione sul tema, vuole valorizzare “la creatività che le Diocesi hanno messo in campo perché nessuno resti ai margini e sia escluso”, spiega suor Veronica Donatello, responsabile del Servizio CEI. Non a caso, il Convegno – accessibile in Lis e con servizio di sottotitolazione – darà spazio a 60 esperienze che, sul territorio, contribuiscono a costruire un grande “noi”. “Sta cambiando lo sguardo e queste buone prassi lo dimostrano”, afferma suor Donatello rimarcando “la varietà delle risposte”.
L’incontro – al quale parteciperanno in 500 – si aprirà con i saluti del rettore Matteo Lorito, di Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli, del prefetto Michele Di Bari, dell’arcivescovo di Cagliari e Segretario Generale della CEI, mons. Giuseppe Baturi, di mons. Domenico Battaglia, arcivescovo di Napoli, e di suor Donatello. Seguirà una tavola rotonda con Alessandra Locatelli, ministro per le disabilità, mons. Giampiero Palmieri, arcivescovo di Ascoli Piceno e Vice Presidente della CEI, e Vincenzo Falabella, presidente nazionale Fish (Federazione italiana per il superamento dell’handicap). Dopo gli interventi di don Mattia Magoni, docente Istituto Superiore di Scienze Religiose Bergamo, e di Roberto Franchini, presidente Endo-Fap Ente nazionale Don Orione e docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore, interverrà Maria Teresa Bellucci, Vice Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali.
Le “stagioni della vita” saranno approfondite in 4 momenti: nel primo ci si soffermerà sull’età evolutiva con un dibattito, moderato da Riccardo Benotti, giornalista del Sir, al quale prenderanno parte – tra gli altri – Dario Ianes, docente alla Libera Università di Bolzano, Ubaldo Montisci, docente all’Università Pontificia Salesiana.
Il 20 aprile le riflessioni continueranno affrontando i temi dell’adolescenza, dei giovani adulti, degli anziani, fino a giungere alla plenaria, alle 18, con gli interventi di don Gianluca Marchetti, sottosegretario della CEI, e di Maria Rosaria Duraccio, direttore dell’Ufficio per la pastorale delle persone con disabilità della diocesi di Vallo della Lucania.
Il 21 aprile, alle 11, il Convegno si concluderà con la Messa presieduta dall’arcivescovo Battaglia.
Non mancheranno delle sessioni specifiche su turismo, sport, lavoro, servizi residenziali e per l’abitare, affettività, catechesi e liturgia. Nell’ambito della tre giorni, saranno inaugurati i “giochi inclusivi” in alcune parrocchie di Scampia: “il gioco – conclude suor Donatello – è la metafora dell’amicizia. Abbiamo scelto di donare questi giochi accessibili a persone di ogni età per rimarcare che il ‘noi’ è possibile a realizzabile, a partire dai territori”.

Il Regolamento delle due Assemblee sinodali

Ven, 19/04/2024 - 11:12

Il Consiglio Episcopale Permanente, nella sessione primaverile del 18-20 marzo, ha approvato il Regolamento delle Assemblee sinodali che si terranno a Roma: la prima dal 15 al 17 novembre
2024 e la seconda dal 31 marzo al 4 aprile 2025. Mentre infatti si va concludendo la fase sapienziale, ovvero di discernimento su quanto emerso nel biennio dedicato all’ascolto, si inizia a delineare quanto avverrà nella fase profetica. Le Assemblee sinodali saranno infatti due momenti fondamentali da cui scaturirà quella visione di insieme che, dopo l’Assemblea Generale di maggio 2025, sarà riconsegnata alle Chiese particolari, dando il via alla fase di ricezione. Il Regolamento stabilisce la composizione delle Assemblee, le funzioni e il metodo di lavoro. Di seguito
una nota esplicativa sul Regolamento.

Il Cammino sinodale delle Chiese in Italia con la celebrazione delle due Assemblee approda all’ultima fase del suo processo che, nei passaggi precedenti, ha visto il coinvolgimento anzitutto delle Chiese locali in un percorso di consultazione, di ascolto e di discernimento da parte dell’intero popolo di Dio. Ciò che è stato vissuto in questi anni ha rappresentato di fatto un effettivo scambio di doni che le Chiese diocesane nel loro insieme, attraverso il coordinamento e la promozione operati dal Comitato del Cammino sinodale, hanno potuto realizzare. Proprio questa circolarità ha permesso di far emergere alcune questioni nodali sulle quali operare un discernimento capace di orientare verso la forma di una Chiesa sinodale e missionaria. È in tale sviluppo che si colloca l’evento ecclesiale delle Assemblee che, per un verso, rappresenta l’approdo cui giunge il cammino delle Chiese particolari e, per un altro, inaugura il tempo della recezione di ciò che è andato maturando, attraverso una sua riconsegna alle singole Chiese diocesane dalle quali lo stesso processo aveva mosso i primi passi. Come afferma il Regolamento, le Assemblee del Cammino sinodale sono «un evento ecclesiale dove i partecipanti, nutriti dall’ascolto quotidiano della Parola di Dio e dalla celebrazione dell’Eucaristia, sorgente e paradigma della sinodalità, sono chiamati al dialogo e al confronto sui passi da compiere per dare attuazione al Cammino sinodale» (art. 2).
La cornice interpretativa più adeguata a esplicitare il senso e la funzione di queste Assemblee sinodali resta senza dubbio quella di un’ecclesiologia di comunione, in virtù della quale il «noi» ecclesiale del popolo di Dio emerge come il luogo in cui il mistero della comunione divina si rende presente in un soggetto collettivo che vive nella storia e nella trama delle sue relazioni. «La vita sinodale testimonia una Chiesa costituita da soggetti liberi e diversi, tra loro uniti in comunione, che si manifesta in forma dinamica come un solo soggetto comunitario il quale, poggiando sulla pietra angolare che è Cristo e sulle colonne che sono gli Apostoli, viene edificato come tante pietre vive in una “casa spirituale” (cfr. 1Pt 2,5), “dimora di Dio nello Spirito” (Ef 2,22)» (Commissione Teologica Internazionale, La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa, 55). In questa logica comunionale i carismi e i doni propri di ciascuno fanno crescere il corpo ecclesiale a servizio di una sempre più profonda comprensione di «ciò che lo Spirito dice alle Chiese» e nell’esercizio comune della missione.
Questa visione ecclesiologica conduce a promuovere il dispiegarsi della comunione sinodale tra “tutti”, “alcuni” e “uno”, coniugando l’aspetto comunitario che include “tutto” il popolo di Dio, la dimensione degli “alcuni” (diversi per ogni livello di vita ecclesiale) e il ministero dell’“uno” (il pastore). In un certo senso tale dinamica spiega pure la dialettica – tipicamente sinodale – esistente tra l’ascolto di tutti nella Chiesa e di tutte le Chiese e le Assemblee rappresentative delle stesse, cui prendono parte solo alcuni insieme ai pastori. In questo modo la sinodalità risulta dalla reciproca implicazione tra la communio fidelium, la communio episcoporum e la communio ecclesiarum: a più livelli e in forme diverse l’intreccio di queste espressioni di comunione genera il processo sinodale che si realizza nella complementarietà dei soggetti personali e collettivi coinvolti.
Chi prenderà parte a queste Assemblee? Le figure menzionate nel Regolamento – vale a dire «i Membri della CEI, i Referenti diocesani del Cammino sinodale e i componenti del Comitato del Cammino sinodale» (art. 1) – di fatto riflettono la composizione delle comunità ecclesiali, presiedute dai vescovi, al cui ministero sono associati i presbiteri e i diaconi, e arricchite dai carismi e dalle vocazioni degli altri battezzati e battezzate, tanto laici e laiche quanto consacrati e consacrate attraverso la professione dei consigli evangelici. Si tratta, pertanto, di Assemblee sinodali nelle quali i membri insigniti del munus episcopale esprimono quella struttura intermedia di collegialità propria di una Conferenza episcopale, nella quale «i singoli vescovi rappresentano la propria Chiesa» (LG 23), ma a servizio dell’attuazione della sinodalità. A costoro si associano tutti gli altri membri convocati, testimoni dell’intero cammino sinodale e portatori di un carisma o di una competenza necessari al lavoro delle Assemblee stesse.
La natura ecclesiale di queste Assemblee si rende esplicita non solo attraverso la loro composizione, ma anche mediante il processo attivato, che condurrà prima alla redazione dello Strumento di lavoro del Cammino sinodale e poi a quella delle Propositiones, in modo da poter offrire questi documenti assembleari al discernimento dei Vescovi perché siano loro a conferire forza vincolante all’intero corpus documentale o ad alcune sue parti.

Consiglio dei giovani del Mediterraneo: Mons. Baturi inaugura la sede

Mar, 16/04/2024 - 18:44

“Le nuove generazioni sono una ‘frontiera di pace’ perché hanno grandi energie e desideri alti. Di questa forza, di questo entusiasmo, di questo sguardo accogliente dei giovani possiamo beneficiarne tutti”. Lo ha affermato Mons. Giuseppe Baturi, Arcivescovo di Cagliari e Segretario Generale della CEI, che nel pomeriggio del 16 aprile ha inaugurato a Fiesole (Fi) la sede del Consiglio dei giovani del Mediterraneo, l’opera-segno nata dall’incontro di Vescovi e Sindaci dei Paesi del Mediterraneo che si è svolto a Firenze dal 23 al 27 febbraio 2022.
Dopo la visita al Parlamento europeo e alla Comece, i giovani provenienti da 18 Paesi che compongono il Consiglio hanno vissuto oggi un altro momento importante. “Guardiamo ai giovani con particolare speranza”, ha rilevato Mons. Baturi ricordando che “la giovinezza è un tesoro grande, una ricchezza peculiare, per ciò che è in sé stessa e per la fecondità che sa dare. È sempre una primavera, un continuo inizio, un’apertura all’infinito, al futuro e alla felicità”. “Nella giovinezza – ha aggiunto – l’uomo prende in consegna sé stesso, nella scoperta del suo io e nell’emergere delle grandi aspirazioni e desideri, e il mondo intero, di cui si vuol contribuire a determinare il volto, con generosità e creatività, perché nessuno muoia di fame e di odio”. Secondo il Segretario Generale della CEI, “i giovani sono chiamati ad essere pellegrini della verità e anche pellegrini della pace”. “Troviamo – ha concluso – modi nuovi per riconoscerci in cammino, uniti nell’impegno per la dignità dell’uomo e la causa della pace contro ogni specie di menzogna e violenza distruttrice”.
Fortemente voluto e sostenuto dalla CEI, il Consiglio mira a curare la dimensione spirituale, a rafforzare l’azione pastorale davanti alle sfide odierne e a costruire relazioni fraterne, come racconta il portale www.giovanimediterraneo.org dove sono disponibili informazioni e notizie. Alla cerimonia – a cui è intervenuto l’ambasciatore Pasquale Ferrara, Direttore Generale per gli Affari Politici e Sicurezza del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – hanno portato il loro saluto anche Mons. Stefano Manetti, Vescovo di Fiesole, Mons. Fabio Celli, Rettore Seminario Vescovile di Fiesole, Anna Ravoni, Sindaca di Fiesole, Patrizia Giunti, Presidente della Rete Mare Nostrum, e di Aleks Birsa Jogan, del Direttivo Consiglio dei Giovani del Mediterraneo.

In Perù, dove l’8xmille genera speranza

Mar, 16/04/2024 - 15:05

Un aiuto concreto che ha generato e continua a generare speranza in popolazioni fragili, in luoghi periferici e poveri. Con i fondi dell’8xmille, la Conferenza Episcopale Italiana ha potuto sostenere, negli anni, le comunità delle Diocesi di Tacna y Moquegua e di Arequipa, nell’estremo sud del Perù, avviando progetti a favore di bambini disabili e delle loro famiglie, di detenute, di giovani e donne. Dal 27 febbraio al 4 marzo, una delegazione del Servizio per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli della CEI, guidata dal direttore, don Gabriele Pipinato, ha visitato le realtà nate e cresciute con il supporto dell’8xmille alla Chiesa cattolica. Come, ad esempio, il Centro de Estimulación y Terapia San José Misericordioso di Tacna, dove numerosi bambini e adolescenti con gravi disabilità ricevono terapie e cure e i loro genitori il sostegno psicologico e sociale necessario per poter accompagnare i propri figli. Poco distante, si trova il Centro de Intermediación Laboral Zona dove i giovani disabili possono apprendere un mestiere (nei laboratori di panetteria e gastronomia) e costruirsi la loro autonomia. Quella nata attorno alla parrocchia San José è una realtà complessa e vivace, divenuta un punto di riferimento per il territorio. Insieme ai familiari, i giovani possono avviare micro-esercizi commerciali propri oppure, nell’ambito del Centro, vendere i loro prodotti al pubblico esterno: con i proventi si contribuisce all’autofinanziamento della stessa opera, permettendo ulteriori facilitazioni di accesso ai corsi per i più bisognosi. Oltre ai laboratori di cucina, i ragazzi disabili possono frequentare infatti anche quelli di musica, danza, teatro e pittura che favoriscono la loro crescita integrale, sviluppandone le potenzialità e rafforzandone le capacità di inserimento sociale. Con oggetti di bigiotteria e piccoli complementi d’arredo artigianali, viene allestita anche una “feria expositiva” per la vendita per eventi e occasioni speciali. La delegazione CEI ha avuto anche modo di vedere e apprezzare i manufatti in ceramica delle comunità di Ticaco, Challaguaya e Tarata che a più di 3.800 metri di altitudine vengono formate dagli operatori della Caritas.
Sempre a Tacna, è ancora attivo il progetto all’interno dell’Istituto penitenziario femminile di Pocollay, finanziato nel 2013: con i macchinari acquistati circa 10 anni fa, le detenute apprendono ed esercitano l’arte della tessitura e del ricamo. Con l’aiuto di reti di formatori, piccoli imprenditori e parrocchiani della diocesi, le opere – che valorizzano i preziosi filati peruviani, quali l’alpaca, l’alpaca baby e la vigogna – vengono poi commercializzate.
Nell’arcidiocesi di Arequipa, invece, la delegazione ha visitato il CEDHI – Centro de Estudios y Desarrollo Humano Integral “Nueva Arequipa” – dedicato alla formazione integrale, umana e professionale dei giovani. Grazie a 14 piccoli progetti sostenuti dalla CEI dal 2014, sono stati avviati laboratori di informatica e lingue, corsi di cosmetologia e amministrazione frequentati prevalentemente da ragazze che seguono le lezioni mentre i loro figli sono accolti presso l’attiguo asilo nido; laboratori di saldatura e falegnameria che consentono ai ragazzi di imparare un mestiere in sicurezza e ottenere le certificazioni necessarie per poter essere assunti e remunerati in maniera equa e dignitosa. Il CEDHI offre inoltre formazione alberghiera e gastronomia che negli anni ha permesso e permette tuttora a tanti giovani di inserirsi nei migliori ristoranti e hotels sia in Perù che all’estero. Con l’ultimo intervento approvato, sarà costruita anche una cisterna per l’approvvigionamento idrico che, con la successiva costruzione di un pozzo, migliorerà ulteriormente le condizioni ambientali e di vita degli ospiti del Centro e delle famiglie residenti nella zona.
I fondi dell’8xmille hanno poi finanziato la realizzazione dei servizi sanitari e l’abbattimento delle barriere architettoniche in una delle otto scuole della rete CEBES, Centros de Educaciòn Básica Especial, che da più di 40 anni, in virtù di un accordo con il Ministero dell’Educazione e l’Arcidiocesi di Arequipa, rappresenta un punto di riferimento per tante famiglie vulnerabili con figli disabili. Ultima tappa della visita in Perù sono i locali realizzati e attrezzati dalla Caritas locale che, attraverso diversi progetti sostenuti dall’8xmille, ha promosso una serie di attività formative e professionali a favore delle donne.
Dal 4 al 7 marzo, infine, la delegazione CEI si è recata in Colombia, a Bogotá, per partecipare all’incontro con le Istituzioni e gli organismi di cooperazione internazionale e di aiuto all’America latina e ai Caraibi promosso dal Celam.

Dal 14 aprile la nuova campagna 8xmille della CEI

Ven, 12/04/2024 - 12:12

Ai nastri di partenza la nuova campagna promozionale dell’8xmille, on air dal 14 aprile, che racconta una Chiesa in uscita costantemente al fianco dei più fragili. Condomini solidali, doposcuola, poliambulatori, case di accoglienza, dormitori, mense, restauri di beni culturali e artistici, stanziamenti per calamità naturali o emergenze umanitarie nel mondo: sono solo alcuni esempi dell’articolata rete di aiuto messa in campo ogni anno dalla Chiesa cattolica per rispondere alle nuove povertà e a fasce di popolazione con bisogni diversi e sempre più complessi. Ad agire sono le mani e i cuori di professionisti e volontari grazie al supporto dell’8xmille alla Chiesa cattolica che dal 1990 realizza ogni anno migliaia di progetti, secondo tre direttrici fondamentali di spesa: culto e pastorale, sostentamento dei sacerdoti diocesani, carità in Italia e nei Paesi in via di sviluppo.
Nel 2023 sono stati assegnati oltre 243 milioni di euro per interventi caritativi (di cui 150 destinati alle diocesi per la carità, 13 ad esigenze di rilievo nazionale di cui circa la metà destinati a Caritas Italiana e 80 ad interventi a favore dei Paesi più poveri). Accanto a queste voci figurano 403 milioni di euro per il sostentamento degli oltre 32 mila sacerdoti che si spendono a favore delle comunità e che sono spesso i primi motori delle opere a sostegno dei più fragili. E oltre 352 milioni di euro per esigenze di culto e pastorale, voce che comprende anche gli interventi a tutela dei beni culturali ed ecclesiastici anche con interventi di restauro per continuare a tramandare arte e fede alle generazioni future oltreché sostenere l’indotto economico e turistico locale.
L’8xmille è quindi un vero e proprio moltiplicatore di risorse e servizi che ritornano sul territorio a beneficio di tutti. Un sostegno concreto per i più fragili che fugge le logiche del mero assistenzialismo ma anzi diventa un volano di percorsi di promozione umana. Basta guardare, nell’ambito della carità locale, alle opportunità derivanti dai tanti progetti promossi dalle diocesi nel solo 2023 dove troviamo, ad esempio, progetti a favore di famiglie disagiate e persone economicamente fragili, precari e disoccupati (53 milioni di euro), di anziani (oltre 4 milioni di euro), di persone senza fissa dimora (13 milioni di euro), di persone portatrici di handicap (quasi 3 milioni di euro), di formazione e prevenzione per bambini e ragazzi a rischio devianza (oltre 2 milioni di euro), di sostegno e liberazione per chi è vittima di tratta, usura o dipendenze patologiche (circa 3 milioni e mezzo di euro) e molto altro. Oppure volgendo lo sguardo all’estero e alle tragedie umanitarie nel mondo come non ricordare lo stanziamento per le popolazioni turche e siriane colpite dal terremoto o per l’emergenza ucraina (in totale 1 milione di euro), per l’emergenza alluvione in Emilia Romagna (1 milione di euro) o l’emergenza in Marocco (300 mila euro).
L’8xmille fornisce, dunque, carburante ad una macchina della carità immensa a beneficio di tutti, non solo dei cattolici, e dove tanti, ogni giorno, trovano porte aperte e speranza restituita grazie a questo strumento di democrazia fiscale davvero straordinario. Ogni anno infatti la Chiesa si affida alla libertà e alla corresponsabilità dei contribuenti per rinnovare la firma che si trasforma in mezzi per la realizzazione di opere.
“Il welfare cattolico – afferma il responsabile del Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica, Massimo Monzio Compagnoni – si è evoluto nel corso degli ultimi decenni e ormai, oltre alla presenza fondamentale dei volontari, coinvolge anche diverse figure professionali per rispondere alla complessità delle esigenze e per spingersi oltre le forme assistenziali. Le nostre parrocchie ed i nostri servizi aprono le porte per accogliere le molteplici sfide della povertà, senza dimenticare l’importanza di operare in rete con le altre risorse presenti sul territorio”. Tutto questo è reso possibile da una semplice firma, quella per l’8xmille, grazie alla quale la Chiesa non lascia indietro nessuno: poveri, immigrati, disoccupati, anziani, giovani, donne sole e famiglie vulnerabili. “Se non ci fosse la Chiesa e il lavoro straordinario svolto dalla macchina del volontariato – aggiunge Monzio Compagnoni – ci sarebbe un vuoto enorme”.
E questo lavoro incessante è al centro della campagna 2024 che racconta, attraverso sette storie di speranza e di coraggio, il valore della gratuità e gli sforzi di una Chiesa in uscita, che si prende costantemente cura dei più deboli. La campagna, on air dal 14 aprile, mette in luce la relazione tra la vita quotidiana di tutti noi e le opere della Chiesa, attraverso la metafora dei “gesti d’amore”: piccoli o grandi gesti di altruismo che capita di compiere nella vita e che non fanno sentire bene solo chi li riceve, ma anche chi li compie. “L’obiettivo è far comprendere il valore di un gesto molto semplice come una firma ––, conclude il responsabile – abbinandolo a momenti della vita di tutti i giorni. Siamo partiti da questo concetto per mettere a punto una campagna valoriale che sottolinea il rilievo di una scelta, espressione del desiderio di diventare protagonisti di un cambiamento, offrendo sostegno a chi è in difficoltà”.
Come accade a Salerno dove il Dormitorio Don Tonino Bello offre risposte concrete e percorsi di reinserimento lavorativo a persone in condizione di povertà estrema o a San Ferdinando, in provincia di Reggio Calabria, dove la mensa diocesana della Caritas, rappresenta una mano tesa rivolta a quanti sono a rischio di esclusione sociale. L’azione costante della Chiesa consente a molti di cambiare il proprio futuro come accade a Verona a Casa Santa Elisabetta, condominio solidale per donne sole con minori, dove in molte hanno trovato un’occasione di riscatto, oppure a Santhià, nel vercellese, dove un Poliambulatorio medico svolge attività di assistenza e servizio medico in modo gratuito, con la finalità di contrastare i lunghi tempi di attesa del Servizio Sanitario Nazionale. Tante anche le iniziative per offrire un futuro sereno a bambini e giovani, provenienti da famiglie vulnerabili, come il doposcuola L’appetito vien studiando, di Cassano all’Ionio, dove i ragazzi mangiano, studiano e si formano attraverso attività laboratoriali, in un luogo sicuro, lontano dalle tentazioni della malavita, sempre più diffusa nel cuore della città.
Con il fondamentale sostegno delle firme, ogni anno, vengono restituiti a fedeli e visitatori molti tesori dimenticati. Come a Gubbio dove la chiesa della Madonna del Prato, gioiello barocco, è stata sottoposta ad un intervento di restauro conservativo. Anche quest’anno la campagna ha voluto rappresentare anche i tanti progetti realizzati all’estero prendendo come esempio un’opera in Sri Lanka, a Mannar, dove, grazie alle firme dei contribuenti, è stato possibile costruire un nuovo ostello per gli studenti della scuola St Xavier’s e che ha consentito di aprire le porte dell’istituto anche a gruppi etnici minoritari.
La campagna 8xmille CEI è ideata dall’agenzia VML: la creatività è di Pierfranco Fedele e Anna Mochi Onori sotto la direzione creativa di Massimiliano Traschitti e Antonio Codina, la regia è di Edoardo Lugari. Le foto sono di Francesco Zizola. La casa di produzione è Casta Diva/Masi Film. Pianificata su tv e web con sette soggetti nei formati 20”, 15” e 6”, a seconda del canale e dei diversi target, la campagna si svilupperà anche su stampa, affissione e radio.
Nel sito www.8xmille.it sono disponibili i filmati di approfondimento sulle singole opere, al centro della campagna, mentre un’intera sezione è dedicata al rendiconto storico della ripartizione 8xmille, a livello nazionale e diocesano, nel segno della trasparenza.

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A scuola di futuro

Lun, 08/04/2024 - 15:09

La formazione – scolastica e professionale – come volano di sviluppo. Nella riunione del 22 e 23 marzo, il Comitato per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli ha approvato diversi progetti che puntano alla costruzione di scuole e all’educazione per le varie fasce d’età, oltre che alla sanità e alla promozione sociale. Con i fondi dell’8xmille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica saranno realizzati 53 nuovi interventi, per i quali sono stati stanziati € 8.033.319 così suddivisi: € 5.136.346 per 28 progetti in Africa, € 1.271.777 per 12 progetti in America Latina; € 1.569.286 per 12 progetti in Asia, € 55.910 per 1 progetto in Medio Oriente.
Tra gli interventi più significativi, nove sono in Africa: in Congo Brazaville, le suore Missionarie dello Spirito Santo costruiranno una nuova scuola per gli alunni della primaria “Eugénie Caps “ a Pointe Noire. In Costa d’Avorio, la Fondazione Marista per la Solidarietà Onlus completerà il polo scolastico “St. Marcellin Champagnat” così da poter accogliere 450 studenti della diocesi di Bouake. In Madagascar, le Piccole Suore Apostole della Redenzione costruiranno la scuola “Padre Arturo D’Onofrio” per assicurare un’educazione di qualità, ridurre la dispersione scolastica e l’analfabetismo a Lopary, nella diocesi di Farafangana (situata nel sud-est dell’isola a 900 km dalla capitale) dove la maggior parte della popolazione è dedita all’agricoltura, il turismo è inesistente e numerosissimi bambini vivono in villaggi isolati. In Nigeria, gli Spiritani invece potenzieranno la formazione professionale dell’Holy Ghost Model College di Imuwen con l’avvio di laboratori di informatica, edilizia, meccanica, idraulica, arte e artigianato, mentre nella Repubblica Democratica del Congo i Lasalliani promuoveranno formazione professionale per le giovani donne (circa 200) migliorando la loro istruzione e favorendo opportunità di occupazione e sostentamento. Lo stesso avverrà in Sud Sudan grazie al progetto della Fondazione Avsi che offrirà educazione di qualità ai giovani della diocesi di Rumbek, attraverso la fornitura di materiale didattico e di attrezzature professionali, l’allestimento di un laboratorio tecnologico, l’organizzazione di workshop con i rappresentanti delle realtà imprenditoriali locali. In Egitto, la Caritas locale organizzerà corsi di alfabetizzazione e librerie di comunità per aiutare 1350 ragazze a partecipare attivamente alla vita sociale e, al contempo, allestirà degli asili per i bambini di 3 ai 6 anni. In Ciad, poi, la Caritas della diocesi di Doba sosterrà numerose famiglie di agricoltori offrendo formazione e avviando un’azienda pilota per assicurare una maggiore produttività e rigenerare i terreni in una zona ampiamente sfruttata da parte di compagnie straniere che vi estraggono il petrolio.  In Etiopia, il Vicariato Apostolico di Hawassa equipaggerà l’unità di terapia intensiva neonatale e le sale operatorie del Centro sanitario Bushulo, attivo in città da circa 40 anni e attualmente primo ospedale del sud del Paese dedicato alla salute materna, infantile e pediatrica per un territorio che conta 19 milioni di abitanti.
Dei 12 progetti finanziati nel Continente latino-americano, grande rilevanza assume quello promosso in Bolivia dal Vicariato Apostolico di Pando che ristrutturerà il Centro de Educacion Especial Sagrada Familia che offre percorsi riabilitativi e educativi a bambini, circa 115, con varie disabilità e costruirà per loro anche uno spazio polivalente, in particolare per svolgere attività sportive. Ad Haiti la diocesi di Jacmel avvierà un intervento a favore di un migliaio di giovani che abitano nella zona povera de “La Montagne”: saranno forniti 600 kit alimentari e sanitari, organizzati incontri di sensibilizzazione sull’utilizzo dell’acqua e corsi professionalizzanti. In Brasile, invece, l’Agenzia Scalabriniana per la Cooperazione allo Sviluppo amplierà i programmi di formazione e certificazione delle competenze per migranti e rifugiati assistiti presso il Centro pastorale per i migranti fondato nel 1980 a Cuiabá.
Nel Continente asiatico, uno dei progetti vedrà la luce a Timor Est dove le Suore della Divina Volontà realizzeranno un Centro sociale a Maumeta (Aileu), nella diocesi di Dili, in un contesto rurale, povero, con pochissime infrastrutture, difficile da raggiungere per la presenza di strade non asfaltate che le condizioni climatiche rendono poco praticabili e pericolose. In 8 città  – Karachi, Lahore, Sargodha, Faisalabad, Islamabad, Sialkot, Quetta e Gojra – del Pakistan, infine, grazie ai fondi dell’8xmille, si favorirà l’integrazione delle comunità cristiane e il dialogo interreligioso attraverso la promozione di iniziative ad hoc e soprattutto il sostegno alla formazione di 230 studenti cristiani che frequentano la scuola superiore e l’università, di 455 bambini e ragazzi dai 6 ai 12 anni delle “scuole di pace” (centri gratuiti che aiutano quanti sono a rischio analfabetismo e le loro famiglie nell’inserimento scolastico) e di 450 volontari della Comunità di S. Egidio.

Consiglio dei giovani del Mediterraneo: la visita al Parlamento europeo e alla Comece

Gio, 04/04/2024 - 12:03

Si conclude oggi, 4 aprile, la visita alle Istituzioni europee, a Bruxelles, del Consiglio dei giovani del Mediterraneo, opera-segno nata a seguito dell’Incontro di Vescovi e Sindaci del Mediterraneo (Firenze, 23-27 febbraio 2022). La delegazione, accompagnata da Mons. Giuseppe Baturi, Arcivescovo di Cagliari e Segretario Generale della CEI, è stata ricevuta dalla Dottoressa Roberta Metsola, Presidente del Parlamento europeo, e da Mons. Mariano Crociata, Presidente della Commissione degli Episcopati dell’Unione Europea (Comece), insieme a Mons. Noël Treanor, Nunzio apostolico presso l’Unione Europea. La visita infatti prevedeva una doppia tappa: nella sede del Parlamento europeo e in quella della Comece.
L’incontro con la Presidente Metsola, osserva Mons. Crociata, è “la conferma di un rapporto che la Chiesa, attraverso la Comece, ha con il Parlamento europeo, e che merita di essere portato avanti perché permette alla Chiesa di svolgere la sua missione e al Parlamento di raccogliere voci che vengono dal mondo cattolico, che è parte importante del popolo europeo”.
La Presidente Metsola, afferma Mons. Baturi, “ha voluto conoscere meglio le motivazioni e la composizione del Consiglio dei giovani del Mediterraneo. Si è interessata anche della grande visione di Giorgio La Pira, chiedendo di poterla sviluppare in contesti storici che hanno bisogno di quella prospettiva profetica e ricordando che l’Unione europea è soprattutto un progetto di pace”. Il Segretario Generale della CEI esprime gratitudine alla Presidente del Parlamento europeo per “l’impegno a favore della cooperazione e della comprensione tra i popoli e il sostegno alla libertà, alla democrazia e ai diritti”. Con il Consiglio dei giovani del Mediterraneo, spiega Mons. Baturi, “abbiamo voluto scommettere sui giovani perché questo significa scommettere sull’educazione, sulla loro capacità di immaginare un futuro diverso. L’Europa non può non accorgersi di ciò che accade nel Mediterraneo, delle forze vive e della possibilità che esso ha di sviluppare un’azione di pace e di amicizia che avrà ripercussioni in tutto il mondo. Per questo, vogliamo da una parte che i nostri giovani di 18 Paesi conoscano le Istituzioni europee, dall’altra parte chiediamo che le Istituzioni europee tengano conto di queste forze vive e prospettiche capaci di determinare, speriamo, un futuro diverso”.
Fortemente voluto e sostenuto dalla CEI, il Consiglio mira infatti a curare la dimensione spirituale, a rafforzare l’azione pastorale davanti alle sfide odierne e a costruire relazioni fraterne, come racconta il portale www.giovanimediterraneo.org dove sono disponibili informazioni e notizie. Il 16 aprile, a Fiesole (Fi), inoltre, sarà inaugurata la sede del Consiglio. La fisionomia, la mission e le attività sono state presentate dal Direttivo, nell’ambito dell’evento odierno “Costruire ponti di dialogo, unità e pace tra popoli e culture”. Ai lavori, introdotti dall’europarlamentare Beatrice Covassi, sono intervenuti Mons. Baturi, Mons. Crociata e Patrizia Giunti, Presidente della Rete Mare Nostrum e della Fondazione La Pira.

 

 

Roma, 4 aprile 2024

Pasqua. Gli auguri del Presidente e del Segretario Generale

Sab, 30/03/2024 - 09:03

Pubblichiamo il messaggio di auguri per la Pasqua a firma del Card. Matteo Zuppi, Presidente della CEI, e di Mons. Giuseppe Baturi, Segretario Generale. 

Come sono belli sui monti
i piedi del messaggero che annuncia la pace,
del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza,
che dice a Sion: “Regna il tuo Dio”.
(Is 52,7)

Stiamo sperimentando delle tenebre profondissime che avvolgono migliaia di persone, in tanti luoghi nel mondo, in particolare in Ucraina e in Terra Santa. Quanta desolazione! Non possiamo abituarci alla guerra, ai combattimenti che non risparmiano deboli e innocenti, soprattutto i bambini: dovremmo sempre guardare attraverso le loro lacrime, attraverso il pianto dei più piccoli. È da lì che capiamo tutto l’orrore e la violenza della guerra, dell’ingiustizia e quanto questo sia inaccettabile.
Dimoriamo in un tempo triste, in cui la morte occupa le pagine dei giornali. Pensiamo alle violenze sulle donne, alla cattiveria frutto di prepotenze che segnano anche gli ambiti più delicati dell’esistenza, come quelli familiari e affettivi. Il rapporto tra uomo e donna sembra quasi avvelenato dall’istinto del possesso e dall’evocazione della morte. Ma il Risorto porta nel mondo la bellezza di una vita nuova, la creatività paziente della nuova creatura. Una novità, la più grande. Il mondo, oggi così deturpato, può essere ricostruito e trasformato da uomini e donne che vivono le più grandi ragioni di vita e di speranza.
Vorremmo che l’annuncio della pace corresse di terra in terra, di popolo in popolo. Vorremmo che arrivasse presto la fine dei conflitti e che si aprisse il tempo della fraternità. Il profeta Isaia ci aiuta a guardare avanti con speranza cristiana e a lavorare ogni giorno per costruire la pace. Per noi cristiani si tratta di impegnarci a preparare la venuta del Regno, a far sì che il Signore sia riconosciuto e amato. Nel mistero pasquale il Signore si è già rivelato nella sua gloria manifestando l’amore infinito del Padre per ogni creatura. Possa il mistero della Pasqua raggiungere tutti noi e insegnarci ad amare senza confini, a porre segni concreti di vita là dove c’è la morte, a trasformare in luoghi di pace le terre oggi segnate dall’inimicizia.
Allora, auguri di tanta luce. Pasqua è la luce che vince le tenebre: nessuno è spettatore, ma tutti attori. Nella Pasqua non c’è una via di mezzo: o si è con Gesù e si resta con l’amore, con la luce, con una forza che sconfigge quelle terribili tenebre oppure si diventa complici del male… Questa è la Pasqua di Gesù che apre la via del cielo e fa risorgere, oltre il limite della morte. Scegliamo questa luce, viviamo di questa luce. La via che conduce alla vita piena e alla verità completa è una Presenza che viene e cammina al nostro fianco. L’augurio è che tutti possano incontrare questo misterioso Viandante, l’unico capace di dare un senso alla nostra esistenza, di bruciare il cuore e aprire gli occhi. Perché il Risorto illumina gli occhi del cuore. Buona Pasqua!

Lettera di Papa Francesco ai cattolici di Terra Santa

Mer, 27/03/2024 - 14:18

Cari fratelli e sorelle,
da tempo vi penso e ogni giorno prego per voi. Ma ora, alla vigilia di questa Pasqua, che per voi sa tanto di Passione e ancora poco di Risurrezione, sento il bisogno di scrivervi per dirvi che vi porto nel cuore. Sono vicino a tutti voi, nei vostri vari riti, cari fedeli cattolici sparsi su tutto il territorio della Terra Santa: in particolare a quanti, in questi frangenti, stanno patendo più dolorosamente il dramma assurdo della guerra, ai bambini cui viene negato il futuro, a quanti sono nel pianto e nel dolore, a quanti provano angoscia e smarrimento.
La Pasqua, cuore della nostra fede, è ancora più significativa per voi che la celebrate nei Luoghi in cui il Signore è vissuto, morto e risorto: non solo la storia, ma neanche la geografia della salvezza esisterebbe senza la Terra che voi abitate da secoli, dove volete restare e dov’è bene che possiate restare. Grazie per la vostra testimonianza di fede, grazie per la carità che c’è tra di voi, grazie perché sapete sperare contro ogni speranza.
Desidero che ciascuno di voi senta il mio affetto di padre, che conosce le vostre sofferenze e le vostre fatiche, in particolare quelle di questi ultimi mesi. Insieme al mio affetto, possiate percepire quello di tutti i cattolici del mondo! Il Signore Gesù, nostra Vita, come Buon Samaritano versi sulle ferite del vostro corpo e della vostra anima l’olio della consolazione e il vino della speranza.
Pensandovi, torna alla memoria il pellegrinaggio che ho compiuto in mezzo a voi dieci anni fa; e faccio mie le parole che San Paolo VI, primo Successore di Pietro pellegrino in Terra Santa, rivolse a tutti i credenti cinquant’anni fa: «Il protrarsi dello stato di tensione nel Medio Oriente, senza che siano compiuti passi conclusivi verso la pace, costituisce un grave e costante pericolo, che minaccia non solo la tranquillità e la sicurezza di quelle popolazioni – e la pace del mondo intero – ma anche certi valori sommamente cari, per diversi motivi, a tanta parte dell’umanità» (Esort. Ap. Nobis in Animo).
Cari fratelli e sorelle, la comunità cristiana di Terra Santa non è stata soltanto, lungo i secoli, custode dei Luoghi della salvezza, ma ha costantemente testimoniato, attraverso le proprie sofferenze, il mistero della Passione del Signore. E, con la sua capacità di rialzarsi e andare avanti, ha annunciato e continua ad annunciare che il Crocifisso è Risorto, che con i segni della Passione è apparso ai discepoli e salito al cielo, portando al Padre la nostra umanità tormentata ma redenta. In questi tempi oscuri, in cui sembra che le tenebre del Venerdì santo ricoprano la vostra Terra e troppe parti del mondo sfigurate dall’inutile follia della guerra, che è sempre e per tutti una sanguinosa sconfitta, voi siete fiaccole accese nella notte; siete semi di bene in una terra lacerata da conflitti.
Per voi e con voi prego: “Signore, tu che sei la nostra pace (cfr Ef 2,14-22), tu che hai proclamato beati gli operatori di pace (cfr Mt 5,9), libera il cuore dell’uomo dall’odio, dalla violenza e dalla vendetta. Noi guardiamo te e seguiamo te, che perdoni, che sei mite e umile di cuore (cfr Mt 11,29). Fa’ che nessuno ci rubi dal cuore la speranza di rialzarci e di risorgere con te, fa’ che non ci stanchiamo di affermare la dignità di ogni uomo, senza distinzione di religione, di etnia o di nazionalità, a partire dai più fragili: dalle donne, dagli anziani, dai piccoli e dai poveri”.
Fratelli, sorelle, voglio dirvi: non siete soli e non vi lasceremo soli, ma rimarremo solidali con voi attraverso la preghiera e la carità operosa, sperando di poter tornare presto da voi come pellegrini, per guardarvi negli occhi e abbracciarvi, per spezzare il pane della fraternità e contemplare quei virgulti di speranza cresciuti dai vostri semi, sparsi nel dolore e coltivati con pazienza.
So che i vostri Pastori, i religiosi e le religiose vi sono vicini: li ringrazio di cuore per quanto hanno fatto e continuano a fare. Cresca e risplenda, nel crogiolo della sofferenza, l’oro dell’unità, anche con i fratelli e le sorelle delle altre Confessioni cristiane, ai quali pure desidero manifestare la mia spirituale vicinanza ed esprimere il mio incoraggiamento. Tutti porto nella preghiera.
Vi benedico e invoco su di voi la protezione della Beata Vergine Maria, figlia della vostra Terra. Rinnovo l’invito a tutti i cristiani del mondo a farvi sentire il loro sostegno concreto e a pregare senza stancarsi, perché l’intera popolazione della vostra cara Terra sia finalmente nella pace.

Fraternamente,
Francesco

 

Roma, San Giovanni in Laterano, Settimana Santa 2024

Venerdì 29 marzo la Colletta per la Terra Santa

Mer, 27/03/2024 - 11:56

In Terra Santa c’è chi “piange e chi muore per la follia della guerra”, chi “ha perso i suoi bambini o li vede orribilmente mutilati”. “Aiutateci ad aiutarli”, è l’appello che il Card. Claudio Gugerotti, Prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali, rivolge in occasione della Colletta per la Terra Santa che tradizionalmente si raccoglie il Venerdì Santo (29 marzo). Non si tratta, spiega, “di una pia tradizione per pochi”. “I cristiani di Iraq, Siria, Libano e di tante altre terre si rivolgono a noi e ci chiedono: ‘Aiutateci a diffondere ancora in Oriente il buon profumo di Cristo’ (2 Cor 2,15)”, afferma il Card. Gugerotti ricordando che “oltre alla custodia dei Luoghi Santi che hanno visto Gesù, ci sono, ancora viventi e operanti pur fra mille tragedie e difficoltà spesso causate dall’egoismo dei grandi della terra, i cristiani della Terra Santa”. “Molti nella storia – aggiunge – sono morti martiri per non veder recise le radici della loro antichissima cristianità. Le loro Chiese sono parte integrante della storia e della cultura d’Oriente. Ma oggi molti di loro non ce la fanno più e abbandonano i luoghi dove i loro padri e le loro madri hanno pregato e testimoniato il Vangelo. Lasciano tutto e fuggono perché non vedono speranza. E lupi rapaci si dividono le loro spoglie”.
La Colletta diventa così un’opportunità concreta per “sostenere le Chiese locali a trovare nuove vie, occasioni di abitazione, di lavoro, di formazione scolastica e professionale, perché rimangano e non si perdano nel mondo sconosciuto di un Occidente, così diverso dal loro sentire e dal loro modo di testimoniare la fede”. “Se partiranno, se a Gerusalemme e in Palestina lasceranno i loro piccoli commerci destinati ai pellegrini che non vi si recano più, l’Oriente – rileva il Prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali – perderà parte della sua anima, forse per sempre”. “Fate – è l’appello accorato – che sentano il cuore solidale della Chiesa!”. Anche i Vescovi italiani rilanciano l’invito a partecipare alla Colletta.
“Nei mesi scorsi l’inferno si è aperto sulla terra e popoli fratelli hanno imbracciato le armi per combattersi reciprocamente senza tregua”, gli fa eco fra Francesco Patton, Custode di Terra Santa evidenziando che in questa situazione “sentiamo però ancor più necessarie la vicinanza e la solidarietà dei cristiani di tutto il mondo”. “Anzitutto – dice – attraverso la preghiera, perché siamo convinti che solo l’azione della grazia di Dio può cambiare i cuori e volgerli al dialogo, alla riconciliazione e alla pace. Poi anche una solidarietà e vicinanza attraverso il pellegrinaggio. Infine, una vicinanza e una solidarietà anche attraverso la condivisione di risorse economiche”.

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Nata dalla volontà dei Pontefici di mantenere forte il legame tra tutti i cristiani del mondo e i Luoghi Santi, la Colletta è la fonte principale per il sostentamento della vita che si svolge intorno ai Luoghi Santi e lo strumento che la Chiesa si è data per mettersi a fianco delle comunità ecclesiali del Medio Oriente. Grazie alle offerte, informa una nota del Dicastero per le Chiese Orientali, la Custodia Francescana “può sostenere e portare avanti l’importante missione a cui è chiamata: custodire i Luoghi Santi, le pietre della memoria, e favorire la presenza cristiana, le pietre vive di Terra Santa, attraverso tante attività di solidarietà, come ad esempio il mantenimento delle strutture pastorali, educative, assistenziali, sanitarie e sociali”. I territori che beneficiano sotto diverse forme di un sostegno proveniente dalla Colletta sono Gerusalemme, Palestina, Israele, Giordania, Cipro, Siria, Libano, Egitto, Etiopia, Eritrea, Turchia, Iran e Iraq. La Custodia di Terra Santa riceve il 65% della Colletta, mentre il restante 35% va al Dicastero per le Chiese Orientali, che lo utilizza per la formazione dei candidati al sacerdozio, il sostentamento del clero, l’attività scolastica, la formazione culturale e i sussidi alle diverse circoscrizioni ecclesiastiche in Medio Oriente.
Nel 2023 sono stati raccolti 6.571.893,96 euro. “Lo scoppio della Guerra in Gaza, dopo gli avvenimenti del 7 ottobre scorso – si legge nel comunicato  – ha paralizzato la Terra Santa. La mancanza di pellegrini e turisti ha messo in difficoltà migliaia di famiglie. Il Dicastero sta seguendo lo sviluppo della situazione, dimostrando la propria vicinanza attraverso la Delegazione Apostolica a Gerusalemme, il Patriarcato Latino e la Custodia di Terra Santa”. Per questo, “il Santo Padre ha l’intenzione di realizzare un progetto con finalità umanitarie in Gaza o Cisgiordania che possa aiutare la popolazione a riprendere una vita più dignitosa e che possa creare opportunità di lavoro, a guerra finita. Questo progetto potrebbe essere realizzato con le offerte dei fedeli di tutto il mondo che partecipano alla Colletta per la Terra Santa”.

 

Progetto Policoro: online il nuovo sito

Mer, 27/03/2024 - 10:36

È online il nuovo sito del Progetto Policoro: www.progettopolicoro.it. Insieme alla veste grafica, sono stati rivisti anche i contenuti, aggiornandoli secondo le rinnovate esigenze del Progetto. Il portale si articola intorno alle tre parole che ne definiscono l’identità – giovani, Vangelo e lavoro – e alle quali corrisponde un impegno specifico che, da quasi trent’anni, il Progetto porta avanti rappresentando, come ha ricordato il Card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI, “uno degli avamposti più interessanti e partecipati del nostro Paese”.
Realizzato dal Servizio Informatico della CEI e IDS&Unitelm secondo le indicazioni emerse dal gruppo di lavoro formato dal Coordinamento nazionale, dall’Equipe nazionale di Formazione, da Inecoop e dalla Commissione comunicazione del Progetto Policoro, il portale presenta la complessità del Progetto che, fin dalle sue origini, costituisce un laboratorio di sinodalità, di formazione e di annuncio offerto ai giovani e alle comunità cristiane del nostro Paese. “Il nuovo sito – spiega il Coordinatore nazionale, don Ivan Licinio- cerca di raccontare una lunga storia che continua grazie all’impegno, alla passione e alla competenza di quanti hanno a cuore i giovani e credono fermamente che non siano il futuro ma il nostro presente sul quale ci giochiamo la tenuta sociale del nostro Paese e soprattutto la nostra credibilità di credenti quando riusciamo a realizzare la parola dell’apostolo Pietro negli Atti: ‘Quello che ho te lo do nel nome di Gesù, alzati e cammina!’”.
Attualmente sono 114 le Diocesi aderenti al Progetto e 166 sono i giovani coinvolti nell’animazione delle loro comunità locali per avviare processi di formazione e sensibilizzazione su una nuova cultura del lavoro, basata sui principi del Vangelo e della Dottrina sociale della Chiesa.
Il Progetto offre un percorso triennale di alta formazione pensato per fornire agli Animatori di Comunità gli strumenti per incontrare e accompagnare i giovani e i territori in un percorso che giunga a valorizzare la persona nella sua interezza e dignità, riscoprendone la vocazione al lavoro e aprendosi alla vita con le sue capacità professionali e imprenditoriali. Il Progetto Policoro porta il Vangelo tra le periferie della condizione lavorativa giovanile e rappresenta, così, un frutto di speranza alimentato dall’impegno pastorale della Chiesa in Italia, in particolare degli Uffici nazionali per i problemi sociali e il lavoro e per la pastorale giovanile e di Caritas Italiana.

Carceri: un Sussidio pastorale per pregare insieme

Lun, 25/03/2024 - 12:52

Si intitola “Misericordia io voglio e non sacrifici” il Sussidio pastorale preparato dall’Ufficio Liturgico Nazionale e dall’Ispettorato dei Cappellani delle Carceri per promuovere e sensibilizzare l’attenzione verso il mondo delle carceri. Si tratta di uno strumento agile – contenente le parole dei Pontefici sul tema e alcune proposte per l’animazione liturgica – che ogni comunità potrà utilizzare per declinare tale sensibilità secondo le modalità che riterrà più opportune.
“Questo Sussidio vuole essere un segno di attenzione delle Chiese in Italia per quanti sono stati privati della loro libertà personale e di incoraggiamento per coloro che operano nelle carceri. È un modo per ‘visitare’, per oltrepassare le porte chiuse e le sbarre, per farci prossimi”, spiega nella presentazione Mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e Segretario Generale della CEI. Ecco allora che, aggiunge, queste pagine diventano “una mano tesa, un abbraccio, una parola di conforto, un’azione concreta affinché questi fratelli non siano solo destinatari di una buona azione ma protagonisti del proprio riscatto e del proprio futuro”.

CHIUSURA PASQUALE: da giovedì 28 marzo a lunedì 1 aprile 2024. Modalità e orari di accesso

Lun, 25/03/2024 - 08:20

Gli Uffici e Servizi della Segreteria Generale saranno chiusi da giovedì 28 marzo a lunedì 1 aprile 2024.
Per la consegna della corrispondenza e di altri materiali la portineria della sede di Circonvallazione Aurelia n. 50 osserva il seguente orario: giovedì 28 e venerdì 29 marzo, ore 8,00-13,00.

Haiti: in un Dossier l’impegno della Chiesa italiana

Ven, 22/03/2024 - 11:15

Una vicinanza che si è articolata negli anni, nella convinzione che, se la sofferenza non ha confini, anche la solidarietà non deve avere confini. La Chiesa in Italia continua a stare accanto alla popolazione di Haiti, come racconta il Dossier curato dal Servizio per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli, in collaborazione con l’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali. Dal 2010, anno in cui il Paese è stato colpito da un violentissimo terremoto, sono stati destinati circa 40 milioni di euro – tra fondi dell’8xmille e offerte raccolte con la Colletta straordinaria promossa dalla CEI nel 2010 – per interventi emergenziali, progetti di sviluppo socio-economico in vari ambiti, accompagnamento alle Diocesi locali. Il Dossier, attraverso dati e testimonianze, ripercorre il cammino compiuto ed evidenzia le criticità tuttora esistenti nel Paese che, con circa 10 milioni di abitanti, è il più povero dell’America Latina e Caraibi, il meno sviluppato di tutto l’emisfero settentrionale, con un tasso di povertà pari all’80%. Attualmente alla prese con una spaventosa crisi umanitaria che si innesta su un’emergenza permanente, Haiti rischia di scivolare verso una guerra civile.
“Il tipo di assistenza urgente di cui abbiamo bisogno – spiega il Card. Chibly Langlois, Vescovo di Les Cayes, in un’intervista contenuta nel Dossier – è di ricevere il supporto e i mezzi adeguati per ripristinare la sicurezza, assicurare stabilità, proteggere vite umane e proprietà. Il Paese ha bisogno di ristabilire l’autorità statale attraverso il rafforzamento delle istituzioni democratiche. Occorrerà anche contribuire a creare occupazione e lavoro, affinché gli haitiani possano vivere con dignità grazie ai frutti del loro lavoro. Bisogna considerare che Haiti non si è ancora ripresa dai terremoti del 2010 nell’ovest e del 2021 nel sud del Paese. Adesso arrivano i disastri delle bande armate. Dobbiamo rialzarci e prendere in mano la situazione”. Tra le varie emergenze, una è proprio quella delle gang armate, in cui spesso vengono coinvolti i giovani.
“La Chiesa – viene sottolineato nel Dossier – sta dalla parte del Vangelo e ha il compito di farsi compagna di strada, ponendosi accanto all’ umanità ferita, accompagnando e coniugando processi di cura, animazione, promozione e riconciliazione, valorizzando i percorsi già in essere e aprendone di nuovi che la ‘fantasia della carità’ saprà ispirare e mettere a frutto”.

Sessione primaverile del Consiglio Permanente: comunicato finale

Mer, 20/03/2024 - 17:08

La pace – da invocare, da costruire, da promuovere – è stata il leitmotiv della sessione primaverile del Consiglio Episcopale Permanente che si è svolta a Roma, dal 18 al 20 marzo, sotto la guida del Cardinale Presidente Matteo Zuppi. In apertura dei lavori, i Vescovi hanno ribadito la loro vicinanza e solidarietà a Papa Francesco, sottolineando la necessità di un impegno per la pace a 360°, fatto di preghiera, formazione e gesti concreti. Di fronte ad una cultura che sembra essere assuefatta alla guerra, a un aumento incontrollato delle armi e a un sistema economico che beneficia della corsa agli armamenti, occorre riprendere il dialogo tra Chiesa e mondo attraverso cammini educativi che offrano alternative alle logiche ora dominanti. In quest’ottica, l’esperienza dell’obiezione di coscienza e il patrimonio di azioni sperimentate nel passato possono costituire una base da cui ripartire per tornare a educare alla pace e dare prospettive di futuro, specialmente ai giovani.
Secondo i Vescovi, è urgente lavorare a più livelli per essere costruttori di fraternità, favorendo il dialogo – con una particolare cura di quello ecumenico e interreligioso – con la società e con le Istituzioni, mantenendo alta l’attenzione su scelte legislative non in linea con il Magistero e con i principi sanciti dall’articolo 11 della Costituzione, richiamato dal Card. Zuppi e ancora oggi fondamentale: «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali».
In questo orizzonte, durante la prossima Assemblea Generale i Vescovi vivranno un momento di preghiera, digiuno e solidarietà per invocare la pace e il conforto per quanti soffrono a causa dei conflitti in corso. Fin d’ora alle Diocesi è stato chiesto di accompagnare questa nuova iniziativa di unione e vicinanza. È stato inoltre rilanciato l’invito a partecipare alla “Colletta per la Terra Santa” che si raccoglie il Venerdì Santo.

Nel cuore delle comunità cristiane
L’impegno per la pace – è stato sottolineato – deve prendere avvio all’interno delle comunità cristiane, cercando di ricostruirne il tessuto ecclesiale laddove appare ferito. Il Cammino sinodale sta infatti mostrando l’importanza di fare sintesi tra le diverse sensibilità: anche se non tutti si sentono coinvolti, ormai tutti percepiscono l’importanza di questo tempo ecclesiale, voluto da Papa Francesco per la Chiesa universale e dunque anche per le Chiese in Italia. I collegamenti online delle ultime settimane con i referenti diocesani delle singole Regioni ecclesiastiche hanno evidenziato un grande coinvolgimento in alcune Diocesi, qualche stanchezza oltre che una creatività che continua a essere intensa. Circa la metà delle Diocesi sta riflettendo, in questa fase sapienziale, sulla formazione – in particolare sull’iniziazione cristiana – e sulla corresponsabilità; altre si concentrano sulla comunicazione e sulle strutture; tutte hanno recepito l’orizzonte missionario come stile nel quale affrontare ogni riforma ecclesiale.
Il Consiglio Permanente si è poi confrontato sull’articolazione tra il Cammino sinodale e il Sinodo dei Vescovi, in base alle ultime comunicazioni della Segreteria Generale, ha confermato il cronoprogramma e ha approvato il regolamento delle Assemblee sinodali che si terranno a Roma: la prima, dal 15 al 17 novembre 2024, e la seconda dal 31 marzo al 4 aprile 2025. Mentre infatti si va concludendo la fase sapienziale, ovvero di discernimento su quanto emerso nel biennio dedicato all’ascolto, si inizia a delineare quanto avverrà nella fase profetica.

Ripensare l’iniziazione cristiana
In linea con le istanze del Cammino sinodale, i Vescovi hanno approfondito la questione dell’iniziazione cristiana, con un focus sulla figura dei padrini e delle madrine. Nella società attuale, se il riferimento ai Sacramenti appare ancora molto diffuso, talvolta risulta svuotato di significato, un fatto convenzionale riconosciuto come elemento della tradizione, ma che non consente più di dare per scontata la fede. Secondo i Vescovi, è dunque urgente un ripensamento dei cammini tradizionali che permetta di intrecciare sempre di più la consegna delle forme pratiche della fede con la trasmissione delle esperienze elementari della vita. In tale orizzonte, sarà possibile anche riscoprire e valorizzare il ruolo di padrini e madrine, passando dalla concezione di “sponsor” per un giorno a testimoni autentici nella crescita globale delle persone che ricevono il Sacramento. La loro figura, che deve accompagnare le diverse età, dovrà anche contribuire all’azione generativa ed educativa dei genitori, in sinergia con la comunità ecclesiale.
I Vescovi hanno rilevato la necessità di approfondire ulteriormente il tema per costruire una grammatica comune così da evitare l’attuale diversificazione della prassi pastorale delle Chiese locali, che in alcuni casi hanno sospeso la figura dei padrini e delle madrine a causa di un fraintendimento socioculturale.

Le provocazioni del mondo giovanile
Insieme ai percorsi di iniziazione cristiana, andrebbe ripensato anche il rapporto con le nuove generazioni, a torto considerate “lontane” da Dio, ma ugualmente portatrici di un bisogno di relazione religiosa e di spiritualità, assai esigente, che carica di responsabilità l’intera comunità ecclesiale. Dei giovani, delle loro attese, della loro visione di Chiesa, i Vescovi hanno discusso a partire dagli spunti offerti dalla Dottoressa Paola Bignardi che ha presentato i risultati dell’Indagine in merito a giovani e fede oggi, curata dall’Istituto Toniolo.
Nel contesto attuale – è stato evidenziato – è in atto una trasformazione molto rilevante nella modalità del credere. I giovani esprimono, anche con la loro protesta silenziosa nei confronti della comunità cristiana, il desiderio di un modo nuovo di comprendere l’umano e una domanda di interpretazione della fede dentro questa condizione umana. È in gioco lo stile con cui la Chiesa intende la vita cristiana e la propone. Accogliere queste provocazioni – ha osservato Bignardi – significa per la Chiesa ripensare non solo l’impianto formativo (sebbene questo sia necessario), ma la propria autorappresentazione in rapporto al Vangelo.

Sfide e preoccupazioni del tempo presente
Con lo sguardo fisso sull’attualità, i Vescovi si sono poi confrontati su alcune sfide che chiedono lungimiranza e coraggio. Nella certezza che, come ha ricordato il Cardinale Presidente, «il Paese non crescerà, se non insieme», hanno rinnovato l’appello per uno sviluppo unitario, che metta in circolo in modo virtuoso la solidarietà e la sussidiarietà, promuovendo la crescita e non alimentando le disuguaglianze. Da parte sua la Chiesa in Italia, fedele al Vangelo e nel solco del percorso compiuto finora, continuerà a contribuire all’unità, accompagnando le comunità e non lasciandosi spaventare dalle contingenze del tempo presente. In questo senso, il Cammino sinodale si presenta come una grande occasione anche per ravvivare l’entusiasmo nella Chiesa e la fiducia in essa.
È da leggere in questa prospettiva il mandato affidato alla Caritas Italiana di studiare un progetto di microcredito sociale da realizzare in occasione del Giubileo. L’iniziativa dovrebbe prevedere l’istituzione di un fondo che permetterà di sostenere quanti hanno difficoltà ad accedere al credito ordinario. Il progetto – che ha come elemento innovativo l’accompagnamento della persona – non dovrebbe esaurirsi tuttavia nell’intervento economico a favore dei singoli, ma coinvolgere e impegnare le Chiese locali nella loro pluralità di soggetti, con l’ulteriore obiettivo di far crescere la rete delle Caritas locali e delle Fondazioni antiusura diocesane.
L’attenzione alla persona è emersa poi nel dibattito sulle preoccupazioni segnalate nell’Introduzione ai lavori. In modo particolare, i Vescovi hanno concordato con il Presidente sulla necessità di incrementare le cure palliative, regolamentate da un’ottima legge che però non trova ancora la sua piena attuazione, tanto che vi accede meno della metà degli ammalati. Nonostante esse assicurino dignità, supportino il paziente e i familiari nella malattia, la loro applicazione resta in larga parte disattesa. Dinanzi ad una certa deriva eutanasica e alla fuga in avanti di alcune Regioni desiderose di colmare un vuoto legislativo in tema di fine vita, è fondamentale ribadire – è stato detto – che la vita è sacra, sempre e in qualunque condizione, e che su di essa non si può giocare a ribasso.

Comunicazioni
Settimana Sociale. È stata condivisa la bozza del programma della 50ª Settimana Sociale dei Cattolici in Italia, che si svolgerà a Trieste dal 3 al 7 luglio 2024 sul tema: “Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro”. Mentre è già in atto un processo di partecipazione che vede coinvolte le Chiese in Italia e le realtà ecclesiali che danno il loro apporto all’edificazione del “noi comunitario”, sono in fase di definizione i dettagli dell’organizzazione. Come annunciato a gennaio dal Segretario Generale della CEI, Mons. Giuseppe Baturi, è previsto l’intervento di Papa Francesco domenica 7 luglio, a conclusione dell’evento. I partecipanti non saranno più solo delegati diocesani, né solo rappresentanti di associazioni e movimenti, ma cattolici attivi nella vita sociale del Paese. L’obiettivo è quello di riflettere sul tema della democrazia per recuperarne il senso e rileggerla alla luce della Dottrina sociale della Chiesa, approfondendo i fondamenti antropologici, le trasformazioni che la partecipazione sta vivendo, le idee e le procedure che possono rigenerarla, a partire da una presenza nella società civile più efficace. Per questo, ampio spazio sarà riservato ai tavoli di discernimento e di confronto, con una metodologia grazie alla quale possano emergere delle proposte condivise.
Consiglio dei giovani del Mediterraneo. È stato presentato un aggiornamento circa le attività del Consiglio dei giovani del Mediterraneo, un’opera-segno nata a seguito dell’Incontro di Vescovi e Sindaci del Mediterraneo (Firenze, 23-27 febbraio 2022). Fortemente voluto e sostenuto dalla CEI, il progetto mira a curare la dimensione spirituale, a rafforzare l’azione pastorale davanti alle sfide odierne e a costruire relazioni fraterne. Nell’ambito del lavoro del Consiglio, il 3 e il 4 aprile è previsto, a Bruxelles, l’incontro del Direttivo, accompagnato da Mons. Baturi, con Mons. Mariano Crociata, Presidente della Commissione degli episcopati dell’Unione europea, e con la Dottoressa Roberta Metsola, Presidente del Parlamento Europeo. Il 16 aprile, a Fiesole, poi, sarà inaugurata la sede del Consiglio. È in fase di costruzione anche il portale web del Consiglio dei Giovani del Mediterraneo, dove saranno resi disponibili contenuti relativi ai percorsi tematici affrontati, un’area per la formazione permanente, informazioni e notizie.

Adempimenti
Il Consiglio Permanente ha approvato il programma dell’Assemblea Generale che si svolgerà a Roma dal 20 al 23 maggio sul tema “Cammino sinodale: verso la fase profetica”, e alcune modifiche al “Regolamento applicativo” delle Disposizioni concernenti la concessione di contributi finanziari della Conferenza Episcopale Italiana per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto. Approvate anche le modifiche allo Statuto dell’associazione Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti (UCID), volute con l’obiettivo di agevolare nuove forme di convocazione e riunione dei soci attraverso l’impiego delle tecnologie, aggiornare e semplificare il funzionamento degli organi statutari.
Nel corso dei lavori sono state presentate le proposte di ripartizione dei fondi dell’8xmille per l’anno in corso, la cui approvazione spetterà all’Assemblea Generale; di modifica della “Delibera n. 62: Disposizioni circa taluni aspetti della gestione degli Istituti diocesani per il sostentamento del clero” e delle disposizioni relative all’art. 4 bis della “Delibera n. 58” (“Testo unico delle disposizioni di attuazione delle norme relative al sostentamento del clero che svolge servizio in favore delle Diocesi) circa la percentuale riguardante la remunerazione dei presbiteri fidei donum.
Il Consiglio ha infine approvato il Calendario delle attività della CEI per l’anno pastorale 2024-2025.

Nomine

Nel corso dei lavori, il Consiglio Episcopale Permanente ha provveduto alle seguenti nomine:
– Membro della Commissione Episcopale per la liturgia: S.E.R. Mons. Andrea ANDREOZZI, Vescovo di Fano – Fossombrone – Cagli – Pergola;
– Membro della Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace: S.E.R. Mons. Alessandro GIRAUDO, Vescovo ausiliare di Torino;
– Vice Consulente ecclesiastico nazionale dell’Unione Cattolica Artisti Italiani (UCAI): Don Gianluca BUSI (Bologna).

 

Card. Zuppi: Don Diana, testimone coraggioso e appassionato

Mar, 19/03/2024 - 10:11

Di seguito la lettera inviata dal Card. Matteo Zuppi, Presidente della CEI, a Mons. Angelo Spinillo, Vescovo di Aversa, in occasione del 30° anniversario della morte di Don Giuseppe Diana.

Caro Monsignore,
desidero esprimere la mia vicinanza alla celebrazione in ricordo di Don Peppino Diana. Era davvero un custode, come San Giuseppe di cui portava il nome e che per spregio proprio nel giorno della sua memoria è stato ucciso. Un uomo di Dio, un testimone semplice e coraggioso, appassionato del suo Signore e per questo senza compromessi con chi offende l’umanità e Dio. La sua testimonianza, chiara e senza nessuna ambiguità, è luce nelle tenebre di una violenza che è solo vigliacca, che arma le mani e i cuori e che cresce sempre nell’indifferenza.
Ricordare Don Peppino ci aiuta a capire che non si può servire Dio e mammona. E di questo ringrazio voi che avete conservato la sua memoria. Don Peppino è una luce di speranza. Il suo sacrificio è il seme caduto a terra per la viltà di un assassino e del sistema di morte che si portava dentro e lo accecava. Il seme continua a dare frutto: l’amore per i poveri, l’attenzione ai fragili, la giustizia nei comportamenti, l’onesta che non accetta opportunismi, rendere il mondo migliore di come lo abbiamo trovato, come ricorda la legge scout che ha amato.
Grazie Mons. Spinillo per la memoria e sentite tu e tutta la tua Chiesa – che ricordo con tanto affetto per la mia visita e che porto nel cuore – la vicinanza della Chiesa italiana, madre fiera di un figlio che ha amato Gesù e il prossimo più delle sue paure e convenienze. E per questo non resta solo e ci fa sentire meno soli, perché niente ci può separare dall’amore di Cristo. Il male uccide il corpo ma non l’amore. Un abbraccio e un impegno di pace.

 

 

 

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