Con l'Azione Cattolica nell'Anno della Fede

Come ormai tutti sanno, la nostra Chiesa sta vivendo un anno speciale: l’Anno della Fede. Il Papa Benedetto XVI ha avvertito l’urgenza e la bellezza di proporre a tutta la Chiesa questo anno particolarmente intenso ed opportuno per un nuovo cammino di Fede. Le ragioni di questa scelta sono esposte nel documento del Papa “La porta della Fede” e sicuramente comprendono il rischio che i cristiani si trovino a vivere una Fede senza entusiasmo e senza passione. Una Fede che in questo caso si potrebbe paragonare a quel sale che perde il suo sapore, o a quella luce che resta nascosta e non riesce ad illuminare nessuno. Siamo in un tempo in cui non si può dire che la nostra Fede è contestata apertamente o rifiutata con serie argomentazioni. Piuttosto, e soprattutto nel nostro mondo da più tempo evangelizzato, appare come non significativa e della quale se ne può fare a meno. Questo aspetto, ci deve far riflettere. A quanto pare non è sufficiente dare tante opportunità, offerta di Sacramenti in quantità ed accontentarsi se almeno nelle grandi occasioni, le Chiese si riempiono. Questo tipo di pratica religiosa fa a meno della vita comunitaria, non migliora la vita, ed è l’anticamera dell’abbandono definitivo. Non assicura la trasmissione della Fede alle nuove generazioni. Un certo modo di intendere la Fede segnala che non siamo in presenza di una Fede adulta che aiuta a vivere una vita bella buona e beata.

Ecco dunque il dono di un ANNO DELLA FEDE come grande opportunità da vivere con la Chiesa. Ma da questa premessa vogliamo chiederci: l’Azione Cattolica Italiana che contributo può e vuole dare al cammino di questo anno pastorale? Probabilmente, chi è in AC da più tempo, avrà notato come le urgenze di questo anno della Fede sono le stesse ragioni che da tanti anni ispirano la presenza dell’AC all’interno della nostra Chiesa. La proposta ai battezzati di tutte le età dell’associarsi in modo stabile e duraturo, per essere nella Chiesa un segno, un luogo ed un lievito, è il primo tratto caratteristico dell’AC e contesta il cosiddetto “fai da te” religioso. L’attenzione alla formazione permanente, attraverso i cammini formativi, che tende a formare cristiani adulti nella Fede, è un secondo tratto da sempre presente nell’esperienza dell’AC. La sicura collocazione ecclesiale nella vita della Chiesa Locale è un altro pilastro fondamentale della nostra Fede.

Guardando ora a quella frase del vangelo di Luca scelta come titolo dell’anno associativo: “darete voi stessi da mangiare” ci suggerisce altre brevi riflessioni. Da queste parole di Gesù traspare tutta la passione che il Signore manifestò per ogni fame degli uomini e nello stesso tempo la fiducia che egli ha voluto avere nelle nostre possibilità e nella nostra assunzione di responsabilità nei confronti del bene da fare. La Fede adulta porta ad atteggiamenti molto responsabili. Da un lato ci fa confidare nella iniziativa di Dio e nella certezza che Lui è sempre con noi. Dall’altro ci chiede di metterci in gioco con tutte le nostre forze non delegando a nessuno quello che possiamo fare noi. Questo atteggiamento porta i credenti a sentirsi membra vive all’interno della Comunità cristiana e cittadini del mondo molto responsabili. Accogliere ogni altro che incontriamo e condividere con lui il cammino della vita è segno di una vera Fede. Significa non solo aver incontrato la Salvezza ma esserne diventati annunciatori. Riscoprire in questo anno quanto la nostra Fede in Gesù sia inclusiva e non esclusiva ed escludente. Facendo memoria del Concilio Vaticano II nel proemio del documento “Gaudium et Spes” si legge: “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano, che non trovi eco nel loro cuore”. È bellissimo anche quanto segue ma già queste parole ci narrano i tratti più significativi del volto della nostra Chiesa. E già questi, su cui tante volte si è riflettuto in AC, ci bastano per dire che la Fede che anima questo volto di Chiesa di sicuro appare interessante ad ogni uomo anche perché molto in linea con l’opera del nostro fratello universale e Signore, Gesù Cristo. Da queste ultime riflessioni mi pare di poter dire che un ritorno al Concilio Vaticano II sia per l’AC e per la Chiesa tutta un bellissimo modo di vivere l’anno della Fede.

Don Luca Galigani
assistente unitario dell'AC diocesana