La Presidenza Nazionale AC sulle elezioni amministrative

Nota della Presidenza Nazionale

 In vista delle elezioni amministrative del 28-29 marzo, l’Azione cattolica italiana desidera rivolgere ai cittadini e ai candidati una parola di speranza e di fiducia, che motivi ciascuno all’impegno concreto per la realizzazione del bene comune. Un appello che parte da Reggio Calabria, città che ospiterà, il prossimo 14-17 ottobre, la 46 Settimana sociale dei cattolici italiani, e in cui l’Ac è riunita in questi giorni per i lavori del Consiglio nazionale.
 
Dall’Ac e dai territori una parola di speranza e di fiducia
Una parola di speranza e di fiducia che non è un’illusione. Negli ultimi mesi l’Azione cattolica ha promosso nelle regioni ecclesiastiche incontri pubblici in cui sono stati affrontati molti dei temi che stanno a cuore alle persone e alle comunità: lavoro, legalità, divario Nord-Sud, sviluppo economico e ricostruzione morale, sostegno alla vita e alla famiglia, immigrazione. Proprio questi incontri, realizzati in preparazione alla prossima Settimana sociale, hanno mostrato il volto di un Paese che non cede alla rassegnazione, che cerca strade nuove per la convivenza civile, che propone alla politica di ritrovarsi intorno al bene essenziale e indissolubile della persona. L’itinerario lungo lo Stivale proseguirà nelle prossime settimane, e si concluderà l’11 aprile, a Torino, in occasione dell’ostensione della Santa Sindone.
 
La “questione morale” diventi prioritaria
Le ricchezze e le risorse incontrate lungo tutta la Penisola invitano davvero alla speranza e alla fiducia. Eppure, pronunciare una parola nuova e positiva non vuol dire di certo stendere un velo sui tanti problemi che affliggono il Paese. In particolare, non possiamo non rimarcare come la speranza e la fiducia degli italiani siano fortemente minate dalle recenti inchieste giudiziarie riguardanti episodi di corruzione e collusione che coinvolgerebbero imprenditori, politici, rappresentanti delle istituzioni, malavita organizzata. Nonostante tali fatti siano da verificare in sede giudiziaria, è incontestabile che le cronache e i particolari emersi hanno come risultato immediato un forte allontanamento dei cittadini dalla vita pubblica, un enorme senso di rassegnazione di fronte a fenomeni di malcostume che, per mole e frequenza, sembrano intaccare a fondo la prassi ordinaria dell’agire amministrativo, come di recente ricordato dalla Corte dei conti. L’Azione cattolica chiede, ancora una volta, che la questione della moralità della classe dirigente, e della legalità nella sfera pubblica, siano finalmente affrontati con rigore, senza retorica e senza strumentalizzazioni da tutti i partiti e da tutte le parti sociali. I fatti corruttivi e l’illegalità non possono essere derubricati – come pure talvolta si tenta di fare – a episodi isolati, furberie di poco conto da accettare quasi come “male necessario”. Essi vanno considerati per quello che sono: il più grave attentato al rapporto fiduciario tra cittadini e istituzioni, strutture di peccato che mortificano la democrazia, la concorrenza, la meritocrazia, che provincializzano sino all’inverosimile la stessa politica. La speranza e la fiducia non sono gli atteggiamenti di chi chiude gli occhi di fronte a tali realtà, ma di chi riesce a leggervi il richiamo forte per un rinnovamento delle coscienze.
  
Un confronto sulle questioni reali
Altresì, sembrano sfidare la fiducia e la speranza anche i modi, o meglio i metodi, con cui si è giunti alle candidature in molte regioni. In diversi casi i cittadini hanno potuto conoscere i candidati presidenti e consiglieri con grave ritardo per un ampio e reale confronto. Le prove di accordo tra i partiti hanno riempito le pagine dei giornali per settimane e settimane, mentre latitava il dibattito sulle gravi emergenze del Paese. E il “pasticcio” sulla presentazione delle liste, con ciò che ne è seguito, ha lasciato i più letteralmente senza parole, rappresentando non solo un atto di sufficienza rispetto alle norme elettorali, ma anche l’amaro epilogo di un lungo periodo caratterizzato da estenuanti trattative interne ai partiti e alle coalizioni. Un paradosso, visto il sempre più importante ruolo che le regioni e gli enti locali vanno assumendo nell’assetto istituzionale. L’Azione cattolica si augura che il grave gap di confronto e dibattito sia recuperato nei giorni che ci separano dal voto, ma non può che sottolineare l’enorme difficoltà del Paese a rinnovare la propria classe dirigente e a realizzare un sistema maturo di rappresentanza politica, che non sia una gabbia per la libertà d’espressione e di coscienza. L’associazione auspica, inoltre, che al centro del dibattito tornino i maggiori motivi di sofferenza degli italiani, in particolare e in via prioritaria la crisi occupazionale che sta mettendo in ginocchio numerose famiglie e deludendo profondamente le aspettative dei giovani. La speranza e la fiducia, però, anche in questo caso non vengono soffocati dalle analisi amare, al contrario da esse escono rafforzate: sono tanti i laici credenti, anche di Azione cattolica, che in questo difficile clima politico hanno maturato la scelta dell’impegno personale. A loro l’associazione rivolge un ringraziamento, un augurio sincero e vuole offrirsi come luogo di formazione e di confronto leale ispirato dalla Dottrina sociale della Chiesa.
 
L’unità del Paese, bene prezioso
Appena poche settimane fa, i vescovi italiani hanno consegnato al Paese il documento Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno, redatto a 20 anni dalla pubblicazione di Sviluppo nella solidarietà. Chiesa italiana e Mezzogiorno. Il documento è parso per molti versi provvidenziale, in particolar modo per aver rimarcato, ancora una volta, l’assoluta interdipendenza sociale, culturale, morale ed economica tra Nord, Centro, Sud e Isole. “Affrontare la questione meridionale - scrivono i vescovi - diventa un modo per dire una parola incisiva sull’Italia di oggi e sul cammino delle nostre Chiese”. Nel documento, ci si sofferma anche sul federalismo, considerato “un punto nevralgico” per la trasformazione del Paese. Si tratta, ovviamente, di un punto essenziale anche in vista delle elezioni regionali. I vescovi ricordano che “costituirebbe una sconfitta per tutti” un federalismo che “accentuasse la distanza tra le diverse parti d’Italia”. Di contro, un federalismo “solidale, realistico e unitario, rafforzerebbe l’unità del Paese”. In questo tema l’Azione cattolica ravvede il filo rosso che unisce le varie competizioni elettorali che si svolgeranno di qui a poco nelle singole regioni. Un tema che ha un senso ulteriore alla luce delle celebrazioni per i 150 anni dell’unità d’Italia (2011), ricorrenza che non può e non deve essere sottovalutata, che può costituire un momento significativo per recuperare e approfondire il senso dei legami che uniscono la nazione.
 
L’impegno per la formazione di una nuova classe dirigente
La speranza e la fiducia, in questo tempo, hanno bisogno non solo di grandi e buone idee, ma anche e soprattutto dei cuori, delle braccia e delle menti di persone concrete che scelgono di spendersi per il bene comune. Appare necessario adoperarsi - e anche l’Ac ne sente l’urgenza - per la formazione di una classe dirigente motivata a competente, come più volte auspicato da Papa Benedetto XVI e dal presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco. Appare necessario recuperare un reale protagonismo delle comunità locali e dei singoli cittadini, in grado di stimolare la politica ad un radicale cambio di passo e di stile. Il voto, mai come in questo momento, non può essere un mero e formale strumento di delega, ma il primo mezzo per tornare ad una partecipazione consapevole, che attivi e sostenga le idee e le motivazioni profonde, che rinneghi logiche clientelari e giochi d’interesse.
 
Un “patto educativo” per il bene del Paese
In uno spirito propositivo e leale, l’Azione cattolica, in vista dell’imminente voto, propone ai rappresentanti politici e a tutta la società civile di impegnarsi per un vero e proprio “patto educativo”, che, coinvolgendo le tante forze sane del Paese, guardi al presente e al futuro delle giovani generazioni, sia attento al valore della persona, delle istituzioni e della democrazia, ponga i vincoli solidali e l’attenzione agli ultimi al di sopra di ogni altro interesse. Anche la Chiesa italiana ha posto come attenzione pastorale del prossimo decennio proprio la “sfida educativa”, consapevole che la cura educativa rappresenta il pilastro di ogni società. Al compito educativo siamo richiamati tutti, attraverso una testimonianza esemplare, in cui ci sia coerenza tra parole e fatti. Anche le istituzioni svolgono in tal senso un ruolo essenziale: per questo motivo chi le presiede è chiamato a dare un esempio luminoso. È proprio in un nuovo e serio “patto educativo” per il bene delle persone che l’Azione cattolica ravvede il più concreto gesto di speranza e di fiducia da offrire agli uomini e alle donne di questo tempo.
 
Roma, 13 marzo 2010