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Aggiornato: 8 min 46 sec fa

Inaugurazione dell'Anno Giudiziario del Tribunale della Rota Romana (25 gennaio 2024)

Gio, 25/01/2024 - 09:30

Cari Prelati Uditori!

Sono lieto di ricevervi, come ogni anno, insieme a coloro che lavorano nell’ambito di questo Tribunale Apostolico. Ringrazio il Decano e tutti voi per il prezioso servizio che rendete al ministero petrino in ordine all’amministrazione della giustizia nella Chiesa.

Vorrei oggi riflettere con voi su un aspetto capitale di questo servizio, un aspetto sul quale sono tornato spesso, anche con un ciclo di catechesi, cioè il tema del discernimento. Intendo mettere a fuoco quel discernimento specifico che tocca a voi realizzare nell’ambito dei processi matrimoniali, concernente l’esistenza o meno dei motivi per dichiarare la nullità di un matrimonio. Penso al vostro giudizio collegiale in Rota, a quello compiuto dai tribunali collegiali locali oppure, dove questo non fosse possibile, dal giudice unico coadiuvato magari da due assessori, nonché alla pronuncia emanata dallo stesso Vescovo diocesano, specialmente nei processi più brevi, consultandosi con l’istruttore e l’assessore.

È un tema sempre attuale, che ha interessato anche l’ambito dell’attuata riforma dei processi di nullità matrimoniale nonché la pastorale familiare, ispirata alla misericordia verso i fedeli che si trovano in situazioni problematiche. D’altra parte, l’abolizione del requisito di una doppia sentenza conforme nelle cause di nullità, l’introduzione del processo più breve davanti al Vescovo diocesano, nonché lo sforzo per snellire e rendere più accessibile l’operato dei tribunali, non devono essere fraintesi e mai deve venir meno l’esigenza di servire i fedeli con un ministero che li aiuti a cogliere la verità sul loro matrimonio. È un servizio, è un servizio che noi diamo. Come ho affermato nel proemio del Motu proprio Mitis iudex Dominus Iesuss, la finalità è di favorire «non la nullità dei matrimoni, ma la celerità dei processi, non meno che una giusta semplicità, affinché, a motivo della ritardata definizione del giudizio, il cuore dei fedeli che attendono il chiarimento del proprio stato non sia lungamente oppresso dalle tenebre del dubbio». Perciò, seguendo le orme dei miei Predecessori, ho voluto «che le cause di nullità del matrimonio vengano trattate per via giudiziale, e non amministrativa, non perché lo imponga la natura della cosa, ma piuttosto lo esiga la necessità di tutelare in massimo grado la verità del sacro vincolo: e ciò è esattamente assicurato dalle garanzie dell’ordine giudiziario».

Allo stesso tempo, l’aver sottolineato l’importanza della misericordia nella pastorale familiare, co me ho fatto in particolare con l’Esortazione apostolica Amoris laetitia [1], non diminuisce il nostro impegno nella ricerca della giustizia per quanto riguarda le cause di nullità. Al contrario, proprio alla luce della misericordia, verso le persone e le loro coscienze, è importante il discernimento giudiziale sulla nullità. Esso possiede un valore pastorale insostituibile e si inserisce armonicamente nell’insieme della cura pastorale dovuta alle famiglie. Si realizza così quanto affermato da San Tommaso d’Aquino: «La misericordia non toglie la giustizia, ma è una pienezza della giustizia» [2].

Come sapete bene per la vostra esperienza, il compito di giudicare spesso non è facile. Raggiungere la certezza morale sulla nullità, superando nel caso concreto la presunzione di validità, implica portare a termine un discernimento a cui tutto il processo, specialmente l’istruttoria, è ordinato. Tale discernimento costituisce una grande responsabilità che la Chiesa vi affida, perché influisce fortemente sulla vita delle persone e delle famiglie. Bisogna affrontare questo compito con coraggio e lucidità ma, prima di tutto, è decisivo contare sulla luce e la forza dello Spirito Santo. Cari giudici, senza preghiera non si può fare il giudice. Se qualcuno non prega, per favore, si dimetta, è meglio così. Nell’Adsumus, la bella invocazione al Paraclito che viene recitata nelle adunanze del vostro Tribunale, si dice: «Siamo qui dinanzi a te, Spirito Santo, siamo tutti riuniti nel tuo nome. Vieni a noi, assistici, scendi nei nostri cuori. Insegnaci tu ciò che dobbiamo fare, mostraci tu il cammino da seguire tutti insieme. Non permettere che da noi peccatori sia lesa la giustizia, non ci faccia sviare l’ignoranza, non ci renda parziali l’umana simpatia, perché siamo una sola cosa in te e in nulla ci discostiamo dalla verità». Ricordiamoci sempre questo: il discernimento si fa “in ginocchio” – e un giudice che non sa mettersi in ginocchio è meglio che si dimetta –, implorando il dono dello Spirito Santo: solo così si giunge a decisioni che vanno nella direzione del bene delle persone e dell’intera comunità ecclesiale.

L’oggettività del discernimento giudiziale richiede poi di essere liberi da ogni pregiudizio, sia a favore sia contro la dichiarazione di nullità. Ciò implica di liberarsi sia dal rigorismo di chi pretenderebbe una certezza assoluta sia da un atteggiamento ispirato alla falsa convinzione che la risposta migliore sia sempre la nullità, quello che San Giovanni Paolo II chiamò il «rischio di una malintesa compassione […], solo apparentemente pastorale». In realtà – proseguiva il Papa – «le vie che si discostano dalla giustizia e dalla verità finiscono col contribuire ad allontanare le persone da Dio, ottenendo il risultato opposto a quello che in buona fede si cercava» [3].

Il discernimento del giudice richiede due grandi virtù: la prudenza e la giustizia, che devono essere informate dalla carità. C’è un’intima connessione tra prudenza e giustizia, poiché l’esercizio della prudentia iuris è mira alla conoscenza di ciò che è giusto nel caso concreto. Una prudenza dunque che non riguarda una decisione discrezionale, bensì un atto dichiarativo sull’esistenza o meno del bene del matrimonio; pertanto, una prudenza giuridica che, per essere veramente pastorale, dev’essere giusta. Il discernimento giusto implica un atto di carità pastorale, anche quando la sentenza fosse negativa. E anche un rischio.

Il discernimento sulla validità del vincolo è un’operazione complessa, rispetto alla quale non dobbiamo dimenticare che l’interpretazione della legge ecclesiastica va fatta alla luce della verità sul matrimonio indissolubile, che la Chiesa custodisce e diffonde nella sua predicazione e nella sua missione. Come insegnò Benedetto XVI, «l’interpretazione della legge canonica deve avvenire nella Chiesa. Non si tratta di una mera circostanza esterna, ambientale: è un richiamo allo stesso humus della legge canonica e delle realtà da essa regolate. Il sentire cum Ecclesia ha senso anche nella disciplina, a motivo dei fondamenti dottrinali che sono sempre presenti e operanti nelle norme legali della Chiesa» [4]. Questo chiedo a voi, giudici: sentire con la Chiesa. E vi domando, a ognuno di voi: voi pregate, per sentire con la Chiesa? Siete umili nella preghiera, chiedendo luce al Signore, per sentire con la Chiesa? Torno su questo: la preghiera del giudice è essenziale al suo compito. Se un giudice non prega o non può pregare, meglio che vada a fare un altro mestiere.

Infine, vorrei ricordare che il discernimento sulla nullità viene sorretto e garantito dal suo essere sinodale [5]. Quando il tribunale è collegiale, come avviene di regola, oppure quando c’è un unico giudice ma egli si consulta con chi di dovere, il discernimento si compie in un clima di dialogo o discussione, in cui sono fondamentali la franchezza e l’ascolto mutuo, per una ricerca comune della verità. È anche uno studio previo e serio. Come ho già detto, in questo servizio è essenziale invocare lo Spirito Santo, mentre ci impegniamo a mettere in atto tutti i mezzi umani per appurare la verità. Per questo è importante che l’istruttoria sia svolta accuratamente, per non incorrere in un giudizio affrettato e aprioristico, così come è necessario che, per adempiere in modo adeguato il suo munus, il giudice coltivi la propria formazione permanente mediante lo studio della giurisprudenza e della dottrina giuridica. Tocca a voi, cari Prelati Uditori, una speciale responsabilità nel giudicare: perciò vi raccomando la docilità allo Spirito Santo, e la disponibilità ad essere in ogni circostanza operatori di giustizia.

Affido il vostro lavoro a Maria Santissima, Virgo prudentissima e Speculum iustitiae, e di cuore vi benedico. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me, perché questo lavoro non è facile! A volte è divertente, ma non è facile. Grazie.

 

[1] Cfr soprattutto il capitolo VIII.

[2] Summa Theologiae, I, q. 21, a. 3, ad 2. Cfr Esort. ap. postsin. Amoris laetitia, 311.

[3] Discorso alla Rota Romana18 gennaio 1990, n. 5.

[4] Discorso alla Rota Romana, 21 gennaio 2012.

[5] Cfr Discorso alla Rota Romana27 gennaio 2022.

LVIII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, 2024 - Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana

Mer, 24/01/2024 - 11:30

Intelligenza artificiale e sapienza del cuore:
per una comunicazione pienamente umana

 

Cari fratelli e sorelle!

L’evoluzione dei sistemi della cosiddetta “intelligenza artificiale”, sulla quale ho già riflettuto nel recente Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, sta modificando in modo radicale anche l’informazione e la comunicazione e, attraverso di esse, alcune basi della convivenza civile. Si tratta di un cambiamento che coinvolge tutti, non solo i professionisti. L’accelerata diffusione di meravigliose invenzioni, il cui funzionamento e le cui potenzialità sono indecifrabili per la maggior parte di noi, suscita uno stupore che oscilla tra entusiasmo e disorientamento e ci pone inevitabilmente davanti a domande di fondo: cosa è dunque l’uomo, qual è la sua specificità e quale sarà il futuro di questa nostra specie chiamata homo sapiens nell’era delle intelligenze artificiali? Come possiamo rimanere pienamente umani e orientare verso il bene il cambiamento culturale in atto?

A partire dal cuore

Innanzitutto conviene sgombrare il terreno dalle letture catastrofiche e dai loro effetti paralizzanti. Già un secolo fa, riflettendo sulla tecnica e sull’uomo, Romano Guardini invitava a non irrigidirsi contro il “nuovo” nel tentativo di «conservare un bel mondo condannato a sparire». Al tempo stesso, però, in modo accorato ammoniva profeticamente: «Il nostro posto è nel divenire. Noi dobbiamo inserirvici, ciascuno al proprio posto (…), aderendovi onestamente ma rimanendo tuttavia sensibili, con un cuore incorruttibile, a tutto ciò che di distruttivo e di non umano è in esso». E concludeva: «Si tratta, è vero, di problemi di natura tecnica, scientifica, politica; ma essi non possono esser risolti se non procedendo dall’uomo. Deve formarsi un nuovo tipo umano, dotato di una più profonda spiritualità, di una libertà e di una interiorità nuove» [1].

In quest’epoca che rischia di essere ricca di tecnica e povera di umanità, la nostra riflessione non può che partire dal cuore umano [2]. Solo dotandoci di uno sguardo spirituale, solo recuperando una sapienza del cuore, possiamo leggere e interpretare la novità del nostro tempo e riscoprire la via per una comunicazione pienamente umana. Il cuore, inteso biblicamente come sede della libertà e delle decisioni più importanti della vita, è simbolo di integrità, di unità, ma evoca anche gli affetti, i desideri, i sogni, ed è soprattutto luogo interiore dell’incontro con Dio. La sapienza del cuore è perciò quella virtù che ci permette di tessere insieme il tutto e le parti, le decisioni e le loro conseguenze, le altezze e le fragilità, il passato e il futuro, l’io e il noi.

Questa sapienza del cuore si lascia trovare da chi la cerca e si lascia vedere da chi la ama; previene chi la desidera e va in cerca di chi ne è degno (cfr Sap 6,12-16). Sta con chi accetta consigli (cfr Pr 13,10), con chi ha il cuore docile, un cuore che ascolta (cfr 1 Re 3,9). Essa è un dono dello Spirito Santo, che permette di vedere le cose con gli occhi di Dio, di comprendere i nessi, le situazioni, gli avvenimenti e di scoprirne il senso. Senza questa sapienza l’esistenza diventa insipida, perché è proprio la sapienza – la cui radice latina sapere la accomuna al sapore – a donare gusto alla vita.

Opportunità e pericolo

Non possiamo pretendere questa sapienza dalle macchine. Benché il termine intelligenza artificiale abbia ormai soppiantato quello più corretto, utilizzato nella letteratura scientifica, machine learning, l’utilizzo stesso della parola “intelligenza” è fuorviante. Le macchine possiedono certamente una capacità smisuratamente maggiore rispetto all’uomo di memorizzare i dati e di correlarli tra loro, ma spetta all’uomo e solo a lui decodificarne il senso. Non si tratta quindi di esigere dalle macchine che sembrino umane. Si tratta piuttosto di svegliare l’uomo dall’ipnosi in cui cade per il suo delirio di onnipotenza, credendosi soggetto totalmente autonomo e autoreferenziale, separato da ogni legame sociale e dimentico della sua creaturalità.

In realtà, l’uomo da sempre sperimenta di non bastare a sé stesso e cerca di superare la propria vulnerabilità servendosi di ogni mezzo. A partire dai primi manufatti preistorici, utilizzati come prolungamenti delle braccia, attraverso i media impiegati come estensione della parola, siamo oggi giunti alle più sofisticate macchine che agiscono come ausilio del pensiero. Ognuna di queste realtà può però essere contaminata dalla tentazione originaria di diventare come Dio senza Dio (cfr Gen 3), cioè di voler conquistare con le proprie forze ciò che andrebbe invece accolto come dono da Dio e vissuto nella relazione con gli altri.

A seconda dell’orientamento del cuore, ogni cosa nelle mani dell’uomo diventa opportunità o pericolo. Il suo stesso corpo, creato per essere luogo di comunicazione e comunione, può diventare mezzo di aggressività. Allo stesso modo ogni prolungamento tecnico dell’uomo può essere strumento di servizio amorevole o di dominio ostile. I sistemi di intelligenza artificiale possono contribuire al processo di liberazione dall’ignoranza e facilitare lo scambio di informazioni tra popoli e generazioni diverse. Possono ad esempio rendere raggiungibile e comprensibile un enorme patrimonio di conoscenze scritto in epoche passate o far comunicare le persone in lingue per loro sconosciute. Ma possono al tempo stesso essere strumenti di “inquinamento cognitivo”, di alterazione della realtà tramite narrazioni parzialmente o totalmente false eppure credute – e condivise – come se fossero vere. Basti pensare al problema della disinformazione che stiamo affrontando da anni nella fattispecie delle fake news [3] e che oggi si avvale del deep fake, cioè della creazione e diffusione di immagini che sembrano perfettamente verosimili ma sono false (è capitato anche a me di esserne oggetto), o di messaggi audio che usano la voce di una persona dicendo cose che la stessa non ha mai detto. La simulazione, che è alla base di questi programmi, può essere utile in alcuni campi specifici, ma diventa perversa là dove distorce il rapporto con gli altri e la realtà.

Della prima ondata di intelligenza artificiale, quella dei social media, abbiamo già compreso l’ambivalenza toccandone con mano, accanto alle opportunità, anche i rischi e le patologie. Il secondo livello di intelligenze artificiali generative segna un indiscutibile salto qualitativo. È importante quindi avere la possibilità di comprendere, capire e regolamentare strumenti che nelle mani sbagliate potrebbero aprire scenari negativi. Come ogni altra cosa uscita dalla mente e dalle mani dell’uomo, anche gli algoritmi non sono neutri. Perciò è necessario agire preventivamente, proponendo modelli di regolamentazione etica per arginare i risvolti dannosi e discriminatori, socialmente ingiusti, dei sistemi di intelligenza artificiale e per contrastare il loro utilizzo nella riduzione del pluralismo, nella polarizzazione dell’opinione pubblica o nella costruzione di un pensiero unico. Rinnovo dunque il mio appello esortando «la Comunità delle nazioni a lavorare unita al fine di adottare un trattato internazionale vincolante, che regoli lo sviluppo e l’uso dell’intelligenza artificiale nelle sue molteplici forme» [4]. Tuttavia, come in ogni ambito umano, la regolamentazione non basta.

Crescere in umanità

Siamo chiamati a crescere insieme, in umanità e come umanità. La sfida che ci è posta dinanzi è di fare un salto di qualità per essere all’altezza di una società complessa, multietnica, pluralista, multireligiosa e multiculturale. Sta a noi interrogarci sullo sviluppo teorico e sull’uso pratico di questi nuovi strumenti di comunicazione e di conoscenza. Grandi possibilità di beneaccompagnano il rischio che tutto si trasformi in un calcolo astratto, che riduce le persone a dati, il pensiero a uno schema, l’esperienza a un caso, il bene al profitto, e soprattutto che si finisca col negare l’unicità di ogni persona e della sua storia, col dissolvere la concretezza della realtà in una serie di dati statistici.

La rivoluzione digitale può renderci più liberi, ma non certo se ci imprigiona nei modelli oggi noti come echo chamber. In questi casi, anziché accrescere il pluralismo dell’informazione, si rischia di trovarsi sperduti in una palude anonima, assecondando gli interessi del mercato o del potere. Non è accettabile che l’uso dell’intelligenza artificiale conduca a un pensiero anonimo, a un assemblaggio di dati non certificati, a una deresponsabilizzazione editoriale collettiva. La rappresentazione della realtà in big data, per quanto funzionale alla gestione delle macchine, implica infatti una perdita sostanziale della verità delle cose, che ostacola la comunicazione interpersonale e rischia di danneggiare la nostra stessa umanità. L’informazione non può essere separata dalla relazione esistenziale: implica il corpo, lo stare nella realtà; chiede di mettere in relazione non solo dati, ma esperienze; esige il volto, lo sguardo, la compassione oltre che la condivisione.

Penso al racconto delle guerre e a quella “guerra parallela” che si fa tramite campagne di disinformazione. E penso a quanti reporter sono feriti o muoiono sul campo per permetterci di vedere quello che i loro occhi hanno visto. Perché solo toccando con mano la sofferenza dei bambini, delle donne e degli uomini, si può comprendere l’assurdità delle guerre.

L’uso dell’intelligenza artificiale potrà contribuire positivamente nel campo della comunicazione, se non annullerà il ruolo del giornalismo sul campo, ma al contrario lo affiancherà; se valorizzerà le professionalità della comunicazione, responsabilizzando ogni comunicatore; se restituirà ad ogni essere umano il ruolo di soggetto, con capacità critica, della comunicazione stessa.

Interrogativi per l’oggi e il domani

Alcune domande sorgono dunque spontanee: come tutelare la professionalità e la dignità dei lavoratori nel campo della comunicazione e della informazione, insieme a quella degli utenti in tutto il mondo? Come garantire l’interoperabilità delle piattaforme? Come far sì che le aziende che sviluppano piattaforme digitali si assumano le proprie responsabilità rispetto a ciò che diffondono e da cui traggono profitto, analogamente a quanto avviene per gli editori dei media tradizionali? Come rendere più trasparenti i criteri alla base degli algoritmi di indicizzazione e de-indicizzazione e dei motori di ricerca, capaci di esaltare o cancellare persone e opinioni, storie e culture? Come garantire la trasparenza dei processi informativi? Come rendere evidente la paternità degli scritti e tracciabili le fonti, impedendo il paravento dell’anonimato? Come rendere manifesto se un’immagine o un video ritraggono un evento o lo simulano? Come evitare che le fonti si riducano a una sola, a un pensiero unico elaborato algoritmicamente? E come invece promuovere un ambiente adatto a preservare il pluralismo e a rappresentare la complessità della realtà? Come possiamo rendere sostenibile questo strumento potente, costoso ed estremamente energivoro? Come possiamo renderlo accessibile anche ai paesi in via di sviluppo?

Dalle risposte a questi e ad altri interrogativi capiremo se l’intelligenza artificiale finirà per costruire nuove caste basate sul dominio informativo, generando nuove forme di sfruttamento e di diseguaglianza; oppure se, al contrario, porterà più eguaglianza, promuovendo una corretta informazione e una maggiore consapevolezza del passaggio di epoca che stiamo attraversando, favorendo l’ascolto dei molteplici bisogni delle persone e dei popoli, in un sistema di informazione articolato e pluralista. Da una parte si profila lo spettro di una nuova schiavitù, dall’altra una conquista di libertà; da una parte la possibilità che pochi condizionino il pensiero di tutti, dall’altra quella che tutti partecipino all’elaborazione del pensiero.

La risposta non è scritta, dipende da noi. Spetta all’uomo decidere se diventare cibo per gli algoritmi oppure nutrire di libertà il proprio cuore, senza il quale non si cresce nella sapienza. Questa sapienza matura facendo tesoro del tempo e abbracciando le vulnerabilità. Cresce nell’alleanza fra le generazioni, fra chi ha memoria del passato e chi ha visione di futuro. Solo insieme cresce la capacità di discernere, di vigilare, di vedere le cose a partire dal loro compimento. Per non smarrire la nostra umanità, ricerchiamo la Sapienza che è prima di ogni cosa (cfr Sir 1,4), che passando attraverso i cuori puri prepara amici di Dio e profeti (cfr Sap 7,27): ci aiuterà ad allineare anche i sistemi dell’intelligenza artificiale a una comunicazione pienamente umana.

Roma, San Giovanni in Laterano, 24 gennaio 2024

FRANCESCO
 

 

[1] Lettere dal lago di Como, Brescia 2022 5, 95-97.

[2] In continuità con i Messaggi per le precedenti Giornate Mondiali delle Comunicazioni Sociali, dedicati all’ incontrare le persone dove e come sono (2021), all’ ascoltare con l’orecchio del cuore (2022) e al parlare col cuore (2023).

[3] Cfr “La verità vi farà liberi” (Gv 8,32). Fake news e giornalismo di pace. Messaggio per la LII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, 2018.

[4] Messaggio per la LVII Giornata Mondiale della Pace, 1° gennaio 2024, 8.

Udienza Generale del 24 Gennaio 2024 - Catechesi. I vizi e le virtù. 5. <i>L’avarizia</i>

Mer, 24/01/2024 - 09:00

Il testo qui di seguito include anche parti non lette che sono date ugualmente come pronunciate.

Catechesi. I vizi e le virtù. 5. L’avarizia

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Proseguiamo le catechesi sui vizi e le virtù e oggi parliamo dell’avarizia, cioè di quella forma di attaccamento al denaro che impedisce all’uomo la generosità.

Non è un peccato che riguarda solo le persone che possiedono ingenti patrimoni, ma un vizio trasversale, che spesso non ha nulla a che vedere con il saldo del conto corrente. È una malattia del cuore, non del portafogli.

Le analisi che i padri del deserto compirono su questo male misero in luce come l’avarizia potesse impadronirsi anche di monaci i quali, dopo aver rinunciato a enormi eredità, nella solitudine della loro cella si erano attaccati ad oggetti di poco valore: non li prestavano, non li condividevano e men che meno erano disposti a regalarli. Un attaccamento a piccole cose, che toglie la libertà. Quegli oggetti diventavano per loro una sorta di feticcio da cui era impossibile staccarsi. Una specie di regressione allo stadio dei bambini che stringono il giocattolo ripetendo: “È mio! È mio!”. In questa rivendicazione si annida un rapporto malato con la realtà, che può sfociare in forme di accaparramento compulsivo o di accumulo patologico.

Per guarire da questa malattia i monaci proponevano un metodo drastico, eppure efficacissimo: la meditazione della morte. Per quanto una persona accumuli beni in questo mondo, di una cosa siamo assolutamente certi: che nella bara essi non ci entreranno. I beni non possiamo portarli con noi! Ecco svelata l’insensatezza di questo vizio. Il legame di possesso che costruiamo con le cose è solo apparente, perché non siamo noi i padroni del mondo: questa terra che amiamo, in verità non è nostra, e noi ci muoviamo su di essa come forestieri e pellegrini (cfr Lv 25,23).

Queste semplici considerazioni ci fanno intuire la follia dell’avarizia, ma anche la sua ragione più recondita. Essa è un tentativo di esorcizzare la paura della morte: cerca sicurezze che in realtà si sbriciolano nel momento stesso in cui le impugniamo. Ricordate la parabola di quell’uomo stolto, la cui campagna aveva offerto una mietitura abbondantissima, e allora si culla nei pensieri su come allargare i suoi magazzini per metterci tutto il raccolto. Quell’uomo aveva calcolato tutto, programmato il futuro. Non aveva però considerato la variabile più sicura della vita: la morte. «Stolto – dice il Vangelo –, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?” (Lc 12,20).

In altri casi, sono i ladri a renderci questo servizio. Anche nei Vangeli essi hanno un buon numero di apparizioni e, sebbene il loro operato sia censurabile, esso può diventare un ammonimento salutare. Così predica Gesù nel discorso della montagna: «Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano» (Mt 6,19-20). Sempre nei racconti dei padri del deserto si narra la vicenda di qualche ladro che sorprende nel sonno il monaco, e gli ruba i pochi beni che custodiva nella cella. Al risveglio, per nulla turbato dall’accaduto, il monaco si mette sulle tracce del ladro e, una volta trovatolo, anziché reclamare la refurtiva, gli consegna le poche cose rimaste dicendo: “Hai dimenticato di prendere queste!”.

Noi, fratelli e sorelle, possiamo essere signori dei beni che possediamo, ma spesso accade il contrario: sono loro alla fine a possederci. Alcuni uomini ricchi non sono più liberi, non hanno più nemmeno il tempo di riposare, devono guardarsi alle spalle perché l’accumulo dei beni esige anche la loro custodia. Sono sempre in ansia perché un patrimonio si costruisce con tanto sudore, ma può sparire in un attimo. Dimenticano la predicazione evangelica, la quale non sostiene che le ricchezze in sé stesse siano un peccato, ma di certo sono una responsabilità. Dio non è povero: è il Signore di tutto, però – scrive san Paolo – «da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà» (2 Cor 8,9).

È ciò che l’avaro non capisce. Poteva essere motivo di benedizione per molti, e invece si è infilato nel vicolo cieco dell’infelicità. E la vita dell’avaro è brutta. Ricordo il caso di un signore che ho conosciuto nell’altra diocesi, un uomo ricchissimo, e aveva la mamma ammalata. Lui era sposato. I fratelli si davano il turno per accudire la mamma, e la mamma prendeva uno yogurt, al mattino. Questo signore le dava la metà al mattino per darle l’altra metà al pomeriggio e risparmiare mezzo yogurt. Così è l’avarizia, così è l’attaccamento ai beni. Poi questo signore è morto, e i commenti delle persone che sono andate alla veglia era questo: “Ma, si vede che quest’uomo non ha niente addosso, ha lasciato tutto”. E poi, facendo un po’ di beffa, dicevano: “No, no, non potevano chiudere la bara perché voleva portare tutto con sé”. Questo, dell’avarizia, fa ridere gli altri: che alla fine dobbiamo dare il nostro corpo e la nostra anima al Signore e dobbiamo lasciare tutto. Stiamo attenti! E siamo generosi, generosi con tutti e generosi con coloro che hanno più bisogno di noi. Grazie. 

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Saluti

Je salue cordialement les pèlerins de langue française en particulier les collégiens et lycéens venus de France. Que le Seigneur nous donne la grâce de nous attacher aux seuls vrais bien : son amour et l’amour pour nos frères. Que Dieu vous bénisse.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare i ragazzi delle medie e superiori provenienti dalla Francia. Il Signore ci dia la grazia di attaccarsi sull'unico vero bene: il suo amore e l'amore per i nostri fratelli e sorelle. Dio vi benedica!]

I extend a warm welcome to the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, especially the groups from Scotland, Korea and the United States of America. Upon all of you, and upon your families, I invoke the joy and peace of our Lord Jesus Christ. God bless you!

[Do il benvenuto a tutti i pellegrini di lingua inglese, specialmente ai gruppi provenienti da Scozia, Corea e Stati Uniti d’America. Su tutti voi e sulle vostre famiglie invoco la gioia e la pace del Signore nostro Gesù Cristo. Dio vi benedica!]

Liebe Brüder und Schwestern deutscher Sprache, wenn wir heute den Gedenktag des heiligen Kirchenlehrers Franz von Sales begehen, wollen wir uns daran erinnern, dass „alles der Liebe gehört“. Seine geistlichen Lehren mögen uns helfen, die Laster zu überwinden, um zur Fülle der göttlichen Liebe zu gelangen.

[Cari fratelli e sorelle di lingua tedesca, celebrando quest’oggi la memoria liturgica di San Francesco di Sales, dottore della Chiesa, ricordiamoci che “tutto appartiene all’amore”. I suoi insegnamenti spirituali ci aiutino a superare i vizi per poter raggiungere la pienezza dell’amore divino.]

Saludo cordialmente a todos los peregrinos de lengua española. Estamos celebrando la Semana de Oración por la Unidad de los Cristianos. El apóstol Pablo, de quien mañana recordamos su conversión, nos exhorta a trabajar juntos y con generosidad en la construcción del único e indivisible cuerpo de Cristo. Que Dios los bendiga y la Virgen Santa los acompañe. Muchas gracias.

Saúdo cordialmente os fiéis de língua portuguesa. Peçamos ao Senhor o dom de possuir um coração desprendido dos bens materiais, que não acumule tesouros nesta terra, mas no céu. Que Deus vos abençoe e Nossa Senhora vos guarde!

[Saluto cordialmente i fedeli di lingua portoghese. Chiediamo al Signore il dono di avere un cuore distaccato dai beni materiali, che non accumuli tesori su questa terra, ma nel cielo. Dio vi benedica e la Madonna vi custodisca!]

أُحيِّي المُؤمِنِينَ النَّاطِقِينَ باللُغَةِ العربِيَّة. لا يكفِي أنْ نُراكِمَ خيراتِنا الماديَّةَ لنعيشَ حياةً لائقة، لأنَّ الحياةَ لا تَعتَمِدُ على ما نَملِكُه (راجع لوقا 12، 15). بل تَعتَمِدُ على العَلاقاتِ الجَيِّدَة: معَ الله، ومعَ الآخرينَ وحتَّى مع الَّذين لَدَيهِم القليل. بارَكَكُم الرَّبُّ جَميعًا وَحَماكُم دائِمًا مِنْ كُلِّ شَرّ!

[Saluto i fedeli di lingua araba. Accumulare beni materiali non basta a vivere bene, perché la vita non dipende da ciò che si possiede (cfr Lc 12,15). Dipende invece dalle buone relazioni: con Dio, con gli altri e anche con chi ha di meno. Il Signore vi benedica tutti e vi protegga ‎sempre da ogni male‎!]

Drodzy bracia i siostry Polacy. „Ku wolności wyswobodził nas Chrystus” (por. Ga 5, 1), i zachęca nas do życia w wolności. Do życia z sercem wolnym od tego co przyziemne, czyli tego co niszczy relacje z bliźnimi i z Panem Bogiem. Przyjmijcie z otwartym sercem dar Chrystusowej wolności! Z serca was pozdrawiam i wam błogosławię!

[Cari fratelli e sorelle polacchi. “Cristo ci ha liberati per la libertà” (Gal 5,1) e ci incoraggia a vivere nella libertà. A vivere con un cuore libero da ciò che è mondano, cioè da quello che distrugge le relazioni con il prossimo e con il Signore. Accogliete con cuore spalancato il dono della libertà di Cristo! Vi saluto cordialmente e vi benedico di cuore!]

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APPELLI

Sabato prossimo, 27 gennaio, si celebra la Giornata internazionale di commemorazione delle vittime dell’Olocausto. Il ricordo e la condanna di quell’orribile sterminio di milioni di persone ebree e di altre fedi, avvenuto nella prima metà del secolo scorso, aiuti tutti a non dimenticare che le logiche dell’odio e della violenza non si possono mai giustificare, perché negano la nostra stessa umanità.

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La guerra stessa è una negazione dell’umanità. Non stanchiamoci di pregare per la pace, perché cessino i conflitti, perché si arrestino le armi e si soccorrano le popolazioni stremate. Penso al Medio Oriente, alla Palestina, a Israele, penso e alle notizie inquietanti che provengono dalla martoriata Ucraina, soprattutto per i bombardamenti che colpiscono luoghi frequentati da civili, seminando morte, distruzione e sofferenza. Prego per le vittime e per i loro cari, e imploro tutti, specialmente chi ha responsabilità politica, a custodire la vita umana mettendo fine alle guerre. Non dimentichiamo: la guerra sempre è una sconfitta, sempre. Solo “vincono” – tra virgolette – i fabbricanti di armi.

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Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto i Frati Cappuccini formatori dell’area Europea, le Suore Orsoline dell’Unione Romana e l’Associazione Opera di San Michele Arcangelo di Petralia.

Il mio pensiero va infine ai giovani, ai malati, agli anziani e agli sposi novelli. Celebriamo oggi la memoria liturgica di San Francesco di Sales, maestro di vita spirituale: egli ha insegnato che la perfezione cristiana è accessibile a ogni persona, qualunque sia il suo stato di vita e la sua condizione sociale. Possiate anche voi vivere le condizioni in cui vi trovate come vie di santità, da percorrere con fiducia nell’amore di Dio.

A tutti la mia Benedizione!

Ai Produttori partecipanti alla Manifestazione Vinitaly (22 gennaio 2024)

Lun, 22/01/2024 - 09:30

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Vi do il benvenuto, saluto Mons. Pompili e ciascuno di voi. Siete qui in occasione del Convegno che Vinitaly ha organizzato sul tema “L’economia di Francesco e il mondo del vino italiano”. Per numero di aziende coinvolte, qualità di produzione e impatto occupazionale, la vostra è certamente una realtà significativa, sia sulla scena vinicola italiana che internazionale, ed è dunque bene che vi ritroviate a riflettere insieme sugli aspetti etici e sulle responsabilità morali che tutto ciò comporta, e che in questo traiate ispirazione dal Poverello di Assisi.

Le linee fondamentali su cui avete scelto di muovervi – attenzione all’ambiente, al lavoro e a sane abitudini di consumo – indicano un atteggiamento incentrato sul rispetto, a vari livelli. E il rispetto, nel vostro lavoro, è certamente fondamentale: per un prodotto di qualità, infatti, non basta l’applicazione di tecniche industriali e di logiche commerciali; la terra, la vite, i processi di coltivazione, fermentazione e stagionatura richiedono costanza, richiedono attenzione e richiedono pazienza.

La sacra Scrittura stessa parla di questi temi. Viene in mente la Lettera di Giacomo, che dice: «Guardate l’agricoltore: egli aspetta con costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime e le ultime piogge» (Gc 5,7). E penso soprattutto a Gesù, il quale, nell’ultima immagine che lascia ai suoi discepoli, parla del Padre come di un agricoltore, che si prende cura della vite, potandola e facendo così in modo che porti buon frutto (cfr Gv 15,1-6).

Rispetto, costanza, capacità di potare per portare frutto: sono messaggi preziosi per l’anima, che ben si apprendono dai ritmi della natura, dai vitigni e dalla lavorazione. Essa comporta un’infinità di competenze, solo in parte trasmissibili in modo tecnico, “scolastico”, spesso invece legate alla condivisione di una sapienza pratica, di vita, a un’esperienza specifica da acquisire sul campo, in modo tanto più proficuo, quanto più ci si lascia coinvolgere dalla dimensione umana di ciò che si fa.

E se il rispetto e l’umanità valgono nell’uso della terra, sono ancora più decisivi nella gestione del lavoro, nella tutela delle persone e nel consumo dei prodotti, per far maturare, a livello di singoli e di aziende, quella capacità di «auto-trascendersi, infrangendo la coscienza isolata e l’autoreferenzialità», che «rende possibile ogni cura per gli altri e per l’ambiente», considerando «l’impatto provocato da ogni azione e da ogni decisione personale al di fuori di sé» (Lett. enc. Laudato si’, 208). Infatti, la «cura autentica della nostra stessa vita e delle nostre relazioni con la natura è inseparabile dalla fraternità, dalla giustizia e dalla fedeltà nei confronti degli altri» (ivi, 70).

Cari amici, il vino, la terra, l’abilità agricola e l’attività imprenditoriale sono doni di Dio, ma non dimentichiamo che il Creatore li ha affidati a noi, alla nostra sensibilità e alla nostra onestà, perché ne facciamo, come dice la Scrittura, una vera fonte di gioia per «il cuore dell’uomo» (cfr Sal 104,15), e di ogni uomo, non solo di quelli che hanno più possibilità. Grazie allora per aver scelto di ispirare la vostra attività a sentimenti di concordia, aiuto ai più deboli e rispetto per il creato, sull’esempio di Francesco di Assisi. In lui vi benedico e vi auguro, nel suo stile, “pace e bene”. Grazie.

Ai Membri del Comitato Nazionale per il Centenario della nascita di Don Lorenzo Milani (22 gennaio 2024)

Lun, 22/01/2024 - 09:00

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Do il mio cordiale benvenuto a voi che componete il Comitato Nazionale per il centenario della nascita di Don Lorenzo Milani, presieduto dalla Signora Rosy Bindi. Sono riconoscente per l’impegno collegiale che ponete affinché la testimonianza e il messaggio di Don Milani possano raggiungere tutti, in particolare le nuove generazioni. Vi ringrazio, saluto il Signor Cardinale e vorrei condividere con voi alcune riflessioni.

L’evento centrale della vita di Don Milani è la sua conversione, non dimentichiamolo. Essa permette di comprendere appieno la sua persona, dapprima nella sua ricerca inquieta e poi, dopo la completa adesione a Cristo, nella sua piena realizzazione. Il suo “sì” a Dio lo prende, lo trasforma e lo spinge a comunicarlo agli altri.

Di fronte alla salma di un giovane sacerdote, Lorenzo dice al suo padre spirituale, Don Raffaele Bensi, una parola decisiva: “ Io prenderò il suo posto”. È la risposta alla vocazione ad essere cristiano e insieme sacerdote, tanto che Adele Corradi, l’insegnante che gli è stata accanto, afferma: «Egli non ricordava nessun momento da credente in cui non pensasse di essere prete. Gli pareva che la decisione di essere prete fosse contemporanea alla conversione». [1] La conversione è il cuore di tutta l’esperienza umana e spirituale di Don Milani che lo fa credente, prete innamorato della Chiesa, fedele servitore del Vangelo nei poveri.

Don Lorenzo ha vissuto fino in fondo le Beatitudini evangeliche della povertà e dell’umiltà, lasciando i suoi privilegi borghesi, la sua ricchezza, le sue comodità, la sua cultura elitaria per farsi povero fra i poveri. E da questa scelta non si è mai sentito sminuito, perché sapeva che quella era la sua missione, Barbiana era il suo posto, tanto che, appena arrivato, acquistò lì la sua tomba.

Don Bensi, quando lo andò a trovare già gravemente ammalato e lo vide nella stanza che serviva da scuola, circondato dai suoi ragazzi, rimase colpito e scrisse: «Erano lì tutti in silenzio [...]. E lui era uno di loro, non diverso, non migliore [...]. Capii allora, più che in qualunque altro momento, il prezzo della sua vocazione, l’abisso del suo amore per quelli che aveva scelto e che lo avevano accettato. [...] Fu per me, e rimane, l’immagine più eroica del cristiano e del sacerdote». [2]

«Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia» ( Mt 5,6). Don Milani ha sperimentato anche questa beatitudine con la sua gente e i suoi allievi. La scuola è stato l’ambiente in cui operare per un fine grande, uno scopo che andava oltre: restituire la dignità agli ultimi, il rispetto, la titolarità di diritti e cittadinanza, ma soprattutto il riconoscimento della figliolanza di Dio, che tutti ci comprende. «Noi –dice ai preti in Esperienze Pastorali – abbiamo per unica ragione di vita quella di contentare il Signore e di mostrargli d’aver capito che ogni anima è un universo di dignità infinita». [3]

Don Milani è stato testimone e interprete della trasformazione sociale ed economica, del cambiamento d’epoca in cui l’industrializzazione si affermava sul mondo rurale, quando i contadini e i loro figli dovevano andare a fare gli operai, una condizione che li confinava ancora di più ai margini. Con mente illuminata e cuore aperto Don Lorenzo comprende che anche la scuola pubblica in quel contesto era discriminante per i suoi ragazzi, perché mortificava ed escludeva chi partiva svantaggiato e contribuiva nel tempo a radicare le disuguaglianze. Non era un luogo di promozione sociale, ma di selezione, e non era funzionale all’evangelizzazione, perché l’ingiustizia allontanava i poveri dalla Parola, dal Vangelo, allontanava contadini e operai dalla fede e dalla Chiesa.

Allora si interroga su come la Chiesa possa essere significativa e incidere con il suo messaggio perché i poveri non rimangano sempre più indietro. E con saggezza e amore trova la risposta nell’educazione, attraverso il suo modello di scuola, cioè mettere la conoscenza a servizio di quelli che sono gli ultimi per gli altri, i primi per il Vangelo e per lui.

Al piccolo gregge di Barbiana, alla sua gente, Don Lorenzo consegna tutta la propria vita, che prima ha consegnato a Cristo. Il motto “I Care” non è un generico “mi importa”, ma un accorato “m’importa di voi”, una dichiarazione esplicita d’amore per la sua piccola comunità; e nello stesso tempo è il messaggio che ha consegnato ai suoi scolari, e che diventa un insegnamento universale. Ci invita a non rimanere indifferenti, a interpretare la realtà, a identificare i nuovi poveri e le nuove povertà; ci invita anche ad avvicinarci a tutti gli esclusi e prenderli a cuore. Ogni cristiano dovrebbe fare in questo la sua parte.

Penso che l’esperienza di Don Milani si possa rileggere con le parole che  San Giovanni Paolo II ha utilizzato per descrivere la figura del martire: «Egli sa di avere trovato nell’incontro con Gesù Cristo la verità sulla sua vita e niente e nessuno potrà strappargli questa certezza. Né la sofferenza né la morte violenta lo potranno fare recedere dall’adesione alla verità che ha scoperto nell’incontro con Cristo». [4]

Cari fratelli e sorelle, siamo qui a dire la nostra gratitudine a Don Lorenzo Milani, prete inquieto e inquietante, fedele al Signore e alla sua Chiesa: ringraziamo per la testimonianza che ci ha lasciato come impegnativa eredità. E grazie a voi per quanto avete fatto e state facendo in questo centenario della sua nascita per farlo conoscere e farlo ascoltare. Vi benedico di cuore. E vi chiedo per favore di pregare per me. Grazie.

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[1] A. Corradi, Non so se don Lorenzo, Milano 2012, p. 81.

[2] N. Fabbretti, “Intervista a Mons. Raffaele Bensi”, Domenica del Corriere, 27 giugno 1971.

[3] Esperienze pastorali, Firenze 1957, p. 222.

[4] Lett. enc. Fides et ratio (14 settembre 1981), 32.

 

 

Ai Membri dell'Associazione Internazionale dei giornalisti accreditati presso il Vaticano (22 gennaio 2024)

Lun, 22/01/2024 - 08:00

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Vi do il benvenuto, anche se qua siete di casa! Sono contento: questa è per me un’occasione per ringraziare voi, che siete un po’ i miei compagni di viaggio, per il lavoro che svolgete informando lettori, ascoltatori e spettatori sull’attività della Santa Sede. Giornalisti, operatori, fotografi, producers: siete una comunità unita da una missione. Conosco la vostra passione, il vostro amore per ciò che raccontate, la vostra fatica. Tanti di voi seguono non solo il Vaticano, ma anche l’Italia, il sud dell’Europa, il Mediterraneo, i Paesi da cui venite.

Essere giornalista è una vocazione, un po’ come quella del medico, che sceglie di amare l’umanità curandone le malattie. Così, in un certo senso, fa il giornalista, che sceglie di toccare con mano le ferite della società e del mondo. È una chiamata che nasce da giovani e che porta a capire, a mettere in luce, a raccontare. Vi auguro di tornare alle radici di questa vocazione, di farne memoria, di ricordare la chiamata che vi unisce in un compito così importante. Quanto bisogno di conoscere e di raccontare da una parte, e quanta necessità di coltivare un amore incondizionato alla verità dall’altra!

Vorrei esprimervi gratitudine non solo per ciò che scrivete e trasmettete, ma anche per la costanza e la pazienza di seguire giorno dopo giorno le notizie che arrivano dalla Santa Sede e dalla Chiesa, raccontando una istituzione che trascende il “qui e ora”, e le nostre stesse vite. Come disse San Paolo VI, ci sono “simpatia, stima e fiducia per quello che voi siete e per quello che voi fate” (cfr Discorso ai rappresentanti della stampa italiana ed estera, 29 giugno 1963). Grazie anche per i sacrifici nel seguire il Papa in giro per il mondo e nel lavorare spesso pure la domenica e i giorni di festa. Vi devo chiedere scusa per le volte in cui le notizie che in diverso modo mi riguardano vi hanno sottratto alle vostre famiglie, al gioco con i vostri figli – questo è molto importante; io, quando confesso, domando ai genitori: “Lei gioca con i figli?”: è una delle cose che un papà e una mamma devono fare sempre, giocare con i figli –, e al tempo da trascorrere con i mariti o con le mogli.

Il nostro incontro è un’occasione per riflettere sul faticoso mestiere di vaticanista nel raccontare il cammino della Chiesa, nel costruire ponti di conoscenza e di comunicazione invece che solchi di divisione e di diffidenza (cfr S. Giovanni XXIII, Discorso ai giornalisti in occasione del consiglio nazionale della federazione stampa italiana, 22 febbraio 1963).

Chi è dunque il vaticanista? Rispondo prendendo a prestito le parole di un vostro collega, che ha da poco festeggiato gli ottant’anni e ha viaggiato tanto con i Papi. Parlando del suo lavoro di vaticanista, lo ha definito «un mestiere veloce fino a risultare spietato, due volte scomodo quando si applica a un soggetto alto come la Chiesa, che i media commerciali inevitabilmente portano al loro livello […] di mercato». «In tanti anni di vaticanismo – ha aggiunto – ho appreso l’arte di cercare e narrare storie di vita, che è un modo di amare l’uomo [...]. Ho imparato l’umiltà. Ho avvicinato tanti uomini di Dio che mi hanno aiutato a credere e a restare umano. Non posso dunque che incoraggiare chi voglia avventurarsi in questa specializzazione giornalistica» (L. Accattoli, Prefazione a G. Tridente, Diventare vaticanista. Informazione religiosa ai tempi del Web, 2018, 5-7). Nonostante le difficoltà, è un bell’incoraggiamento: amare l’uomo, imparare l’umiltà.

San Paolo VI, appena eletto, nei mesi che precedevano la ripresa del Concilio, invitò i giornalisti che seguivano le vicende vaticane a immergersi nella natura e nello spirito dei fatti ai quali dedicavano il loro servizio. Esso – disse – «non dev’essere guidato, come talora accade, dai criteri che classificano le cose della Chiesa secondo categorie profane e politiche, le quali non si addicono alle cose stesse, anzi spesso le deformano, ma deve tener conto di ciò che veramente informa la vita della Chiesa, e cioè le sue finalità religiose e morali e le sue caratteristiche qualità spirituali» (Discorso ai rappresentanti della stampa). Vorrei aggiungere la delicatezza che tante volte avete nel parlare degli scandali nella Chiesa: ce ne sono e tante volte ho visto in voi una delicatezza grande, un rispetto, un silenzio quasi, dico io, “vergognoso”: grazie di questo atteggiamento.

Vi ringrazio per lo sforzo che fate nel mantenere questo sguardo che sa vedere dietro l’apparenza, che sa cogliere la sostanza, che non vuole piegarsi alla superficialità degli stereotipi e delle formule preconfezionate dell’informazione-spettacolo, le quali, alla difficile ricerca della verità, preferiscono la facile catalogazione dei fatti e delle idee secondo schemi precostituiti. Vi incoraggio ad andare avanti in questo cammino che sa coniugare l’informazione con la riflessione, il parlare con l’ascoltare, il discernimento con l’amore.

Lo stesso giornalista che ho citato sosteneva che nell’ambiente dei media «il vaticanista dovrà resistere alla nativa vocazione della comunicazione di massa a manipolare l’immagine della Chiesa, come e più d’ogni altra immagine di umanità associata. I media infatti tendono a deformare la notizia religiosa. La deformano sia con il registro alto o ideologico, sia con il registro basso o spettacolare. L’effetto d’insieme è di una duplice deformazione dell’immagine della Chiesa: che il primo registro tende a costringere sotto specie politica, il secondo tende a relegare a notizia leggera» (Prefazione).

Non è facile, ma sta qui la grandezza del vaticanista, la finezza d’animo che si aggiunge alla bravura giornalistica. La bellezza del vostro lavoro attorno a Pietro è quella di fondarlo sulla solida roccia della responsabilità nella verità, non sulle sabbie fragili del chiacchiericcio e delle letture ideologiche; che sta nel non nascondere la realtà e anche le sue miserie, senza edulcorare le tensioni ma al tempo stesso senza fare clamori inutili, bensì sforzandosi di cogliere l’essenziale, alla luce della natura della Chiesa. Quanto bene questo fa al Popolo di Dio, alla gente più semplice, alla Chiesa stessa, che ha ancora del cammino da compiere per comunicare meglio: con la testimonianza, prima ancora che con le parole. Grazie tante del vostro lavoro. Una cosa che mi fa piacere è aver imparato a conoscervi per nome; c’è qui la grande decana, e la saluto; il vice-decano, e tanti di voi che conosco per nome… Vi ringrazio tanto, pregate per me, io lo faccio per voi. Vi rinnovo il grazie e benedico voi, i vostri cari e il vostro lavoro. E per favore, non dimenticatevi di pregare per me, a favore!

Angelus, 21 gennaio 2024

Dom, 21/01/2024 - 12:00

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Il Vangelo oggi narra la vocazione dei primi discepoli (cfr Mc 1,14-20). Quella di chiamare altri a unirsi alla sua missione è una delle prime cose che Gesù compie all’inizio della vita pubblica: si avvicina a dei giovani pescatori e li invita a seguirlo per «diventare pescatori di uomini» (v. 17). E questo ci dice una cosa importante: il Signore ama coinvolgerci nella sua opera di salvezza, ci vuole attivi con Lui, ci vuole responsabili e protagonisti. Un cristiano che non è attivo, che non è responsabile nell’opera dell’annuncio del Signore e che non è protagonista della sua fede non è un cristiano o, come diceva mia nonna, è un cristiano “all’acqua di rose”.

Di per sé Dio non avrebbe bisogno di noi, ma lo fa, nonostante ciò comporti il farsi carico di tanti nostri limiti: tutti siamo limitati, anzi peccatori, e Lui se ne fa carico. Guardiamo ad esempio a quanta pazienza ha avuto con i discepoli: spesso non comprendevano le sue parole (cfr Lc 9,51-56), a volte non andavano d’accordo tra loro (cfr Mc 10,41), per molto tempo non riuscivano ad accogliere degli aspetti essenziali della sua predicazione, per esempio il servizio (cfr Lc 22,27). Eppure Gesù li ha scelti e ha continuato a credere in loro. Questo è importante, il Signore ci ha scelto per essere cristiani. E noi siamo peccatori, ne facciamo una dopo l’altra, ma il Signore continua a credere in noi. Questo è meraviglioso.

In effetti, portare la salvezza di Dio a tutti è stata per Gesù la felicità più grande, la sua missione, il senso della sua esistenza (cfr Gv 6,38) o, come dice Lui, il suo cibo (cfr Gv 4,34). E in ogni parola e azione con cui ci uniamo a Lui, nella bellissima avventura di donare amore, la luce e la gioia si moltiplicano (cfr Is 9,2): non solo attorno a noi, ma anche in noi. Annunciare il Vangelo, dunque, non è tempo perso: è essere più felici aiutando gli altri a essere felici; è liberarsi da sé stessi aiutando gli altri ad essere liberi; è diventare migliori aiutando gli altri a essere migliori!

Chiediamoci allora: io mi soffermo ogni tanto per fare memoria della gioia che è cresciuta in me e attorno a me quando ho accolto la chiamata a conoscere e a testimoniare Gesù? E quando prego, ringrazio il Signore per avermi chiamato a rendere felici gli altri? Infine: desidero far gustare a qualcuno, attraverso la mia testimonianza e la mia gioia, far gustare quanto è bello amare Gesù?

La Vergine Maria ci aiuti ad assaporare la gioia del Vangelo.

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Dopo l'Angelus

Cari fratelli e sorelle!

I prossimi mesi ci condurranno all’apertura della Porta Santa, con cui daremo inizio al Giubileo. Vi chiedo di intensificare la preghiera per prepararci a vivere bene questo evento di grazia e sperimentarvi la forza della speranza di Dio. Per questo iniziamo oggi l’Anno della preghiera, cioè un anno dedicato a riscoprire il grande valore e l’assoluto bisogno della preghiera nella vita personale, nella vita della Chiesa e del mondo. Saremo aiutati anche dai sussidi che il Dicastero per l’Evangelizzazione metterà a disposizione.

In questi giorni preghiamo specialmente per l’unità dei cristiani e non stanchiamoci di invocare il Signore per la pace in Ucraina, in Israele e in Palestina, e in tante altre parti del mondo: a soffrirne la mancanza sono sempre i più deboli. Penso ai piccoli, ai tantissimi bambini feriti e uccisi, a quelli privati di affetti, privati di sogni e di futuro. Sentiamo la responsabilità di pregare e di costruire la pace per loro!

Ho appreso con dolore la notizia del rapimento, ad Haiti, di un gruppo di persone, tra cui sei Religiose: nel chiederne accoratamente il rilascio, prego per la concordia sociale nel Paese e invito tutti a far cessare le violenze, che provocano tanta sofferenza a quella cara popolazione.

Saluto tutti voi che siete venuti da Roma, dall’Italia e da tante parti del mondo: in particolare, i pellegrini dalla Polonia, dall’Albania, dalla Colombia, gli studenti dell’Istituto Pedro Mercedes di Cuenca (Spagna), gli universitari americani che studiano a Firenze, il gruppo de Quinceañeras de Panamà, i sacerdoti e i migranti dell’Ecuador, ai quali assicuro la preghiera per la pace per il loro Paese. Saluto i fedeli di Massafra e Perugia; l’Unione Cattolica Italiana Insegnanti, Dirigenti e Formatori; il gruppo Scout Agesci di Palmi.

Auguro a tutti una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!

Domenica della Parola di Dio (21 gennaio 2024)

Dom, 21/01/2024 - 09:30

Abbiamo ascoltato che «Gesù disse loro: “Venite dietro a me” […]. E subito lasciarono le reti e lo seguirono» (Mc 1,17-18). È grande la forza della Parola di Dio, come abbiamo sentito anche nella prima Lettura: «Fu rivolta a Giona questa parola del Signore: “Alzati, va’ a Ninive […] e annuncia loro” […]. Giona si alzò e andò […] secondo la parola del Signore» (Gn 3,1-3). La Parola di Dio sprigiona la potenza dello Spirito Santo. È una forza che attira a Dio, come accaduto a quei giovani pescatori, folgorati dalle parole di Gesù; ed è una forza che invia agli altri, come per Giona, che va verso quanti sono lontani dal Signore. La Parola, dunque, attira a Dio e invia agli altri. Attira a Dio e invia agli altri: ecco il suo dinamismo. Non ci lascia chiusi in noi stessi, ma dilata il cuore, fa invertire la rotta, ribalta le abitudini, apre scenari nuovi, dischiude orizzonti impensati.

Fratelli e sorelle, la Parola di Dio desidera fare questo in ognuno di noi. Come per i primi discepoli, che accogliendo le parole di Gesù lasciano le reti e cominciano un’avventura stupenda, così anche sulle rive della nostra vita, accanto alle barche dei familiari e alle reti del lavoro, la Parola suscita la chiamata di Gesù. Egli ci chiama a prendere il largo con Lui per gli altri. Sì, la Parola suscita la missione, ci fa messaggeri e testimoni di Dio per un mondo pieno di parole, ma assetato di quella Parola che spesso ignora. La Chiesa vive di questo dinamismo: è chiamata da Cristo, attirata da Lui, ed è inviata nel mondo a testimoniarlo. Questo è il dinamismo nella Chiesa.

Non possiamo fare a meno della Parola di Dio, della sua forza mite che, come in un dialogo, tocca il cuore, s’imprime nell’anima, la rinnova con la pace di Gesù, che rende inquieti per gli altri. Se guardiamo agli amici di Dio, ai testimoni del Vangelo nella storia, ai santi, vediamo che per tutti la Parola è stata decisiva. Pensiamo al primo monaco, Sant’Antonio, che, colpito da un passo del Vangelo mentre era a Messa, lasciò tutto per il Signore; pensiamo a Sant’Agostino, la cui vita svoltò quando una parola divina gli risanò il cuore; pensiamo a Santa Teresa di Gesù Bambino, che scoprì la sua vocazione leggendo le lettere di San Paolo. E penso al santo di cui porto il nome, Francesco d’Assisi, il quale, dopo aver pregato, legge nel Vangelo che Gesù invia i discepoli a predicare ed esclama: «Questo voglio, questo chiedo, questo bramo di fare con tutto il cuore!» (Tommaso da Celano, Vita prima IX, 22). Sono vite cambiate dalla Parola di vita, dalla Parola del Signore.

Ma mi domando: perché per molti di noi non accade lo stesso? Tante volte ascoltiamo la Parola di Dio, entra in un orecchio ed esce dall’altro: perché? Forse perché, come ci mostrano questi testimoni, bisogna non essere “sordi” alla Parola. È il nostro rischio: travolti da mille parole, ci lasciamo scivolare addosso pure la Parola di Dio: la sentiamo, ma non la ascoltiamo; la ascoltiamo, ma non la custodiamo; la custodiamo, ma non ci lasciamo provocare per cambiare. Soprattutto, la leggiamo ma non la preghiamo, mentre «la lettura della sacra Scrittura dev’essere accompagnata dalla preghiera, affinché si stabilisca il dialogo tra Dio e l’uomo» (Dei Verbum, 25). Non dimentichiamo le due dimensioni fondanti della preghiera cristiana: l’ascolto della Parola e l’adorazione del Signore. Facciamo spazio alla Parola di Gesù, alla Parola di Gesù pregata e accadrà per noi come ai primi discepoli. Ritorniamo dunque al Vangelo di oggi, che ci riporta due gesti che scaturirono dalla Parola di Gesù: «lasciarono le reti e lo seguirono» (Mc 1,18). Lasciarono e seguirono. Soffermiamoci brevemente su questo.

Lasciarono. Che cosa hanno lasciato? La barca e le reti, cioè la vita che avevano fatto fino a quel momento. Tante volte fatichiamo a lasciare le nostre sicurezze, le nostre abitudini, perché rimaniamo impigliati in esse come i pesci nella rete. Ma chi sta a contatto con la Parola guarisce dai lacci del passato, perché la Parola viva reinterpreta la vita, risana anche la memoria ferita innestando il ricordo di Dio e delle sue opere per noi. La Scrittura ci fonda nel bene, ci ricorda chi siamo: figli di Dio salvati e amati. “Le fragranti parole del Signore” (cfr S. Francesco di Assisi, Lettera ai fedeli) sono come il miele, rendono gustosa la vita: suscitano la dolcezza di Dio, nutrono l’anima, allontanano la paura, vincono la solitudine. E come fecero lasciare a quei discepoli la ripetitività di una vita fatta di barche e di reti, così in noi rinnovano la fede, purificandola e liberandola da tante scorie, riportandola alle origini, alla purezza sorgiva del Vangelo. Con il racconto delle opere di Dio per noi, la Sacra Scrittura scioglie gli ormeggi di una fede paralizzata e ci fa riassaporare la vita cristiana com’è veramente: una storia di amore con il Signore.

I discepoli, dunque, lasciarono; e poi seguirono – lasciarono e seguirono: dietro al Maestro fecero passi in avanti. Infatti la sua Parola, mentre libera dagli ingombri del passato e del presente, fa maturare nella verità e nella carità: ravviva il cuore, lo scuote, lo purifica dalle ipocrisie e lo riempie di speranza. La Bibbia stessa attesta che la Parola è concreta ed efficace: «come la pioggia e la neve» per il terreno (cfr Is 55,10-11); «come il fuoco», «come un martello che spacca la roccia» (Ger 23,29); come una spada tagliente che «discerne i sentimenti e i pensieri del cuore» (Eb 4,12); come un seme incorruttibile (1 Pt 1,23) che, piccolo e nascosto, germoglia e porta frutto (cfr Mt 13). «Nella parola di Dio è insita tanta efficacia e potenza, da essere […] il nutrimento dell’anima, la sorgente pura e perenne della vita spirituale» (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Dei Verbum, 21).

Fratelli e sorelle, la Domenica della Parola di Dio ci aiuti a tornare con gioia alle sorgenti della fede, che nasce dall’ascolto di Gesù, Verbo del Dio vivente. Mentre si dicono e leggono in continuazione parole sulla Chiesa, ci aiuti a riscoprire la Parola di vita che risuona nella Chiesa! Altrimenti finiamo per parlare più di noi che di Lui; e tante volte al centro rimangono i nostri pensieri e i nostri problemi, anziché Cristo con la sua Parola. Ritorniamo alle sorgenti per offrire al mondo l’acqua viva che non trova; e, mentre la società e i social accentuano la violenza delle parole, noi stringiamoci alla mitezza della Parola di Dio che salva, che è mite, che non fa rumore, che entra nel cuore.

E poniamoci, infine, qualche domanda. Io, quale posto riservo alla Parola di Dio nel luogo dove abito? Lì ci saranno libri, giornali, televisori, telefoni, ma dov’è la Bibbia? Nella mia stanza, tengo il Vangelo a portata di mano? Lo leggo ogni giorno per ritrovarvi la rotta della vita? Porto nella borsa un piccolo esemplare del Vangelo per leggerlo? Tante volte ho consigliato di avere sempre il Vangelo con sé, in tasca, nella borsa, nel telefonino: se Cristo mi è caro più di ogni cosa, come posso lasciarlo a casa e non portare con me la sua Parola? E un’ultima domanda: ho letto per intero almeno uno dei quattro Vangeli? Il Vangelo è il libro della vita, è semplice e breve, eppure tanti credenti non ne hanno mai letto uno dall’inizio alla fine.

Fratelli e sorelle, Dio, dice la Scrittura, è «principio e autore della bellezza» (Sap 13,3): lasciamoci conquistare dalla bellezza che la Parola di Dio porta nella vita.

Ai Membri dell'Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL) (20 gennaio 2024)

Sab, 20/01/2024 - 10:15

Gentili Signori e Signore, benvenuti!

Con piacere incontro la vostra Associazione, nata nel 2010 per contribuire al buon funzionamento degli Enti Locali italiani, secondo il principio di sussidiarietà, caro alla dottrina sociale della Chiesa.

I territori da cui provenite sperimentano alcune delle contraddizioni della società attuale e del suo modello di sviluppo. I piccoli Comuni, soprattutto quelli che fanno parte delle cosiddette aree interne, e che sono la maggior parte, sono spesso trascurati e si trovano in condizione di marginalità. I cittadini che li abitano, una porzione significativa della popolazione, scontano divari importanti in termini di opportunità, e questo resta una fonte di disuguaglianza.

Alla radice di questi divari c’è il fatto che risulta troppo dispendioso offrire a questi territori la stessa dotazione di risorse delle altre aree del Paese. Vediamo qui un esempio concreto di cultura dello scarto: «tutto ciò che non serve al profitto viene scartato» [1]. Si innesca così un giro vizioso: la mancanza di opportunità spinge spesso la parte più intraprendente della popolazione ad andarsene e questo rende i territori marginali sempre meno interessanti, sempre più abbandonati a sé stessi. A restare sono soprattutto gli anziani e coloro che più faticano a trovare alternative. Di conseguenza, cresce in questi territori il bisogno di Stato sociale, mentre diminuiscono le risorse per darvi risposta.

C’è un altro aspetto di questa dinamica. È nelle aree interne, marginali, che si trova la maggior parte del patrimonio naturale (foreste, aree protette, e così via): sono dunque di importanza strategica in termini ambientali. Ma lo spopolamento progressivo rende più difficile la cura del territorio, che da sempre gli abitanti di queste zone hanno portato avanti. I territori abbandonati diventano più fragili, e il loro dissesto diventa causa di calamità e di emergenze, specie oggi con gli eventi estremi sempre più frequenti: ad esempio piogge torrenziali, inondazioni, frane; siccità e incendi; tempeste di vento e così via. Guardando questi territori, abbiamo conferma del fatto che ascoltare il grido della terra significa ascoltare il grido dei poveri e degli scartati, e viceversa: nella fragilità delle persone e dell’ambiente riconosciamo che tutto è connesso – tutto è connesso! –, che la ricerca di soluzioni richiede di leggere insieme fenomeni che spesso sono pensati come separati. Tutto è connesso.

Queste cose voi le conoscete molto bene. Oggi voglio ringraziarvi per il vostro impegno e per il vostro lavoro, che cerca di contribuire a tutelare la dignità delle persone e a curare la casa comune, anche con risorse scarse e tra mille difficoltà. Di questo impegno c’è un bisogno crescente, per cui vi invito a non abbassare la guardia e a non lasciarvi scoraggiare.

C’è in gioco qualcosa di più grande che la qualità della vita e la cura dei territori da cui provenite, che pure meritano ogni sforzo. Da sempre, e anche oggi, sono le aree marginali quelle che possono convertirsi in laboratori di innovazione sociale, a partire da una prospettiva – quella dei margini – che consente di vedere i dinamismi della società in modo diverso, scoprendo opportunità dove altri vedono solo vincoli, o risorse in ciò che altri considerano scarti. Le pratiche sociali innovative, che riscoprono forme di mutualità e reciprocità e che riconfigurano il rapporto con l’ambiente nella chiave della cura – dalle nuove forme di agricoltura alle esperienze di welfare di comunità – chiedono di essere riconosciute e sostenute, per alimentare un paradigma alternativo a vantaggio di tutti.

Pensando al vostro ambito di impegno, vorrei suggerirvi un filone tra i molti a cui prestare attenzione: quello della ricerca di nuovi rapporti tra pubblico e privato, in particolare il privato sociale, per superare impostazioni vecchie e sfruttare appieno le possibilità che oggi la legislazione prevede. La scarsità delle risorse nelle aree marginali rende più disponibili a collaborare per ciò che appare come un bene comune; nasce così l’opportunità di aprire dei cantieri di partecipazione, favorendo un rinnovamento della democrazia nel suo significato sostanziale.

Un altro filone promettente è quello delle nuove tecnologie, in particolare il ricorso alle diverse forme di intelligenza artificiale. Stiamo scoprendo quanto possano rivelarsi potenti come strumenti di morte. Possiamo immaginare quanto benefica questa potenza potrebbe risultare se utilizzata non per la distruzione, ma nella logica della cura [2]: cura delle persone, cura delle comunità, cura dei territori e cura della casa comune.

E parlando della cura, mi preoccupano le poche nascite. C’è una “cultura dello spopolamento” che viene dalle poche nascite di bambini. È vero, tutti possono avere un cagnolino, ma occorre fare bambini. L’Italia, la Spagna… hanno bisogno di bambini. Pensate che uno di questi Paesi mediterranei ha l’età media di 46 anni! Noi dobbiamo prendere sul serio il problema delle nascite, prenderlo sul serio perché si gioca lì il futuro della patria, si gioca lì il futuro. Fare figli è un dovere per sopravvivere, per andare avanti. Pensate a questo: non è una pubblicità di un’agenzia per le nascite, ma voglio sottolineare il dramma delle poche nascite, che va pensato molto seriamente.

Cari amici, vi auguro ogni bene per il vostro lavoro. Di cuore benedico voi e i vostri cari. E per favore, vi chiedo di pregare per me, a mio favore. Grazie!

[Benedizione]

 

[1] Messaggio ai partecipanti al Convegno nazionale della CEI, Salerno, 24-26 ottobre 2014.

[2] Cfr Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2024, 1° gennaio 2024, 6.

 

Ai Membri del Consiglio Nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo (20 gennaio 2024)

Sab, 20/01/2024 - 09:45

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Do il mio benvenuto a voi, Presidente e membri del Consiglio nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo. E tramite voi, saluto tutti coloro che aderiscono a questo movimento ecclesiale.

Come sapete, in questi anni ho promosso CHARIS come organismo di servizio internazionale per il Rinnovamento Carismatico Cattolico. E anche recentemente, nel novembre scorso, ho avuto modo di parlare ai partecipanti all’incontro organizzato da CHARIS. Vi incoraggio a continuare a camminare su questa strada di comunione e a fare tesoro delle indicazioni che vi ho lasciato.

Oggi con voi, che vi prendete cura del movimento a livello nazionale, vorrei condividere uno sguardo pastorale sulla vostra presenza e sul vostro servizio. Prima di tutto ringrazio il Signore e ringrazio voi per il bene che le comunità del Rinnovamento seminano in mezzo al santo popolo fedele di Dio, favorendo anche una spiritualità semplice e gioiosa. E sottolineo soprattutto due aspetti che sono importanti: il servizio alla preghiera, specialmente di adorazione; e il servizio all’evangelizzazione. Preghiera ed evangelizzazione.

Il movimento carismatico per sua natura dà spazio e risalto alla preghiera, in particolare alla preghiera di lode, e questo è molto importante. In un mondo dominato dalla cultura dell’avere e dell’efficienza, e anche in una Chiesa a volte troppo preoccupata dell’organizzazione – state attenti a questo! –, abbiamo tutti bisogno di dare spazio al rendimento di grazie, alla lode e allo stupore di fronte alla grazia di Dio. Vi chiedo, fratelli e sorelle, di continuare a servire la Chiesa in questo, specialmente promuovendo la preghiera di adorazione. Un’adorazione in cui sia predominante il silenzio, in cui la Parola di Dio prevalga sulle nostre parole, insomma un’adorazione in cui al centro ci sia veramente Lui, il Signore, e non noi.

Questo è il primo aspetto per cui vi ringrazio e vi incoraggio: quello della preghiera. Il secondo è quello dell’evangelizzazione, che pure appartiene, per così dire, al DNA del movimento carismatico. Lo Spirito Santo, accolto nel cuore e nella vita, non può che aprire, muovere, far uscire; lo Spirito sempre spinge a comunicare il Vangelo, a uscire, e lo fa con la sua fantasia inesauribile. A noi spetta di essere docili e collaborare con Lui, come ci raccontano gli Atti degli Apostoli di Stefano, Filippo, Barnaba, Pietro, Paolo e gli altri. Questi non avevano un manuale per come procedere: è stato lo Spirito a spingerli e hanno fatto tante cose grandi. E ricordate sempre che il primo annuncio si fa con la testimonianza della vita! A che serve fare lunghe preghiere e tanti bei canti, se poi non so essere paziente con il mio prossimo, se non so stare vicino alla mamma che è sola – è il quarto comandamento: io mi scandalizzo di uomini e donne che hanno i genitori in una casa di ricovero e non vanno a trovarli –, o a quella persona in difficoltà… La carità concreta, il servizio nascosto è sempre la verifica del nostro annuncio: parole, gesti e cantici, senza la concretezza della carità, non vanno.

Preghiera ed evangelizzazione. Ma se voi siete venuti dal Papa non è solo per essere confermati in queste due strade che appartengono al vostro carisma e alla vostra storia. Il Successore di Pietro ha pure lui un carisma, che è quello della comunione, e soprattutto su questo vi può e deve confermare. Comunione anzitutto con i vostri Vescovi. Lo sapete bene, in ogni Chiesa particolare i movimenti ecclesiali devono ricercare sempre la comunione effettiva. E questo cosa vuol dire? Vuol dire che la comunità del Rinnovamento dev’essere al servizio dell’intera comunità diocesana, dell’intera comunità parrocchiale, secondo le indicazioni pastorali del Vescovo. Comunione inoltre con le altre realtà ecclesiali, associazioni, movimenti, gruppi: dare testimonianza di fraternità, di stima reciproca nella diversità, di collaborazione nell’impegno per iniziative comuni, al servizio del popolo di Dio e anche su questioni sociali in cui è in gioco la dignità delle persone. Vi ringrazio dell’impegno che già ponete in questo e vi esorto ad essere costruttori di comunione, prima di tutto tra voi: state attenti al chiacchiericcio. Comunione tra voi, questo è molto importante; e anche, comunione nell’ambito del vostro movimento, e poi nelle parrocchie e nelle diocesi.

Cari fratelli e sorelle, grazie di essere venuti. Andate avanti con gioia. La Madonna vi custodisca, sia sempre in mezzo a voi come tra i primi discepoli nel Cenacolo (cfr At 1,14). Io ho avuto una “storia particolare” con voi, perché all’inizio il movimento non mi piaceva, dicevo che era una scuola di samba e non un movimento ecclesiale. Poi da Arcivescovo ho visto come operavano, come riempivano la cattedrale durante gli incontri e ho incominciato ad avere un grande apprezzamento per voi. Andate avanti, ma non come scuola di samba, come movimento ecclesiale! Di cuore benedico voi e il vostro servizio. E vi chiedo per favore di pregare per me. Pregare con il corpo, con tutto, per me.

[Benedizione]

Alla Delegazione della Diocesi di Belluno-Feltre, nel 60° anniversario del disastro del Vajont (19 gennaio 2024)

Ven, 19/01/2024 - 11:30

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Vi accolgo con gioia e saluto tutti voi che, accompagnati dal vostro Vescovo e dal Presidente della Provincia di Belluno, siete venuti qui pellegrini. Un cordiale benvenuto ai sacerdoti e al Presidente dell’Associazione “Vajont – il futuro della memoria”. Voi portate a Roma, presso la tomba dell’Apostolo Pietro, un pesantissimo carico di memoria e di sofferenza.

Vorrei anzitutto esprimervi la mia vicinanza e ringraziarvi per quello che fate e per quello che siete: già solo con la vostra presenza rappresentate un’ondata di speranza. Se sessant’anni fa, esattamente il 9 ottobre del 1963, una catastrofica ondata spazzò via interi paesi e frazioni, provocando 1910 vittime, voi siete un’onda di vita. Infatti a quell’ondata di annientamento e distruzione avete risposto con il coraggio della memoria e della ricostruzione. Penso a tutte le gocce silenziose che hanno formato questa grande ondata di bene: ai soccorritori, ai ricostruttori, ai tanti che non si sono lasciati imprigionare dal dolore ma hanno saputo ricominciare. Voi siete artefici, siete testimoni di questi semi di risurrezione, che forse non fanno molta notizia, ma sono preziosi agli occhi di Dio, “specialista in ripartenze”, Lui che da un sepolcro di morte ha avviato una storia eterna di vita nuova. Grazie per la vostra testimonianza.

Per voi immagino sia accaduto che quel dolore incalcolabile e inenarrabile, come un’enorme lastra di ghiaccio nel cuore, grazie al calore della vostra coesione, alla vicinanza di molti e all’aiuto di Dio, si sia lentamente scongelato, per irrigare poi nuovamente la società. E, com’è nell’indole della vostra gente, avete fatto tanto bene senza molte parole, ma con grande impegno e concretezza, rimboccandovi le maniche: così avete riedificato con cura lì dove l’incuria aveva provocato distruzione.

Riflettendo sul disastro del Vajont colpisce un aspetto: a causare la tragedia non furono sbagli di progettazione o di realizzazione della diga, ma il fatto stesso di voler costruire un bacino artificiale nel luogo sbagliato. E tutto ciò perché? In ultima analisi per aver anteposto la logica del guadagno alla cura dell’uomo e dell’ambiente in cui vive; così che, se la vostra ondata di speranza è mossa dalla fraternità, quell’ondata che portò disperazione era provocata dall’avidità. E l’avidità distrugge, mentre la fraternità costruisce.

Cari amici, fratelli e sorelle, ciò è estremamente attuale. Non mi stanco di ripetere che la cura del creato non è un semplice fattore ecologico, ma una questione antropologica: ha a che fare con la vita dell’uomo, così come il Creatore l’ha pensata e disposta, e riguarda il futuro di tutti, della società globale in cui siamo immersi. E voi, di fronte alla tragedia che può scaturire dallo sfruttamento dell’ambiente, testimoniate la necessità di prendersi cura del creato. Ciò è essenziale oggi, mentre si sta sgretolando la casa comune, e il motivo è ancora una volta lo stesso: l’avidità di profitto, un delirio di guadagno e di possesso che sembra far sentire l’uomo onnipotente. Ma è un grande inganno questo, perché siamo creature e la nostra natura ci chiede di muoverci nel mondo con rispetto e con cura, senza annullare, anzi custodendo il senso del limite, che non rappresenta una diminuzione, ma è possibilità di pienezza. Chi non sa custodire il limite, mai potrà andare avanti.

Vorrei condividere con voi ancora un pensiero. Quest’anno ricorre l’ottavo centenario della composizione del Cantico delle creature di San Francesco, Patrono d’Italia. È anche il testo che ha inaugurato la letteratura italiana. In quella magnifica lauda il Poverello di Assisi chiama il sole, la luna, le stelle, il vento, il fuoco ed altri elementi, fratelli e sorelle, e li chiama così perché le creature sono parte di un’unica “rete viva di bene”, disposta amorevolmente dal Signore per noi. Il primo biografo attesta infatti di Francesco: «Abbraccia tutti gli esseri creati con un amore e una devozione quale non si è mai udito» (Tommaso da Celano, Vita seconda, CXXIV, 165: FF 750). Ebbene, nel Cantico delle creature egli loda il Signore «per sor’Acqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta» (FF 263). Utile e umile, eppure diventata tremenda e distruttiva nel caso del Vajont, oppure inaccessibile per tanti che oggi, nel mondo, soffrono la sete o non hanno acqua potabile. Abbiamo bisogno dello sguardo contemplativo, dello sguardo rispettoso di San Francesco per riconoscere la bellezza del creato e saper dare alle cose il giusto ordine, per smettere di devastare l’ambiente con logiche mortifere di avidità e collaborare fraternamente allo sviluppo della vita. Voi lo fate, custodendo la memoria e testimoniando come la vita possa risorgere proprio là, dove tutto era stato inghiottito dalla morte.

Cari fratelli e sorelle, vi rinnovo per questo la gratitudine, ammirato dalla consistenza benefica e tenace del vostro tessuto comunitario. Vi benedico di cuore. E vi chiedo, per favore, di pregare per me. Grazie.

Alla Delegazione della Federazione Internazionale Università Cattoliche (FIUC) (19 gennaio 2024)

Ven, 19/01/2024 - 11:00

Eminenza, Eccellenze,
cari fratelli e sorelle!

Avrei da leggere un discorso lungo, ma ho il respiro un po’ affannato; vedete, ancora questo raffreddore che non se ne va! Mi prendo la libertà di consegnare il testo a voi così che lo leggiate. E grazie, grazie tante. Grazie: vorrei ringraziare per questo incontro, per il bene che fanno le università, le nostre università cattoliche: seminare la scienza, la Parola di Dio e l’umanesimo vero. Vi ringrazio tanto. E non stancatevi di andare avanti: avanti sempre, con la missione tanto bella delle università cattoliche. Non è la confessionalità che dà loro identità: è un aspetto, ma non l’unico; è forse quell’umanesimo chiaro, quell’umanesimo che fa capire che l’uomo ha dei valori e che vanno rispettati: questa è forse la cosa più bella e più grande delle vostre università. Grazie tante.

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Discorso consegnato

Sono lieto di unirmi alla celebrazione del centenario della Federazione Internazionale delle Università Cattoliche (F.I.U.C.). Cent’anni di cammino sono motivo di tanta gratitudine! Saluto e ringrazio il Cardinale Josè Tolentino de Mendonça e la Professoressa Gil, Presidente della Federazione.

Fu Pio XI a benedire la prima associazione di diciotto Università Cattoliche, nel 1924. E un Decreto, di molto posteriore, dell’allora Congregazione dei Seminari e delle Università degli Studi riferisce – cito – che «si associarono con l’intenzione che i rettori delle medesime, […] con maggior frequenza, trattassero insieme gli affari […] da doversi promuovere comunemente a favore del loro altissimo fine» (29 giugno 1948). Venticinque anni dopo, il Venerabile Pio XII istituì la Federazione delle Università Cattoliche.

Da queste “radici” emergono due aspetti che vorrei evidenziare: il primo è l’esortazione a lavorare in rete. Oggi esistono nel mondo quasi duemila Università Cattoliche. Immaginiamo le potenzialità che potrebbe sviluppare una collaborazione più efficace e più operativa, rafforzando il sistema universitario cattolico. In un tempo di grande frammentazione, dobbiamo avere l’audacia di andare controcorrente, globalizzando la speranza, l’unità e la concordia, al posto dell’indifferenza, delle polarizzazioni e dei conflitti. Il secondo aspetto è il fatto che la Federazione – come scrisse Pio XII – viene istituita «dopo la guerra più terribile», come strumento che apporta «alla conciliazione e alla formazione della pace e della carità tra gli uomini» (Lett. ap. Catholicas studiorum Universitates, 27 luglio 1949). Purtroppo, questo centenario lo celebriamo ancora in uno scenario di guerra, la terza guerra mondiale a pezzi. Pertanto è essenziale che le Università Cattoliche siano protagoniste nella costruzione della cultura della pace, nelle sue molteplici dimensioni da affrontare in modo interdisciplinare.

Nella magna carta delle Università Cattoliche, la Costituzione Apostolica Ex corde EcclesiaeSan Giovanni Paolo II esordisce con l’affermazione piuttosto sorprendente che l’Università Cattolica nasce «dal cuore della Chiesa» (n. 1). Forse sarebbe stato più prevedibile che dicesse che essa scaturisce dall’intelligenza cristiana. Ma il Pontefice dà la priorità al cuore: ex corde Ecclesiae. In effetti, l’Università Cattolica, essendo «uno dei migliori strumenti che la Chiesa offre alla nostra epoca» (ivi, 10), non può che essere espressione di quell’amore che anima ogni azione della Chiesa, cioè l’amore di Dio per la persona umana.

In un tempo nel quale anche l’istruzione sta purtroppo diventando un business e grandi fondi economici senza volto investono nelle scuole e nelle università come si fa nella borsa, le istituzioni della Chiesa devono dimostrare di avere una natura diversa e di muoversi secondo un’altra logica. Un progetto educativo non si basa solo su un programma perfetto, su un’efficiente dotazione di strumenti o su una buona gestione aziendale. Nell’università deve pulsare una passione più grande, si deve vedere una comune ricerca della verità, un orizzonte di senso, e tutto vissuto in una comunità di conoscenza dove la generosità dell’amore, per così dire, si tocca con mano.

La filosofa Hannah Arendt, che ha studiato a fondo il concetto d’amore in Sant’Agostino, sottolinea che quel grande maestro descriveva l’amore con la parola appetitus, intesa come inclinazione, desiderio, tensione-verso. Per questo vi dico: non perdete l’appetito! Mantenete l’intensità del primo amore! Che le Università Cattoliche non sostituiscano il desiderio con il funzionalismo o la burocrazia. Non basta assegnare titoli accademici: è necessario risvegliare e custodire in ogni persona il desiderio di essere. Non basta modellare carriere competitive: occorre promuovere la scoperta di vocazioni feconde, ispirare percorsi di vita autentica e integrare il contributo di ciascuno nelle dinamiche creative della comunità. Certamente bisogna pensare l’intelligenza artificiale, ma anche quella spirituale, senza la quale l’uomo rimane uno straniero per sé stesso. L’università è una risorsa troppo importante per vivere soltanto “al passo coi tempi” e rinviando la responsabilità che i grandi bisogni umani e i sogni dei giovani rappresentano.

Mi piace ricordare una favola raccontata dallo scrittore Franz Kafka, morto cent’anni fa. Il protagonista è un topolino che ha paura della vastità del mondo e cerca una comoda protezione tra due muri uno a destra e l’altro a sinistra. A un certo punto, però, si accorge che  i muri cominciano ad avvicinarsi l’uno all’altro e lui rischia di rimanere schiacciato. Quindi inizia a correre ma, in fondo, intravede una trappola per topi che lo aspetta. È allora che ascolta il consiglio del gatto che gli dice: “Non devi fare altro che cambiare direzione”. Disperato, dà ascolto al gatto, che se lo mangia.

Non possiamo affidare alla paura la gestione delle nostre università; e sfortunatamente questo è più frequente di quanto si pensi. La tentazione di chiudersi dietro i muri, in una bolla sociale sicura, evitando i rischi o le sfide culturali, voltando le spalle alla complessità della realtà può sembrare la strada più affidabile. Questa è mera illusione! La paura divora l’anima. Non circondate mai l’università con muri di paura. Non permettete che un’Università Cattolica si limiti a replicare i muri tipici delle società in cui viviamo: quelli della disuguaglianza, della disumanizzazione, dell’intolleranza e dell’indifferenza, di tanti modelli che mirano a rafforzare l’individualismo e non investono nella fraternità.

Un’università che si protegge all’interno delle mura della paura può raggiungere un livello prestigioso, riconosciuto e apprezzato, occupando i primi posti nelle classifiche di produzione accademica. Ma, come diceva il pensatore Miguel de Unamuno, «il sapere per il sapere: questo è disumano». Dobbiamo sempre chiederci: a cosa serve la nostra scienza? Che potenziale trasformativo ha la conoscenza che produciamo? Di cosa e di chi siamo al servizio? La neutralità è un’illusione. Un’Università Cattolica deve fare delle scelte, delle scelte che riflettano il Vangelo. Deve prendere posizione e dimostrarlo con le sue azioni, in modo limpido; “sporcarsi le mani” evangelicamente nella trasformazione del mondo e al servizio della persona umana.

Di fronte a un’assemblea così qualificata, composta da Gran Cancellieri, Rettori e altre autorità accademiche, voglio ringraziare per tutto ciò che le Università Cattoliche stanno già facendo. Quanto impegno e innovazione, quanta intelligenza e studio mettete in quella che è la triplice missione dell’università: l’insegnamento, la ricerca e la restituzione alla comunità! Sì, voglio davvero ringraziarvi. Ma voglio anche chiedere il vostro aiuto. Sì, vi chiedo di aiutare la Chiesa, in questo momento storico, a illuminare le più profonde aspirazioni umane con le ragioni dell’intelligenza e le “ragioni della speranza” (cfr 1 Pt 3,15); di aiutare la Chiesa a condurre senza paura dialoghi sui grandi temi contemporanei. Aiutateci a tradurre culturalmente, in un linguaggio aperto alle nuove generazioni e ai nuovi tempi, la ricchezza dell’ispirazione cristiana; a identificare le nuove frontiere del pensiero, della scienza e della tecnologia e ad abitarle con equilibrio e saggezza. Aiutateci a costruire alleanze intergenerazionali e interculturali nella cura della casa comune, in una visione di ecologia integrale, che dia un’effettiva risposta al grido della terra e al grido dei poveri.

Cari amici della FIUC, in tante cappelle delle vostre Università si trova un’immagine della Madonna Sedes Sapientiae. Vi invito a guardarla con tenerezza e a tenere lo sguardo fissato su di lei. Qual è il segreto della Signora della Sapienza? È portare Gesù, che è la Sapienza di Dio e ci offre i criteri per costruire ogni sapienza. Fissate lo sguardo sul cuore di Maria; che lei possa accompagnare voi, le vostre comunità accademiche e i vostri progetti. Vi benedico di cuore. E per favore, non dimenticatevi di pregare per me.

Alla Delegazione Ecumenica dalla Finlandia (19 gennaio 2024)

Ven, 19/01/2024 - 09:00

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Rivolgo il mio cordiale benvenuto a tutti voi, membri della Delegazione ecumenica finlandese: «Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo» (Rm 1,7).

Sono lieto che anche quest’anno siate venuti a Roma come pellegrini per celebrare insieme la festa di Sant’Enrico, nella ormai collaudata forma ecumenica. Saluto in particolare coloro che per la prima volta partecipano a questo pellegrinaggio; mentre per la prima volta accolgo te, caro fratello Raimo, quale nuovo Vescovo cattolico di Helsinki: che il Signore benedica il tuo ministero!

Caro Bishop Åstrand, La ringrazio di cuore per le riflessioni che Lei sempre ben condivide, ricche di riferimenti alle testimonianze dei santi e di spirito ecumenico. E sono grato anche per i doni, molto ben pensati.

Mi hanno colpito le sue riflessioni sul valore del cammino e sulla Chiesa pellegrina. In quanto membri della comunità dei battezzati, siamo in cammino e la nostra meta comune è Gesù Cristo. E questa meta non è lontana, non è irraggiungibile, perché il nostro Signore ci è venuto incontro nella sua misericordia, si è fatto vicino nell’Incarnazione e si è fatto Egli stesso la Via, così che possiamo camminare sicuri, in mezzo agli incroci e alle false indicazioni del mondo, spesso bugiardo.

I santi sono fratelli e sorelle che hanno percorso fino in fondo questa strada e sono arrivati alla meta. Ci accompagnano come testimoni viventi di Cristo nostra Via, Verità e Vita. Ci incoraggiano a rimanere sul sentiero del discepolato anche quando facciamo fatica, quando cadiamo. Come luci accese da Dio, brillano davanti a noi per non farci perdere di vista la meta. “Confidate nella grazia di Dio! – ci dicono –. Lui vi ama e chiama anche voi ad essere santi” (cfr Rm 1,7).

SentendoLa parlare e sentendo parlare delle vostre realtà ringraziavo Dio, perché ci sono stati momenti in cui la venerazione dei santi sembrava dividere piuttosto che unire i credenti cattolici e ortodossi, da un lato, e quelli evangelici, dall’altro. Ma così non deve essere e, in realtà, non è mai stato nella fede del santo Popolo fedele di Dio. Nella Liturgia eucaristica noi così preghiamo rivolti al Padre celeste: «La moltitudine dei santi proclama la tua grandezza; perché nel coronamento dei loro meriti tu coroni l’opera della tua grazia» (Prefazio dei Santi I). E inoltre la Confessio Augustana, nel 21° articolo, afferma che «i santi devono essere ricordati, per rafforzare la nostra fede, quando vediamo come hanno ricevuto la grazia e come sono stati aiutati dalla fede; e per prendere esempio dalle loro buone opere».

Cari fratelli e sorelle, voi avete ricordato alcuni grandi Santi nordici: Brigida, Enrico e Olav. Questo fa pensare a ciò che scrisse il Papa San Giovanni Paolo II nell’Enciclica Ut unum sint: «Vorrei – cito – ricordare quell’incontro di preghiera che mi ha unito, nella stessa Basilica di San Pietro, per la celebrazione dei Vespri, con gli Arcivescovi luterani, Primati di Svezia e di Finlandia, in occasione del VI centenario della canonizzazione di Santa Brigida. […] Si tratta di un esempio, perché la consapevolezza del dovere di pregare per l’unità è diventata parte integrante della vita della Chiesa» (n. 25). Se il millenario della morte di Sant’Olav, nel 2030, potrà ispirare e approfondire la nostra preghiera per l’unità, e anche il nostro camminare insieme, questo sarà un dono per l’intero movimento ecumenico.

Carissimi, vi ringrazio, perché questo incontro con voi è un segno vivo nel contesto della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani iniziata ieri. Facciamo in modo che questo appuntamento ecumenico non si riduca a un adempimento e che non diventi autoreferenziale: che abbia sempre la linfa vitale dello Spirito Santo e che sia aperto ad accogliere i fratelli più poveri e più dimenticati, e anche coloro che si sentono abbandonati da Dio, che hanno smarrito la strada della fede e della speranza.

E ora vorrei invitarvi a recitare insieme la preghiera del Signore. Possiamo farlo ciascuno nella propria lingua. Invochiamo il nostro Padre celeste: “Padre nostro…”.

Alla Delegazione della Fondazione Arena di Verona (18 gennaio 2024)

Gio, 18/01/2024 - 09:30

Eccellenza, distinte Autorità,
cari amici, benvenuti!

Sono lieto di accogliervi in occasione delle celebrazioni per il centenario della “rinascita” dell’Arena di Verona, iniziata nel 1913 con la grande rappresentazione dell’Aida di Giuseppe Verdi e continuata fino ad oggi. Cento stagioni di attività artistica di altissimo livello, che hanno raccolto e mantenuto viva una preziosa eredità del passato, per consegnarla ancora più ricca alle generazioni future. E questo è molto bello: è una forma intelligente, creativa e concreta di gratitudine e di carità.

L’eredità di cui parliamo è multiforme. L’edificio stesso dell’Arena, prima di tutto, ha una storia di venti secoli, e si è conservato nel tempo proprio grazie al fatto di essere sempre stato un luogo vissuto. Come spesso accade, è stato adattato a vari utilizzi, protagonista di alterne vicende: valorizzato, in alcuni periodi, nella sua funzione originale di luogo di spettacolo; declassato, in altri, ad usi più umili, fino a rischiare, in alcuni momenti, di essere ridotto addirittura a cava di pietre. Lo ha però sempre riscattato l’affetto con cui i veronesi ne hanno di volta in volta tutelato la sopravvivenza, tornando a restaurarlo e a ripristinarlo tante e tante volte. E così è giunto agli inizi del ‘900 ad ospitare i natali di quella che sarebbe diventata la bellissima avventura del Festival, oggi centenaria.

Quanto lavoro in tutto questo, quanta dedizione e quanta fatica: da quella di chi ha costruito e ricostruito le strutture, a quella di autori ed artisti, a quella degli organizzatori dei vari eventi e a quella di tutti coloro, moltissimi, forse i più, che hanno lavorato, come si suol dire, “dietro le quinte”. Pensandoci, viene alla mente ciò che San Paolo dice della Chiesa, quando la paragona a un corpo che ha molte membra: ciascuna parte è complementare alle altre nella sua funzione specifica (cfr 1 Cor 12,1-27). Cento anni di arte, infatti, non può produrli una persona sola, e neanche un gruppetto di eletti: richiedono il concorso di una grande comunità, la cui opera va oltre l’esistenza stessa dei singoli e in cui chi lavora sa di costruire qualcosa non solo per sé, ma anche per chi verrà dopo. Per questo, guardandovi, vedo assieme a voi la folla ancora più grande di uomini e di donne che vi hanno preceduto e che idealmente portate qui: una folla presente sempre, anche sul palcoscenico, ad ogni spettacolo, che ci ricorda quanto è importante, nell’arte come nella vita, essere umili e generosi. Umiltà e generosità: due virtù del vero artista di cui ci parla la vostra storia!

Vi incoraggio dunque a continuare quest’opera, e a farlo con amore, non tanto per il successo personale, quanto per la gioia di donare qualcosa di bello agli altri. Donare felicità con l’arte, diffondere serenità, comunicare armonia! Ne abbiamo tutti tanto bisogno. Vi benedico di cuore. E vi raccomando, non dimenticatevi di pregare per me.

Udienza Generale del 17 gennaio 2024 - Catechesi. I vizi e le virtù. 4. <i>La lussuria</i>

Mer, 17/01/2024 - 09:00

Il testo qui di seguito include anche parti non lette che sono date ugualmente come pronunciate.

 

Catechesi. I vizi e le virtù. 4. La lussuria 

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi ascoltiamo bene la catechesi perché dopo avremo il circo che farà qualche cosa qui per divertirci.

Proseguiamo il nostro itinerario sui vizi e le virtù; e gli antichi Padri ci insegnano che, dopo la gola, il secondo “demone” , cioè vizio, che sta sempre accovacciato alla porta del cuore è quello della lussuria. Mentre la gola è la voracità nei confronti del cibo, questo secondo vizio è una sorta di “voracità” verso un’altra persona, cioè il legame avvelenato che gli esseri umani intrattengono tra di loro, specialmente nella sfera della sessualità.

Si badi bene: nel cristianesimo non c’è una condanna dell’istinto sessuale. Un libro della Bibbia, il Cantico dei Cantici, è uno stupendo poema d’amore tra due fidanzati. Tuttavia, questa dimensione così bella della nostra umanità, la dimensione sessuale, la dimensione dell’amore, non è esente da pericoli, tanto che già San Paolo deve affrontare la questione nella prima Lettera ai Corinzi. Scrive così: «Si sente da per tutto parlare di immoralità tra voi, e di una immoralità tale che non si riscontra neanche tra i pagani” (5,1). Il rimprovero dell’Apostolo riguarda proprio una gestione malsana della sessualità da parte di alcuni cristiani.

Ma guardiamo all’esperienza umana, all’esperienza dell’innamoramento. Qui ci sono tanti sposi novelli, voi potere parlare di questo! Perché questo mistero accada, e perché sia un’esperienza così sconvolgente nella vita delle persone, nessuno di noi lo sa. Una persona si innamora di un’altra, l’innamoramento viene. È una delle realtà più sorprendenti dell’esistenza. Buona parte delle canzoni che si ascoltano alla radio riguardano questo: amori che si illuminano, amori sempre ricercati e mai raggiunti, amori carichi di gioia, o che tormentano fino alle lacrime.

Se non viene inquinato dal vizio, l’innamoramento è uno dei sentimenti più puri. Una persona innamorata diventa generosa, gode nel fare regali, scrive lettere e poesie. Smette di pensare a sé stessa per essere completamente proiettata verso l’altro, è bello questo. E se chiedete a un innamorato: “per quale motivo tu ami?”, non troverà una risposta: per tanti versi il suo è un amore incondizionato, senza nessuna ragione. Pazienza se quell’amore, tanto potente, è anche un po’ ingenuo: l’innamorato non conosce veramente il volto dell’altro, tende a idealizzarlo, è pronto a pronunciare promesse di cui non coglie subito il peso. Questo “giardino” dove si moltiplicano meraviglie non è però al riparo del male. Esso viene deturpato dal demone della lussuria, e questo vizio è particolarmente odioso, almeno per due motivi.

Anzitutto perché devasta le relazioni tra le persone. Per documentare una realtà del genere è sufficiente purtroppo la cronaca di tutti giorni. Quante relazioni iniziate nel migliore dei modi si sono poi mutate in relazioni tossiche, di possesso dell’altro, prive di rispetto e del senso del limite? Sono amori in cui è mancata la castità: virtù che non va confusa con l’astinenza sessuale – la castità è più che l’astinenza sessuale –, bensì va connessa con la volontà di non possedere mai l’altro. Amare è rispettare l’altro, ricercare la sua felicità, coltivare empatia per i suoi sentimenti, disporsi nella conoscenza di un corpo, di una psicologia e di un’anima che non sono i nostri, e che devono essere contemplati per la bellezza di cui sono portatori. Amare è questo, e l’amore è bello. La lussuria, invece, si fa beffe di tutto questo: la lussuria depreda, rapina, consuma in tutta fretta, non vuole ascoltare l’altro ma solo il proprio bisogno e il proprio piacere; la lussuria giudica una noia ogni corteggiamento, non cerca quella sintesi tra ragione, pulsione e sentimento che ci aiuterebbe a condurre l’esistenza con saggezza. Il lussurioso cerca solo scorciatoie: non capisce che la strada dell’amore va percorsa con lentezza, e questa pazienza, lungi dall’essere sinonimo di noia, permette di rendere felici i nostri rapporti amorosi.

Ma c’è una seconda ragione per cui la lussuria è un vizio pericoloso. Tra tutti i piaceri dell’uomo, la sessualità ha una voce potente. Coinvolge tutti i sensi, dimora sia nel corpo che nella psiche, e questo è bellissimo, ma se non è disciplinata con pazienza, se non è inscritta in una relazione e in una storia dove due individui la trasformano in una danza amorosa, essa si muta in una catena che priva l’uomo di libertà. Il piacere sessuale, che è un dono di Dio, è minato dalla pornografia: soddisfacimento senza relazione che può generare forme di dipendenza. Dobbiamo difendere l’amore, l’amore del cuore, della mente, del corpo, amore puro nel donarsi uno all’altro. E questa è la bellezza del rapporto sessuale.

Vincere la battaglia contro la lussuria, contro la “cosificazione” dell’altro, può essere un’impresa che dura tutta una vita. Però il premio di questa battaglia è il più importante in assoluto, perché si tratta di preservare quella bellezza che Dio ha scritto nella sua creazione quando ha immaginato l’amore tra l’uomo e la donna, che non è per usarsi l’un l’altro, ma per amarsi. Quella bellezza che ci fa credere che costruire una storia insieme è meglio che andare a caccia di avventure – ci sono tanti don Giovanni! –, coltivare tenerezza è meglio che piegarsi al demone del possesso – il vero amore non possiede, si dona –, servire è meglio che conquistare. Perché se non c’è l’amore, la vita è triste, è triste solitudine. Grazie.

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Saluti

Je salue cordialement les pèlerins de langue française, en particulier les élèves de Fénélon-Sainte Marie, de Paris. Je vous invite tous à témoigner de la beauté et de la dignité de la personne humaine dans vos relations. Ma bénédiction à tous!

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare gli studenti di Fénélon-Sainte Marie, di Parigi. Vi invito tutti a testimoniare la bellezza e la dignità della persona umana nelle vostre relazioni. A tutti la mia benedizione!]

I extend a warm welcome to the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, especially the groups from Australia and the United States of America. Upon all of you, and upon your families, I invoke the joy and peace of our Lord Jesus Christ. God bless you!   

[Do il benvenuto a tutti i pellegrini di lingua inglese, specialmente ai gruppi provenienti dall’Australia e dagli Stati Uniti d’America. Su tutti voi e sulle vostre famiglie invoco la gioia e la pace del Signore nostro Gesù Cristo. Dio vi benedica!]

Liebe Brüder und Schwestern, das Leben des heiligen Mönchsvaters Antonius, dessen Gedenktag wir heute begehen, zeigt uns, dass der geistliche Kampf gegen die Dämonen und die Sünde unverzichtbar ist, um in der Heiligkeit zu wachsen. Bitten wir also beständig um die Hilfe des Herrn, damit wir am Ende den Sieg erlangen.

[Cari fratelli e sorelle, la vita di Sant’Antonio Abate, di cui oggi ricorre la memoria liturgica, ci mostra come la lotta spirituale contro i demoni e il peccato è indispensabile per crescere nella santità. Imploriamo dunque il continuo aiuto del Signore per vincere questa battaglia.]

Saludo cordialmente a todos los peregrinos de lengua española. Pidamos al Señor la gracia de saber amar como Él ama, con un amor libre y gratuito, y también de saber contemplar respetuosamente el don que Dios nos da en el hermano. Que Dios los bendiga y la Virgen Santa los acompañe. Muchas gracias.

Saúdo cordialmente os peregrinos de língua portuguesa, especialmente o grupo que veio de Cabo Verde. O Senhor, que nos criou, chama-nos a seguir caminhos de unidade. A criatividade para fazê-lo brota sempre do Evangelho. Deus vos abençoe!

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua portoghese, in modo speciale il gruppo proveniente da Capo Verde. Il Signore, che ci ha creato, ci chiama a seguire vie d’unità. La creatività per farlo la attingiamo sempre dal Vangelo. Dio vi benedica!]

أُحيِّي المُؤمِنِينَ النَّاطِقِينَ باللُغَةِ العربِيَّة. لِنَسِرْ في طريقِ الحبِّ الَّذي سارَ فيه يسوعُ حتَّى الصَّليب. لأنَّ الحبَّ وحدَه يَروي قلوبَنا، ويشفِي جِراحَنا، ويَمنَحُنا الفرحَ الحقِيقيّ. بارَكَكُم الرَّبُّ جَميعًا وَحَماكُم دائِمًا مِنْ كُلِّ شَرّ!

[Saluto i fedeli di lingua araba. Camminiamo sulla via dell’amore che Gesù ha percorso fino alla croce. Perché solo l’amore ci disseta il cuore, guarisce le nostre ferite e ci dà la vera gioia. Il Signore vi benedica tutti e vi protegga ‎sempre da ogni male‎!]

Pozdrawiam serdecznie Polaków. Dzisiejsza katecheza jest zachętą, by stawić czoła rozwiązłości. Walka z tą wadą może trwać przez całe życie, ale nagroda jest niezrównana: zachowanie piękna, które Bóg wpisał w swoje stworzenie, kiedy przewidział miłość między kobietą i mężczyzną. Niech pomaga wam w tym wstawiennictwo i nauczanie św. Jana Pawła II, który z wielkim oddaniem wychowywał młodych do dojrzałej miłości. Z serca wam błogosławię.

[Saluto cordialmente i polacchi. La catechesi di oggi è un incoraggiamento ad affrontare la lussuria. La lotta contro questo vizio può durare tutta la vita, la ricompensa però è incomparabile: il perseverare quella bellezza che Dio ha scritto nella sua creazione, quando ha immaginato l’amore tra l’uomo e la donna. Vi aiutino in questo l'intercessione e l'insegnamento di San Giovanni Paolo II, che con grande devozione educava i giovani all'amore maturo. Vi benedico di cuore.]

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APPELLO

Esprimo la mia vicinanza e solidarietà alle vittime, tutte civili, dell’attacco missilistico che ha colpito una zona urbana di Erbil, capitale della Regione Autonoma del Kurdistan Iracheno. Le buone relazioni tra vicini non si costruiscono con simili azioni, ma con il dialogo e la collaborazione. A tutti chiedo di evitare ogni passo che aumenti la tensione in Medio Oriente e negli altri scenari di guerra.

 * * *

Domani inizia la Settimana di preghiera per l’Unità dei cristiani, che quest’anno ha per tema: «Ama il Signore Dio tuo… e ama il prossimo come te stesso» (cfr. Lc 10,27). Vi invito a pregare, affinché i cristiani raggiungano la piena comunione e rendano una unanime testimonianza di amore verso tutti, specialmente verso i più fragili.

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto i fedeli di Bellizzi, il gruppo FederCasa, l’Istituto Pio IX-La Salle di Roma e la Scuola Highlands Institute di Roma.

Il mio pensiero va infine ai giovani, ai malati, agli anziani e agli sposi novelli. Oggi la liturgia fa memoria di Sant'Antonio Abate, uno dei padri fondatori del monachesimo. Il suo esempio vi incoraggi ad accogliere il Vangelo senza compromessi.

E non dimentichiamo i Paesi che sono in guerra, non dimentichiamo l’Ucraina, non dimentichiamo la Palestina, Israele, non dimentichiamo gli abitanti della Striscia di Gaza che soffrono tanto. Preghiamo per tante vittime della guerra, tante vittime. La guerra distrugge sempre, la guerra non semina amore, semina odio. La guerra è una vera sconfitta umana. Preghiamo per la gente che soffre nella guerra.

A tutti la mia Benedizione! 

Messaggio del Santo Padre ai partecipanti alla Conferenza Internazionale organizzata dalla Pontificia Accademia per la Vita (16 gennaio 2024)

Mar, 16/01/2024 - 12:00

Ai Partecipanti alla Conferenza internazionale: «La Dichiarazione di Helsinki: ricerche in contesti poveri di risorse»

Sono lieto di salutare tutti voi, all’inizio della Conferenza organizzata dalla World Medical Association, insieme con la American Medical Association e la Pontificia Accademia per la Vita. Il tema che affrontate, «La Dichiarazione di Helsinki: ricerche in contesti poveri di risorse», è sia importante sia opportuno, poiché la Dichiarazione stessa sottolinea il tema fondamentale della libertà e del consenso informato per quanto riguarda la ricerca clinica. Partendo da tale fondamento, nel corso degli anni abbiamo visto come questo tema abbia influito sulla pratica medica nel suo insieme.

Dalla sua versione originale nel 1964, e attraverso i suoi successivi aggiornamenti, la Dichiarazione ha offerto un contributo essenziale per rendere possibile il passaggio dalla ricerca sui pazienti alla ricerca con i pazienti. Sappiamo bene quanto questo cambiamento sia stato importante per la pratica della medicina nel promuovere una nuova armonia nel rapporto tra medico e paziente. Mentre l’asimmetria esistente nel rapporto terapeutico è fin troppo evidente, il ruolo centrale che il malato dovrebbe svolgere non è ancora diventato una realtà. Deve essere costantemente salvaguardato e promosso nelle nuove circostanze in cui si trova la medicina, che progrediscono sempre più velocemente e che includono nuove risorse tecnologiche e farmaceutiche, interessi economici e alleanze commerciali, nonché contesti culturali in cui è più facile strumentalizzare gli altri per i propri fini. La ricerca clinica nei Paesi a basso reddito è un campo particolarmente suscettibile a queste vulnerabilità. Di fatto, tali preoccupazioni costituiscono un particolare aspetto di quella protezione che dobbiamo sempre garantire, in tutti gli aspetti della nostra vita comune, per le persone più a rischio nelle nostre società. A livello internazionale, stiamo assistendo a molte ingiustizie che spingono i Paesi poveri in una posizione svantaggiata, in termini di accesso e utilizzo delle risorse disponibili, lasciandoli alla mercè di Paesi più ricchi e entità industriali che sembrano insensibili a quanti non possono affermarsi in termini economici, anche quando sono in gioco bisogni e diritti fondamentali. Sono questioni che riguardano anche le tecnologie come l’intelligenza artificiale (cfr. Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2024). È molto importante evitare che le disuguaglianze si verifichino anche nel campo dell’assistenza sanitaria e della ricerca clinica. Non possiamo subordinare la cura, che costituisce l’atteggiamento essenziale che permette alla vita umana di progredire attraverso l’affidamento di una persona a un’altra, alle mentalità riduttive del mercato e della tecnologia.

Sono dunque lieto che stiate riflettendo su tali questioni, cercando non soltanto di affrontare le loro implicazioni a livello teorico, ma anche di trovare soluzioni concrete. Di fatto, dobbiamo trovare un equilibrio tra le opportunità di ricerca e il benessere dei pazienti, di modo che le spese sostenute dalla ricerca e l’accesso ai benefici che ne risultano siano distribuiti in modo equo.

Vorrei qui attirare la vostra attenzione sul fatto che rispettare la libertà delle diverse comunità coinvolte significa riconoscere anche le loro diverse sensibilità culturali, che non dovrebbero essere lese da modelli di conoscenza e pratiche sociali che esse non riconoscono come proprie. Ci troviamo quindi di fronte a sfide che sollevano domande di giustizia globale in relazione all’assistenza sanitaria. In questo ambito, dopo l’esperienza della pandemia, abbiamo visto quanto sia importante fornire forme di governance che vadano oltre quelle a disposizione delle singole nazioni. A tale riguardo, dobbiamo promuovere un modo di pensare alla comunità internazionale che serva in maniera efficace la famiglia umana, passando a una prospettiva di amicizia sociale e fratellanza universale (cfr. Fratelli tutti, n. 173).

Con questi sentimenti, offro i miei oranti buoni auspici per le vostre deliberazioni e il vostro lavoro. Su tutti coloro che partecipano a questa conferenza invoco volentieri le abbondanti benedizioni di Dio Onnipotente.

Dal Vaticano, 16 gennaio 2024

FRANCESCO

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L'Osservatore Romano, Anno CLXIV n. 15, venerdì 19 gennaio 2024, p. 6.

Decreto del Sommo Pontefice Francesco relativo alla pubblicazione di provvedimenti normativi nello Stato della Città del Vaticano (16 gennaio 2024)

Mar, 16/01/2024 - 12:00

Esigenze emerse recentemente nell’ambito delle attività e funzioni legislative richiedono un’opportuna chiarificazione per consentire l’efficace e tempestiva entrata in vigore dei provvedimenti normativi nello Stato della Città del Vaticano.

Per tali ragioni, fermo restando il disposto dell’art. 2 della Legge n. LXXI sulle fonti del diritto del 1° ottobre 2008, tutti i provvedimenti normativi, di qualsiasi natura, devono ritenersi pubblicati al momento della loro affissione presso il Cortile di San Damaso, alla porta degli Uffici Postali e del Palazzo del Governatorato e nel sito istituzionale dello Stato della Città del Vaticano, prescindendo dalla data di effettiva pubblicazione nel Supplemento degli Acta Apostolicae Sedis.

Stabilisco che il presente Decreto Legislativo entri immediatamente in vigore e, munito del sigillo dello Stato, sia depositato nell’Archivio delle leggi dello Stato della Città del Vaticano, e che il testo corrispondente sia pubblicato mediante affissione presso il Cortile di San Damaso, alla porta degli Uffici Postali e del Palazzo del Governatorato e nel sito istituzionale dello Stato della Città del Vaticano, e successivamente inserito nel supplemento degli Acta Apostolicae Sedis, mandando a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.

Dato dal Nostro Palazzo Apostolico Vaticano il 16 gennaio 2024, anno XI del Nostro Pontificato.
 

FRANCESCO

Lettera Apostolica, in forma di Motu Proprio, con la quale vengono modificati e integrati il Motu Proprio "sulla trasparenza, il controllo e la concorrenza nelle procedure di aggiudicazione dei contratti pubblici della Santa Sede e dello Stato della...

Mar, 16/01/2024 - 12:00

Per meglio armonizzare l’esercizio odierno del servizio della Curia con il cammino di evangelizzazione, che la Chiesa […] sta vivendo (Praedicate Evangelium), proseguendo nel percorso intrapreso per favorire la trasparenza, il controllo e la concorrenza nelle procedure di aggiudicazione dei contratti pubblici, al fine di consentire una più efficace applicazione di quanto stabilito, considerate le osservazioni delle Istituzioni curiali, degli Uffici della Curia Romana, delle Istituzioni collegate alla Santa Sede o che ad essa fanno riferimento, e del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e valutata, altresì, l’esperienza maturata in questi anni,

dispongo quanto segue:

Articolo 1

1. Nel testo dell’art. 1, § 1, della NCP, del 1° giugno 2020, sono aggiunte le parole «d’appalto» e «nonché alle concessioni di lavori e servizi» e la parola «lettera» è sostituita dall’abbreviazione «lett.».

2. Il testo dell’art. 1, § 2, della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 2. La presente normativa, conformemente ai principi della Dottrina Sociale della Chiesa, dell’ordinamento canonico della Santa Sede e dell’ordinamento vaticano dello Stato della Città del Vaticano e della Lettera Enciclica Laudato si’ persegue i seguenti fini:

a) l’impiego sostenibile dei fondi interni;

b) la trasparenza della procedura di aggiudicazione;

c) la parità di trattamento e la non discriminazione degli offerenti;

d) la promozione di una concorrenza efficace tra gli offerenti, in particolare mediante misure in grado di contrastare gli accordi illeciti in materia di concorrenza e la corruzione.».

Articolo 2

1. Il testo dell’art. 2 della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

Ǥ 1. Ai fini della presente normativa si intende per:

a) «Enti», le Istituzioni curiali, gli Uffici della Curia Romana, le Istituzioni collegate alla Santa Sede o che ad essa fanno riferimento, nonché tutti i soggetti individuati nell’elenco allegato allo Statuto del Consiglio per l’Economia, e il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano;

b) «operatore economico», una persona fisica o giuridica, un raggruppamento di tali persone, compresa qualsiasi forma di associazione o rete, un ente senza personalità giuridica, che offre sul mercato la realizzazione di lavori o opere, la fornitura di beni o la prestazione di servizi;

c) «beni e servizi singolari», i beni, i servizi, le opere e i lavori che sono acquisiti, anche in maniera ricorrente, da/per un solo Ente;

d) «beni e servizi comuni», i beni, i servizi, le opere e i lavori che sono acquisiti, anche in maniera ricorrente, da/per almeno due Enti e/o sono suscettibili di soddisfare indistintamente le esigenze anche future di diversi o di tutti gli Enti;

e) «accordo quadro», contratto che la Committente intende concludere con uno o più fornitori, da identificare con procedure selettive ovvero con tutti gli operatori economici iscritti in una specifica classe di specializzazione, allo scopo di individuare categorie di beni e servizi, condizioni e corrispettivi prestabiliti. Sulla base dell’accordo quadro, gli Enti possono concludere singoli contratti definendo le clausole non previste dall’accordo quadro stesso;

f) «Committente» o «acquirente», l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (nel seguito APSA) o il Governatorato o l’Ente decentralizzato che, per quanto di competenza, si occupa dell’organizzazione e della finalizzazione delle procedure di affidamento, fatto salvo quanto previsto dall’art. 58 della presente normativa;

g) «Ente decentralizzato», l’Ente autorizzato ad operare in deroga alla centralizzazione, ai sensi dell’art. 16 della presente normativa;

h) «Ente beneficiario», l’Ente che chiede e riceve materialmente e in ultima istanza un bene o un servizio ancorché acquistato dalle Committenti;

i) «Organismi di vigilanza e di controllo», così come individuati dai rispettivi statuti e regolamentazioni, tra i quali: il Consiglio per l’Economia, la Segreteria per l’Economia, il Cardinale Presidente del Governatorato, quale Superiore autorità posta a garanzia del rispetto delle procedure stabilite dalla presente normativa per conto del Governatorato dello Stato Città del Vaticano, l’Unità di Controllo e Ispezione, presso la Segreteria Generale del Governatorato, nonché l’Ufficio del Revisore Generale, l’Autorità di Supervisione e Informazione Finanziaria secondo le proprie competenze e la Commissione di Materie Riservate;

j) «fornitore», l’operatore economico che abbia ottenuto, in base alla presente normativa, l’iscrizione all’Albo unico della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano e sia pertanto legittimato a stipulare validamente o abbia stipulato validamente appalti con le Committenti;

k) «incaricati professionali temporanei», i soggetti di cui agli artt. 11 del Regolamento generale della Curia Romana, 29 del Regolamento Generale per il personale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e 20 del Regolamento per il personale dirigente laico della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano e successive modifiche e integrazioni;

l) «Albo unico della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano» o «Albo», il luogo informatico dove sono pubblicati o depositati, con valore legale, gli atti, i documenti e le informazioni riguardanti le procedure di appalto e gli operatori economici;

m) «catalogo informatico», una lista di beni o di servizi, appartenenti a una o più classi di specializzazione, offerti da un fornitore incluso nella corrispondente categoria mediante pubblicazione nell’Albo ad un prezzo determinato;

n) «concessione di lavori», un contratto a titolo oneroso stipulato per iscritto in virtù del quale uno o più Enti affidano l’esecuzione di lavori ad uno o più operatori economici, ove il corrispettivo consiste nel diritto di gestire l’opera oggetto del contratto o in tale diritto accompagnato da un prezzo;

o) «concessione di servizi», un contratto a titolo oneroso stipulato per iscritto in virtù del quale uno o più Enti affidano la fornitura e la gestione di servizi diversi dall’esecuzione di lavori ad uno o più operatori economici, ove il corrispettivo consiste nel diritto di gestire i servizi oggetto del contratto o in tale diritto accompagnato da un prezzo;

p) «contratto pubblico», contratto stipulato da uno o più degli Enti di cui alla lettera a).».

Articolo 3

1. Nel testo dell’art. 3, § 1, lett. a), della NCP, del 1° giugno 2020, sono eliminate le parole «riferibili alla Santa Sede e allo Stato della Città del Vaticano».

2. Nel testo dell’art. 3, § 1, lett. b), della NCP, del 1° giugno 2020, sono aggiunte le parole «e ai fornitori».

3. Nel testo dell’art. 3, § 1, lett. c), della NCP, del 1° giugno 2020, le parole «nelle procedure della» sono sostituite dalla parola «dalla».

Articolo 4

1. Il testo dell’art. 4, § 1, lett. a), della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«a) dei contratti di lavoro subordinato, anche a termine, regolati dalle relative disposizioni del Regolamento Generale della Curia Romana, del Regolamento Generale per il personale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e dalle altre norme di settore tempo per tempo vigenti;».

2. Nel testo dell’art. 4, § 1, lett. b), della NCP, del 1° giugno 2020, il richiamo all’art. «8» è sostituito dal riferimento all’art. «16», le parole «Pastor Bonus» sono sostituite dalle seguenti «Praedicate Evangelium» e dopo la parola «integrazioni» è aggiunta una virgola.

3. Nel testo dell’art. 4, § 1, lett. d), i., della NCP, del 1° giugno 2020, la parola «gli» è sostituita dalla seguente «agli» e le parole «lo stesso strumento detti» sono sostituite dalle parole «gli stessi dettino».

4. Nel testo dell’art. 4, § 1, lett. d), iv., della NCP, del 1° giugno 2020, dopo la parola «Vaticano» il punto e virgola sostituisce il punto.

5. Il testo dell’art. 4, § 1, lett. e), della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«e) delle operazioni relative alle attività di approvvigionamento di merci per la rivendita da parte del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e da parte di quei soggetti espressamente autorizzati nel rispetto della normativa vigente in materia, salvo il caso siano oggetto di concessione ai sensi dell’art. 59;».

6. Nell’art. 4, § 1, della NCP, del 1° giugno 2020, dopo la lettera e) sono aggiunte le lettere f), g), h), i), j), k) e l) del seguente tenore:

«f) degli acquisti di beni e servizi delle Rappresentanze Pontificie della Santa Sede, che operano secondo i principi della presente normativa;

g) delle convenzioni stipulate dal Fondo di Assistenza Sanitaria con i medici e le strutture di ricovero, assistenza e cura ai sensi dell’art. 15 del proprio Statuto e successive modifiche e integrazioni, aventi ad oggetto le prestazioni sanitarie erogate agli iscritti;

h) dei contratti aventi ad oggetto l’acquisto da parte degli Enti di strumenti finanziari o di servizi di intermediazione finanziaria rientranti nell’ambito operativo disciplinato dalla Politica di Investimento della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano;

i) degli acquisti di beni destinati ad essere donati ai bisognosi, nei limiti e secondo le procedure stabiliti dalla Segreteria per l’Economia;

j) degli acquisti di beni e servizi, indicati con provvedimento, in base alla rispettiva competenza, della Segreteria per l’Economia e del Cardinale Presidente del Governatorato che, secondo gli usi commerciali, sono regolati in contanti o con strumenti elettronici di pagamento e per i quali, in considerazione delle particolari modalità con cui sono offerti sul mercato, risulta indifferente il fornitore e di fatto impossibile la competizione tra più fornitori sul prezzo o sulle caratteristiche del bene, sempre che gli stessi non siano stati oggetto di una convenzione o di un accordo quadro stipulato dall’APSA o dal Governatorato dello Stato della Città del Vaticano;

k) degli acquisti caratteristici delle strutture sanitarie, secondo quanto stabilito con provvedimento della Segreteria per l’Economia, che si ispira ai principi della presente normativa;

l) degli affidamenti a società commerciali sulle quali l’Ente esercita un controllo analogo a quello che espleta sulle proprie articolazioni interne, disciplinati da specifiche procedure approvate dalla Segreteria per l’Economia, che si ispirano ai principi della presente normativa.».

7. Il testo dell’art. 4, § 2, della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 2. La Commissione di Materie Riservate vigila sui Contratti di cui al precedente § 1, lett. d).».

Articolo 5

1. Il testo dell’art. 5, § 1, della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 1. Tenuto conto di quanto previsto dall’art. 1, § 3, dello Statuto del Consiglio per l’Economia e dalla Legge Fondamentale dello Stato della Città del Vaticano del 13 maggio 2023, la presente normativa si ispira ai seguenti principi fondamentali:».

2. Nel testo dell’art. 5, § 1, lett. e), della NCP, del 1° giugno 2020, la parola «ed» è sostituita da una virgola e sono aggiunte, infine, le seguenti parole «e risultato».

3. Nel testo dell’art. 5, § 1, lett. g), della NCP, del 1° giugno 2020, la parola «evitare» è sostituita dalle seguenti «astensione dal porre in essere».

Articolo 6

1. Nel testo dell’art. 6, § 1, della NCP, del 1° giugno 2020, dopo la parola «termini» è eliminata una virgola e nel seguito sono eliminate le parole «nel corso del quale cade il momento».

2. Il testo dell’art. 6, § 2, della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 2. Il termine è prorogato di diritto al giorno seguente non festivo se scade in un giorno festivo secondo il calendario dello Stato della Città del Vaticano.».

Articolo 7

1. Alla rubrica del Capo II, della NCP, del 1° giugno 2020, la parola «e» è sostituita da una virgola.

2. Nel testo dell’art. 7, § 1, della NCP, del 1° giugno 2020, le parole «di aggiudicazione dei» sono sostituite dalle seguenti «afferenti ai».

3. Nel testo dell’art. 7, § 2, della NCP, del 1° giugno 2020, la parola «aggiudicazione» è sostituita dalla parola «approvvigionamento», è aggiunta la parola «qualificazione,» e, infine, è eliminata la parola «di».

4. Nel testo dell’art. 7, § 3, della NCP, del 1° giugno 2020, sono eliminate le parole «di ruolo», sono aggiunte le parole «, anche a termine,» e «i».

5. Il testo dell’art. 7, § 4, della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 4. Il personale che versa nelle ipotesi di cui ai §§ 2 e 3 è tenuto a darne comunicazione all’Ente e ad astenersi dal partecipare alle procedure disciplinate dalla presente normativa. Fatte salve le ipotesi di responsabilità amministrativa e penale, la mancata astensione nei casi previsti costituisce comunque fonte di responsabilità disciplinare a carico del dipendente.».

Articolo 8

1. Il testo dell’art. 8, § 1, della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 1. Previa istanza motivata, è concesso ai soggetti che abbiano un interesse diretto, attuale e concreto nella procedura il diritto di accesso agli atti nelle procedure di affidamento e di esecuzione dei contratti pubblici, ivi comprese le candidature e le offerte.».

2. Nel testo dell’art. 8, § 2, della NCP, del 1° giugno 2020, la lettera «o» è sostituita dalla seguente «e».

3. Il testo dell’art. 8, § 3, della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 3. Nell’ambito delle procedure disciplinate dalla presente normativa e in qualunque altro caso in cui l’accesso possa alterare gli esiti della procedura, l’accesso può essere esercitato solo al termine della procedura stessa, presentando istanza debitamente motivata, entro 5 giorni dalla pubblicazione dell’aggiudicazione definitiva.».

4. Nell’art. 8, della NCP, del 1° giugno 2020, dopo il § 3, è aggiunto il nuovo § 4 del seguente tenore:

«§ 4. Per le procedure di cui al successivo art. 9 la Commissione di Materie Riservate può limitare o escludere il diritto di accesso.».

Articolo 9

1. Il testo dell’art. 9 della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 1. Qualora ricorrano giustificati motivi, gli Enti possono inoltrare alla Commissione di Materie Riservate un’istanza per l’apposizione di un vincolo di riservatezza sulla singola procedura.».

«§ 2. La Commissione di Materie Riservate, anche in deroga alla presente normativa e ai Regolamenti che le danno attuazione, provvede al riguardo avendo cura di contemperare le esigenze di riservatezza manifestate dal richiedente con i principi di trasparenza e pubblicità di cui alla presente normativa.».

Articolo 10

1. Nel testo dell’art. 10, § 3, della NCP, del 1° giugno 2020, la parola «trenta» è sostituita dal numero «30».

2. Nel testo dell’art. 10, § 4, della NCP, del 1° giugno 2020, le parole «contenuti nella», «regolamenti» e «nei bandi» sono sostituite rispettivamente dalle seguenti parole «disciplinati dalla», «Regolamenti» e «nella documentazione».

3. Nel testo dell’art. 10, § 5, della NCP, del 1° giugno 2020, dopo la parola «istanza» è aggiunta una virgola.

4. Il testo dell’art. 10, § 6, della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 6. In ogni atto notificato al destinatario devono essere indicati il termine e l’Autorità cui è possibile ricorrere. Nel caso di omessa indicazione, il termine è di 15 giorni decorrenti dalla notifica e l’Autorità competente è il Tribunale dello Stato Città del Vaticano.»

5. Nell’art. 10, della NCP, del 1° giugno 2020, dopo il § 6 è aggiunto il nuovo § 7 del seguente tenore:

«§ 7. Non è annullabile l’atto o il provvedimento privo di motivazione o con motivazione insufficiente, qualora l’Ente dimostri che il contenuto del provvedimento non avrebbe potuto essere diverso da quello di fatto adottato, tenuto conto dell’interesse diretto, attuale e concreto di chi ne contesti il difetto di motivazione o l’inadeguatezza della stessa.».

Articolo 11

1. Nel testo dell’art. 11, § 1, della NCP, del 1° giugno 2020, sono aggiunte le seguenti parole «qualificazione e di» e dopo la parola «economico» è eliminata una virgola.

2. Il testo dell’originario art. 11, § 2, della NCP, del 1° giugno 2020, è eliminato; il § 2 integra l’originario § 3 ed ha il seguente tenore:

«§ 2. È fatto divieto agli operatori economici di partecipare alla gara in più di un raggruppamento temporaneo o consorzio, ovvero di partecipare alla gara anche in forma individuale qualora abbia partecipato alla gara medesima in raggruppamento o consorzio unitamente ad altri operatori economici. I Regolamenti attuativi disciplinano le forme di collaborazione tra gli operatori economici e le modalità di partecipazione ammesse nelle procedure di affidamento.».

Articolo 12

1. Nel titolo dell’art. 12 la parola «Motivi» è sostituita dalla parola «Cause».

2. Il testo dell’art. 12, § 1, della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 1. Non possono essere iscritti nell’Albo e, ancorché iscritti, non possono partecipare alle procedure di acquisto o stipulare contratti gli operatori economici nei cui confronti, in qualunque giurisdizione:

a) se trattasi di persone fisiche, o nei confronti dei membri degli organi di amministrazione, dei soci di maggioranza e dei procuratori generali o speciali in materia di appalti, se società di capitali, o nei confronti dei soci, anche accomandatari, se società di persone, siano intervenute sentenze o altri provvedimenti di condanna, anche non definitivi, o sia comunque pendente un procedimento penale in relazione a delitti dolosi puniti con una pena non inferiore nel minimo ad un anno di reclusione;

b) se trattasi di persone fisiche, o nei confronti dei membri degli organi di amministrazione, dei soci di maggioranza e dei procuratori generali o speciali in materia di appalti, se società di capitali, o nei confronti dei soci, anche accomandatari, se società di persone, vi sia fondato sospetto di affiliazione, anche esterna, con organizzazioni criminali, di cui si abbia conoscenza per il tramite degli Organismi di vigilanza e di controllo, ovvero siano pendenti indagini per reati di riciclaggio e autoriciclaggio, corruzione, frode, terrorismo e suo finanziamento e sfruttamento di persone.».

Articolo 13

1. Il testo dell’art. 13 della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 1. Un operatore economico può essere escluso, altresì, dalla partecipazione a una procedura:

a) se non ha ottemperato agli obblighi relativi al pagamento dei contributi previdenziali e assistenziali o di altre provvidenze a favore dei lavoratori, secondo la normativa del Paese in cui è stabilito;

b) se ha commesso gravi violazioni degli obblighi relativi al pagamento di imposte e tasse;

c) se è stato inadempiente rispetto agli obblighi in materia di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori, secondo la legge o i contratti collettivi applicabili;

d) se è stato cancellato dall’Albo ai sensi dell’art. 34, fintantoché non sia stata accertata la rimozione delle cause che hanno dato luogo alla cancellazione e non sia trascorso almeno un anno dalla stessa;

e) se è costituito o partecipato, direttamente o indirettamente, da società fiduciarie o altre forme di intestazione fiduciaria che non consentano di individuare il beneficiario effettivo, fatto salvo il caso in cui sia data evidenza dell’identità del soggetto beneficiario;

f) se è residente ovvero stabilito in Stati o territori aventi regimi fiscali privilegiati secondo quanto disposto da istituzioni internazionali, così come definiti con provvedimento della Segreteria per l’Economia, oppure sono partecipati direttamente o indirettamente da soggetti residenti ovvero stabiliti nei suddetti Stati o territori;

g) se, nell’ipotesi di enti quotati, non è soggetto a forme di vigilanza di natura economica e finanziaria, nei Paesi nei quali sono stabiliti;

h) se è sottoposto ad una procedura di insolvenza o di liquidazione, o se è in stato di amministrazione controllata, o se ha stipulato un concordato preventivo con i creditori, ovvero se ha cessato le sue attività o si trova in qualsiasi altra situazione analoga derivante da una procedura simile ai sensi di leggi e dei regolamenti nazionali, fatto salvo il ricorso ad azioni finalizzate al recupero della solvibilità fornendone documentata evidenza;

i) se professionista che ha commesso violazioni gravi, definitivamente accertate, delle regole deontologiche stabilite dall’Ordine professionale di appartenenza;

j) se esiste un conflitto di interessi con gli Enti o i soggetti di cui all’art. 7;

k) se esiste un pericolo di distorsione della concorrenza;

l) se ha mostrato significative o persistenti carenze nell’esecuzione di un aspetto sostanziale in un precedente contratto pubblico o durante l’esecuzione di un aspetto sostanziale di un contratto pubblico in corso, su segnalazione delle Committente o degli Enti beneficiari;

m) se si è reso gravemente colpevole di false dichiarazioni nel fornire le informazioni richieste per verificare l’assenza di motivi di esclusione o il rispetto dei criteri di selezione, o se non ha trasmesso tali informazioni o non è stato in grado di presentare i documenti complementari richiesti;

n) se ha tentato di influenzare indebitamente il procedimento decisionale o di ottenere informazioni confidenziali in grado di conferirgli vantaggi indebiti rispetto alla singola procedura oppure ha fornito informazioni false per influenzare le decisioni riguardanti l’esclusione, la selezione o l’aggiudicazione;

o) se ha commesso gravi violazioni degli obblighi in materia ambientale definitivamente accertate;

p) se residente ovvero stabilito in Giurisdizioni a rischio elevato di riciclaggio, finanziamento del terrorismo e/o proliferazione delle armi di distruzione di massa, così come individuate dall’Autorità di Supervisione e Informazione Finanziaria nello svolgimento della propria attività istituzionale.

§ 2. Le cause di esclusione, salvo che non sia diversamente previsto, cessano con il venir meno delle situazioni che le hanno determinate.».

Articolo 14

1. Nel testo dell’art. 14, § 1, della NCP, del 1° giugno 2020, la parola «altresì» è preceduta e susseguita da una virgola ed è aggiunta la parola «motivata».

2. Nel testo dell’art. 14, § 1, lett. a), della NCP, del 1° giugno 2020, dopo la parola «soci» è aggiunta una virgola, le parole «dall’ all’» sono sostituite dalla parola «dall’» e dopo la parola «Integrale» il punto e virgola sostituisce il punto.

3. Il testo dell’art. 14, § 1, lett. b), della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«b) l’Autorità di Supervisione e Informazione Finanziaria, qualora nello svolgimento dei propri compiti istituzionali, inclusi quelli di cui agli artt. 69 e 69 bis della Legge N. XVIII, venga a conoscenza di possibili coinvolgimenti, diretti o indiretti, dell’operatore economico, o, in caso di persona giuridica, dei soggetti aventi i poteri di amministrazione e/o gestione o altri ruoli rilevanti nell’organico dell’operatore economico, in fattispecie connesse al riciclaggio, finanziamento del terrorismo o della proliferazione di armi di distruzione di massa, e reati ad essi correlati;».

4. All’art. 14 della NCP, del 1° giugno 2020, dopo la lett. b) sono aggiunte le lett. c) e d) del seguente tenore:

«c) l’Ufficio del Revisore Generale, quando, nello svolgimento delle proprie attività istituzionali, venga a conoscenza di fatti che potrebbero determinare il diniego dell’iscrizione o di fatti comportanti la cancellazione dall’Albo;

d) una Commissione appositamente costituita con provvedimento della Segreteria per l’Economia, le cui decisioni sono inappellabili, che in presenza di segnalazioni specifiche accerti fatti, eventi o situazioni che non siano compatibili con la Dottrina sociale della Chiesa o che mettano in dubbio la capacità del fornitore di soddisfare le esigenze di approvvigionamento.».

5. Il testo dell’art. 14, § 2, della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 2. Ove si tratti di associazioni tra imprese o altre forme di collaborazione tra imprese, ivi incluso il caso di subappalto, i requisiti di cui al presente articolo e le cause di cui agli artt. 11, 12 e 13 devono essere verificati anche rispetto alle imprese partecipanti.».

Articolo 15

1. Alla rubrica del Titolo II della NCP, del 1° giugno 2020, è eliminata la parola «INFORMATICO».

2. Il testo dell’art. 15, § 2, della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 2. Le Autorità centralizzate sono, da una parte, (i) l’APSA relativamente alle Istituzioni curiali, agli Uffici della Curia Romana, alle Istituzioni collegate alla Santa Sede o che ad essa fanno riferimento e, dall’altra, (ii) il Governatorato relativamente alle sue articolazioni.»

3. Nell’art. 15 della NCP, del 1° giugno 2020, dopo il § 2 è aggiunto il nuovo § 3 del seguente tenore:

«§ 3. D’intesa con APSA e Governatorato, le Istituzioni curiali, gli Uffici della Curia Romana e le Istituzioni collegate alla Santa Sede o che ad essa fanno riferimento possono, previa autorizzazione della Segreteria per l’Economia, avvalersi del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano quale Autorità centralizzata.».

Articolo 16

1. Il testo dell’art. 16, § 2, della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 2. Ciascun Ente decentralizzato può essere autorizzato dalla Segreteria per l’Economia a svolgere attività di acquisto in comune con uno o più Enti analogamente decentralizzati, presentando istanza motivata che dia evidenza di un legame giuridico o economico tra gli Enti coinvolti.».

2. Nell’art. 16 della NCP, del 1° giugno 2020, dopo il § 2 è aggiunto il nuovo § 3 del seguente tenore:

«§ 3. Su specifica richiesta delle Istituzioni curiali, degli Uffici della Curia Romana e delle Istituzioni collegate alla Santa Sede o che ad essa fanno riferimento, la Segreteria per l’Economia può autorizzare gli stessi, sentita l’APSA, a procedere in autonomia agli acquisti che non siano oggetto di contratti stipulati dalla stessa APSA.».

Articolo 17

1. Nel testo dell’art. 17, § 1, della NCP, del 1° giugno 2020, è eliminato il seguente riferimento «§1»,sono eliminate, altresì, le parole «Sono esclusi dall’applicazione dell’articolo 15» e sono aggiunte, infine, le seguenti «, possono procedere ad acquisti senza avvalersi della Committente di riferimento, previa autorizzazione della Commissione di Materie Riservate.».

2. L’art. 17, § 2, della NCP, del 1° giugno 2020, è abrogato.

Articolo 18

1. Il testo dell’art. 18, § 1, della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 1. La Segreteria per l’Economia, d’intesa con l’APSA, con procedimento congiunto con il Governatorato, con proprio provvedimento adotta e aggiorna periodicamente l’elenco dei prezzi e corrispettivi di riferimento nelle classi di specializzazione di cui all’art. 33 per i beni e servizi richiesti o effettivamente acquistati dagli Enti, nonché del costo del lavoro e delle tariffe dei professionisti.».

2. Il testo dell’art. 18, § 2, della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 2. I prezzi e i corrispettivi di riferimento sono stabiliti ed aggiornati sulla base di criteri, meccanismi e modalità individuati in specifiche Linee guida definite dalla Segreteria per l’Economia congiuntamente con le Committenti, prendendo in considerazione i prezzi e i corrispettivi nei mercati in cui avviene in maniera prevalente o significativa l’approvvigionamento da parte degli Enti o quelli riconosciuti nei contratti stipulati dalle Committenti o sulla base di prezzari pubblici di riferimento.».

3. Nel testo dell’art. 18, § 3, della NCP, del 1° giugno 2020, è aggiunta la lettera «i» e la parola «pubblicati» è sostituita dalla seguente «adottati».

4. Nel testo dell’art. 18, § 3, lett. a), della NCP, del 1° giugno 2020, sono aggiunte le parole «di acquisto» e sono eliminate, infine, le parole «nelle procedure selettive».

5. Nel testo dell’art. 18, § 3, lett. c), della NCP, del 1° giugno 2020, sono eliminate le parole «in sede di sua attuazione o di esecuzione dei contratti,» e sono aggiunte le parole «o del costo del lavoro o delle tariffe dei professionisti».

6. Il testo dell’art. 18, § 4, della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 4. Qualora, ai fini del precedente § 3, sorga la necessità urgente di stabilire il prezzo o il corrispettivo di mercato di beni e servizi non inclusi nel provvedimento di cui al § 1, ovvero il costo del lavoro in un settore non rilevato nel medesimo atto, le Committenti, dando conto dei criteri oggettivi utilizzati nella determinazione del prezzo o del corrispettivo e delle fonti consultate, informano la Segreteria per l’Economia ai fini dell’aggiornamento dei prezzi e corrispettivi di riferimento.».

7. Il testo dell’art. 18, § 5, della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 5. Per le rilevazioni di cui al presente articolo, la Segreteria per l’Economia, previo nulla osta della Segreteria di Stato ovvero per il tramite di questa, può stipulare accordi con organismi pubblici degli Stati nei quali operano o individuare, nelle modalità definite dalla presente normativa, un operatore economico inserito nell’Albo che svolga attività di rilevazione dei prezzi e dei corrispettivi di mercato per acquisire i dati.».

Articolo 19

1. Nel titolo dell’art. 19 della NCP, del 1° giugno 2020, le parole «singolare» ed «acquisti» sono sostituite rispettivamente dalle seguenti «Singolare» ed «Acquisti».

2. Il testo dell’art. 19 della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 1. Entro il 31 ottobre di ogni anno, le Istituzioni curiali, gli Uffici della Curia Romana e le Istituzioni collegate alla Santa Sede o che ad essa fanno riferimento, ivi inclusi quelli che si avvalgono della deroga alla centralizzazione di cui al precedente art. 16, tutti individuati con provvedimento della Segreteria per l’Economia, presentano, nei termini e con le modalità da essa stabiliti, il proprio Piano Singolare degli Acquisti coerentemente con il bilancio preventivo.

§ 2. Il Governatorato regolamenta la pianificazione degli acquisti con proprio provvedimento, nell’ambito del più ampio contesto programmatico del bilancio di previsione, ai sensi dell’art. 13 della Legge Fondamentale dello Stato della Città del Vaticano del 13 maggio 2023.

§ 3. Il Piano Singolare predisposto dall’APSA e dal Governatorato, per quanto di competenza, riguarda solo i beni, i servizi, le opere e i lavori relativi all’espletamento delle proprie funzioni.

§ 4. Il Piano Singolare deve contenere, se disponibili, le seguenti informazioni:

a) tipologia, caratteristiche tecniche e classe di specializzazione di ciascuna tipologia di beni e servizi;

b) quantitativo complessivo stimato dei beni e dei servizi per ciascuna tipologia o classe di specializzazione e la natura annuale o pluriennale della fornitura;

c) la spesa stimata per ogni bene o servizio in base ai prezzi e corrispettivi di riferimento.

§ 5. È nella facoltà di ciascun Ente o Direzione rappresentare nel proprio Piano Singolare condizioni speciali quali:

a) particolari modalità di esecuzione delle prestazioni;

b) tempistiche nella ricezione dei beni e nell’esecuzione delle prestazioni;

c) la natura di eventuali contratti intuitu personae ovvero le ragioni e la documentazione comprovanti i motivi per i quali si richiede un operatore economico determinato;

d) nel caso di bandi preceduti da progetti, l’inerenza dei beni o dei servizi al progetto con allegazione dei relativi documenti progettuali.

§ 6. Il Piano Singolare è trasmesso all’APSA per l’elaborazione del Piano Generale e alla Segreteria per l’Economia ai fini dell’approvazione del bilancio preventivo. Nei soli casi di cui al § 3 dell’art. 15 che precede, il Piano Singolare è trasmesso anche al Governatorato.

§ 7. Gli Enti di cui al § 1 che non abbiano presentato il Piano Singolare non possono procedere agli acquisti e all’indizione di gare. In ogni caso, l’APSA dà comunicazione della mancata presentazione del Piano Singolare alla Segreteria per l’Economia per gli adempimenti di competenza.

§ 8. Per gli acquisti che per qualunque ragione non siano stati inclusi nel Piano Singolare, gli Enti di cui al § 1 possono inoltrare all’APSA la richiesta di indizione di una procedura di acquisto o di acquisto tramite catalogo, ferme restando le procedure e le preventive autorizzazioni della Segreteria per l'Economia vigenti in materia di bilancio preventivo.».

Articolo 20

1. Nel titolo dell’art. 20 della NCP, del 1° giugno 2020, le parole «Piani generali» sono sostituite dalle seguenti «Piano Generale» e la parola «acquisti» è sostituita dalla parola «Acquisti».

2. Il testo dell’art. 20 della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 1. Entro il 31 dicembre di ogni anno, con proprio atto denominato Piano Generale degli Acquisti, l’APSA provvede alla razionalizzazione del fabbisogno dei beni e dei servizi di cui ai Piani Singolari ricevuti, raggruppandoli nelle seguenti categorie:

a) beni e servizi comuni;

b) beni e servizi singolari;

c) appalti d’opera o di lavori, distinguendoli fra quelli che, sentiti gli Enti interessati, possano essere convogliati in un’unica procedura di appalto, eventualmente organizzata per lotti funzionali, e quelli che richiedono un’autonoma procedura;

d) beni e servizi ad elevata standardizzazione aventi le caratteristiche di essere acquisiti mediante catalogo informatico ai sensi dell’art. 54.

§ 2. Il Piano Generale attribuisce a gruppi di beni e servizi suscettibili di essere acquisiti con una singola procedura una qualificazione di specializzazione coerente con quanto previsto dall’art. 33.

§ 3. Nel Piano Generale non sono inclusi gli acquisti degli Enti decentralizzati, salvo che:

a) le procedure da essi adottati riguardino solo determinate tipologie di acquisti, nel qual caso le restanti tipologie restano assoggettate per intero agli strumenti di programmazione e centralizzazione;

b) abbiano chiesto di poter procedere in maniera centralizzata, tramite l’APSA, a determinati acquisti.

§ 4. Le Committenti possono stipulare protocolli d’intesa per ricercare le migliori sinergie negli acquisti di comune interesse. Nella definizione del protocollo, anche quando preveda acquisti in comune mediante un’unica procedura, è coinvolta anche la Segreteria per l’Economia.

§ 5. Per lo Stato della Città del Vaticano il Piano Generale degli Acquisti coincide con il Bilancio Preventivo del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano che viene predisposto ed approvato con le modalità previste negli artt. 13 e 14 della Legge Fondamentale e nell’art. 29 della Legge N. CCLXXIV sul Governo dello Stato della Città del Vaticano.».

Articolo 21

1. Nel testo dell’art. 21, § 1, della NCP, del 1° giugno 2020, è eliminata la parola «informatico», sono aggiunte le parole «, avente scopo informativo,» e la parola «calendario» è sostituita dalla seguente «Calendario».

2. Nell’art. 21 della NCP, del 1° giugno 2020, dopo il § 1 è aggiunto il nuovo § 2 del seguente tenore:

«§ 2. Il Calendario degli acquisti degli Enti decentralizzati è pubblicato nell’Albo.».

Articolo 22

1. Nel testo dell’art. 22, § 1, della NCP, del 1° giugno 2020, è eliminata la parola «e» e sono aggiunte le parole «, anche a termine,» e «e dei professionisti esterni». Inoltre, al § 1, lett. b), della NCP, del 1° giugno 2020, la parola «commissione» è sostituita dalla seguente «Commissione».

2. Nel testo dell’art. 22, § 3, della NCP, del 1° giugno 2020, sono eliminate le parole «nella commissione giudicatrice,».

Articolo 23

1. Il testo dell’art. 23, § 1, della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 1. La Segreteria per l’Economia iscrive nell’Elenco i dipendenti, anche a termine, gli incaricati professionali temporanei e i professionisti esterni, dopo che una Commissione di valutazione all’uopo preposta ne abbia accertato accuratamente l’effettiva competenza e l’attitudine a svolgere gli incarichi per cui sono nominati.».

2. Il testo dell’art. 23, § 2, della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 2. La Segreteria per l’Economia, sentiti l’APSA e il Governatorato, definisce i meccanismi di funzionamento dell’Elenco, nonché la suddivisione delle competenze tra la Segreteria per l’Economia e la Commissione di valutazione di cui al § 1.».

3. Nel testo dell’art. 23, § 3, della NCP, del 1° giugno 2020, è eliminato il seguente riferimento «§2».

Articolo 24

1. Nell’art. 24, § 1, lett. b), della NCP, del 1° giugno 2020, la lettera «e» è sostituita da una virgola, è aggiunta la parola «gli» e tra le parole «professionali» e «temporanei» è eliminata la congiunzione «e».

2. Nell’art. 24, § 2, della NCP, del 1° giugno 2020, la lett. c) è integralmente sostituita dalla seguente:

«c) abbia o abbia avuto, nei cinque anni precedenti, incarichi di qualunque genere da parte di un operatore economico che ha presentato un’offerta, ovvero sia o sia stato un dipendente dello stesso, ovvero abbia o abbia avuto con questi significative relazioni d’affari;».

3. Nel testo dell’art. 24, § 2, lett. e), della NCP, del 1° giugno 2020, sono aggiunte, infine, le seguenti parole «o di Responsabile dell’esecuzione del contratto.».

4. Nell’art. 24 della NCP, del 1° giugno 2020, dopo il § 2 è inserito il nuovo § 3 del seguente tenore:

«§ 3. È dovere del dipendente, dell’incaricato professionale temporaneo e del professionista esterno dichiarare le situazioni dalle quali potrebbero comunque risultare compromesse o diminuite la propria imparzialità e indipendenza.».

Ne consegue che gli originari §§ 3 e 4 sono diventati rispettivamente i §§ 4 e 5.

5. Nell’art. 24 della NCP, del 1° giugno 2020, il § 4 è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 4. Il dipendente, l’incaricato professionale temporaneo e il professionista esterno, all’atto del conferimento del mandato amministrativo, deve rilasciare una dichiarazione redatta su modello predisposto dalla Segreteria per l’Economia circa l’insussistenza delle situazioni di incompatibilità. A tal fine, al dipendente, incaricato professionale temporaneo o professionista esterno è resa disponibile la documentazione amministrativa prodotta dall’operatore economico all’atto dell’iscrizione nell’Albo e successive integrazioni.».

6. Nell’art. 24, § 5,della NCP, del 1° giugno 2020, la parola «commissione» è sostituita dalla parola «Commissione».

Articolo 25

1. Il testo dell’art. 25 della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 1. La Committente, su designazione dell’Ente beneficiario, nomina per ogni procedura o più procedure un Responsabile del procedimento.

§ 2. Il Responsabile del procedimento svolge compiti istruttori e non è competente all’adozione di provvedimenti definitivi o alla stipula di contratti.

§ 3. Le attività del Responsabile del procedimento e dei soggetti che con questi collaborano hanno natura endoprocedimentale e si imputano esclusivamente all’Ente, che assume ogni responsabilità nei confronti degli operatori economici e di terzi. Restano ferme le disposizioni del Regolamento Generale della Curia Romana e del Codice di Diritto Canonico.

§ 4. Il nominativo del Responsabile del procedimento deve essere indicato in tutti gli atti e documenti adottati in relazione ad ogni singola procedura.».

Articolo 26

1. Alla rubrica del CAPO IV della NCP, del 1° giugno 2020, la parola «Informatico» è sostituita dalla seguente «unico».

2. Nel titolo dell’art. 26 della NCP, del 1° giugno 2020, è eliminata la parola «informatico».

3. Il testo dell’art. 26 della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 1. È istituito l’Albo unico della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano, suddiviso in due comparti:

a) dell’APSA, per gli operatori economici della Santa Sede, in conformità alle disposizioni della presente normativa;

b) del competente Ufficio del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, per gli operatori economici dello Stato della Città del Vaticano, in conformità alle disposizioni di cui alla Legge N. CCLXXIV sul Governo dello Stato della Città del Vaticano del 25 novembre 2018.

§ 2. Ogni comparto è suddiviso in due sezioni:

a) la Sezione degli annunci legali;

b) la Sezione degli operatori economici.

§ 3. La gestione amministrativa della Sezione degli annunci legali compete ai soggetti di cui al § 1, ciascuno per quanto di propria competenza; la Sezione degli operatori economici è gestita secondo quanto disciplinato dagli artt. 31 e ss.

§ 4. Ciascun gestore individua il proprio Responsabile dell’Albo ai sensi dell’art. 33, § 2, del Motu Proprio “La Cura Vigilantissima”. Le competenze e le funzioni del Responsabile dell’Albo non sono delegabili.

§ 5. Per la gestione dell’Albo si applicano, in quanto compatibili, i principi e le regole generali stabilite dal Motu Proprio “La Cura Vigilantissima”.».

Articolo 27

1. Il testo dell’art. 27, § 1, lett. a), b) e c), della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 1. La consultazione dell’Albo è consentita:

a) agli Enti per le aree pubbliche nella Sezione degli annunci legali e nella Sezione degli operatori economici e, su richiesta, per l’accesso all’area riservata agli operatori economici iscritti all’Albo;

b) a tutti gli operatori economici interessati alle aree pubbliche nella Sezione degli annunci legali e nella Sezione degli operatori economici;

c) agli operatori economici iscritti all’Albo, sia relativamente alla Sezione degli annunci legali per le procedure di acquisto riguardanti le classi di specializzazione per cui sono iscritti, sia relativamente alla Sezione degli operatori economici limitatamente al proprio fascicolo;».

Articolo 28

1. Il testo dell’art. 28, § 1,della NCP, del 1° giugno 2020, è eliminato. Ne consegue che gli originari §§ 2 e 3 sono diventati rispettivamente i §§ 1 e 2.

Articolo 29

1. Nel titolo dell’art. 29 la parola «Sottosezioni» è sostituita dalla parola «Sezione».

2. Il testo dell’art. 29, § 1, della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

Ǥ 1. Nella Sezione degli annunci legali sono pubblicati:

a) la documentazione di gara e ogni atto e documento che debba essere tenuto in considerazione dagli operatori economici ai fini della partecipazione ad una singola procedura, ivi incluse le istanze e i chiarimenti di qualunque genere, eventualmente presentati dagli altri offerenti e le relative risposte;

b) la normativa di riferimento, i provvedimenti che le danno attuazione, gli indirizzi e le linee guida;

c) gli atti dei procedimenti e le decisioni dell’Autorità Giudiziaria. Per gli atti difensivi e i documenti prodotti dalle parti, l’accesso è limitato alle sole parti del procedimento.».

3. I §§ 2, 3 e 4 dell’art. 29 della NCP, del 1° giugno 2020,sono abrogati.

Articolo 30

1. Nel testo dell’art. 30, § 1, della NCP, del 1° giugno 2020, dopo la parola «economici» è eliminata una virgola.

2. Il testo dell’art. 30, § 3, della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 3. Nell’Albo sono presenti aree pubbliche liberamente consultabili in cui sono pubblicati i moduli per la richiesta di iscrizione all’Albo, il Calendario degli acquisti, la normativa di riferimento e i provvedimenti che le danno attuazione, gli indirizzi e le linee guida, nonché la documentazione di gara relativa alla sola procedura selettiva pubblica di cui all’art. 36.».

3. L’art. 30, § 4,della NCP, del 1° giugno 2020, è abrogato.

Articolo 31

1. Il testo dell’art. 31 della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 1. La Segreteria per l’Economia, con apposito provvedimento, predispone la modulistica per la domanda d’iscrizione all’Albo indicando, altresì, la documentazione necessaria alla dimostrazione del possesso dei requisiti richiesti per l’iscrizione.

§ 2. La Segreteria per l’Economia provvede all’iscrizione nell’Albo previa verifica dei requisiti in capo agli operatori economici e la comunica al Responsabile dell’Albo.

§ 3. Nella procedura selettiva pubblica di cui all’art. 37 le verifiche per l’iscrizione dell’aggiudicatario sono svolte dal Responsabile del procedimento, che ne comunica l’esito alla Segreteria per l’Economia trasmettendo la relativa documentazione. La Segreteria per l’Economia può eseguire controlli anche a campione su quanto trasmesso.

§ 4. L’autorizzazione dell’iscrizione all’Albo ha una durata di 5 anni e la permanenza dei requisiti per l’iscrizione è verificata periodicamente dalla Segreteria per l’Economia anche avvalendosi delle Autorità preposte della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano.

§ 5. L’iscrizione dovrà avvenire (i) entro 30 giorni dalla presentazione da parte del richiedente di tutta la documentazione prevista, oppure (ii) entro 5 giorni dalla comunicazione del Responsabile del procedimento di cui al § 3.

§ 6. Nel caso in cui si rendano necessari particolari approfondimenti, i termini di cui al paragrafo precedente possono essere prorogati dalla Segreteria per l’Economia per uguale durata.

§ 7. La Segreteria per l’Economia può procedere all’iscrizione con riserva, sulla base di autocertificazioni, assegnando un termine non superiore a 60 giorni per la consegna della documentazione corrispondente, ovvero per adempiere alle richieste formulate dalla stessa, nei casi di:

a) oggettiva difficoltà dell’operatore economico a produrre la documentazione richiesta;

b) mancanza temporanea dei requisiti per l’iscrizione;

c) particolare urgenza.

§ 8. Il fornitore si impegna a comunicare tempestivamente ogni variazione dei dati indicati nel corso del processo di iscrizione, consapevole che l’omessa, parziale o tardiva segnalazione potrebbe dar luogo alla cancellazione dall’Albo.

§ 9. Il contratto, sotto pena di invalidità, non può essere sottoscritto finché non sia intervenuta l’iscrizione dell’operatore economico nell’Albo.

§ 10. Contro il provvedimento di rigetto dell’iscrizione all’Albo è ammesso ricorso dinanzi all’Autorità Giudiziaria.».

Articolo 32

1. Il testo dell’art. 32, § 1, lett. a), della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«a) per partecipare alle procedure di acquisto riservate agli operatori economici che abbiano completato la procedura di iscrizione;».

2. Nel testo dell’art. 32, § 1, lett. b), della NCP, del 1° giugno 2020, le parole «nelle gare pubbliche» sono sostituite dalle parole «con gli Enti».

Articolo 33

1. Nel titolo dell’art. 33 della NCP, del 1° giugno 2020, la parola «Categorie» è sostituita dalla seguente «Classi».

2. Il testo dell’art. 33 della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 1. Gli operatori economici possono chiedere di essere iscritti all’Albo per una o più classi di specializzazione, tenuto conto:

a) dell’oggetto sociale ovvero di qualsiasi altra attestazione formale;

b) dell’attività effettivamente esercitata;

c) delle abilitazioni, autorizzazioni, licenze o altro provvedimento rilasciato da enti pubblici del Paese in cui sono stabiliti, che consentono di operare in determinati settori economici;

d) delle attestazioni dei clienti pubblici e privati che forniscano prova di avere operato in determinati settori economici ed avere determinati requisiti;

e) di ogni altro elemento che consenta di accertarne la presenza effettiva in un determinato mercato o area di attività.

§ 2. Le classi di specializzazione sono enumerate e aggiornate con provvedimento della Segreteria per l’Economia, sentite le Committenti.

§ 3. Gli operatori economici, qualora dimostrino di averne i requisiti, possono chiedere l’iscrizione in più classi di specializzazione. Viceversa, qualora un Ente accerti la mancanza dei requisiti per l’iscrizione in una o più classi di specializzazione, ne dà comunicazione alla Segreteria per l’Economia che, previa propria verifica e sentita la Committente di riferimento, ha la facoltà di procedere alla rimozione della classe di specializzazione in cui risultava iscritto l’operatore economico.

§ 4. Qualora per una o più classi di specializzazione non vi siano fornitori iscritti all’Albo o vi sia un numero di operatori economici inferiore a tre, l’APSA e il Governatorato, all’atto della pubblicazione del Calendario degli acquisti, provvedono a dare comunicazione agli Enti della necessità di reperire ulteriori operatori economici da iscrivere all’Albo e avviano in proprio le opportune ricerche di mercato.».

Articolo 34

1. Nel titolo dell’art. 34 della NCP, del 1° giugno 2020, sono aggiunte le parole «e sospensione».

2. Il testo dell’art. 34 della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 1. Su istanza degli Enti o d’ufficio, i fornitori sono cancellati o sospesi dall’Albo con provvedimento della Segreteria per l’Economia, sentita la Committente di riferimento, qualora ricorra una delle ipotesi di cui agli artt. 11 e ss., nonché nei seguenti casi:

a) siano inadempienti in uno o più contratti pubblici, sempre che l’inadempimento abbia le caratteristiche di cui all’art. 1455 c.c.;

b) abbiano un basso rating di valutazione determinato ai sensi dell’art. 63 bis;

c) sopravvenga la perdita dei requisiti per l’iscrizione, ovvero ne sia accertata l’originaria insussistenza.

§ 2. Il provvedimento di cancellazione è disposto dalla Segreteria per l’Economia previa valutazione delle giustificazioni eventualmente presentate dal fornitore; detto provvedimento è, altresì, impugnabile dinanzi all’Autorità Giudiziaria entro 30 giorni dalla cancellazione stessa.

§ 3. Nelle ipotesi di cui al § 1, che abbiano carattere di minore gravità, la Segreteria per l’Economia può disporre la sospensione del fornitore dall’Albo al massimo per due anni.

§ 4. La cancellazione e la sospensione possono essere disposte anche limitatamente ad una classe di specializzazione qualora le cause che le hanno determinate riguardino solo il relativo ramo di attività.

§ 5. L’Ufficio del Revisore Generale, anche nell’ambito di quanto previsto dagli artt. 48 lettera d) e 59 della Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione e 30, commi 1 e 4, della Convenzione delle Nazioni Unite contro il crimine organizzato transnazionale, al fine di esercitare un’adeguata verifica sulla veridicità delle dichiarazioni degli operatori economici e sull’autenticità della documentazione prodotta ai sensi dell’art. 2 § 2 lettera d) del proprio Statuto, su mandato e previo nulla osta della Segreteria di Stato, ovvero per il tramite di questa, può stipulare convenzioni con Enti pubblici degli Stati nei quali operano o sono comunque stabiliti un numero rilevante di operatori economici.

§ 6. La Segreteria per l’Economia, l’APSA e il Governatorato possono chiedere all’Ufficio del Revisore Generale di effettuare verifiche sulle attestazioni rese dagli operatori economici.».

Articolo 35

1. Nel testo dell’art. 35 della NCP, del 1° giugno 2020, le parole «statuto», «paese» e «dalla presente Sezione» sono sostituite rispettivamente dalle seguenti «Statuto», «Paese» e «dal presente Capo» e sono aggiunte, infine, le parole «La Segreteria per l’Economia può, altresì, sottoporre all’attenzione del Consiglio per l’Economia ulteriori forme semplificate di qualificazione.».

Articolo 36

1. Nel testo dell’art. 36, § 1, della NCP, del 1° giugno 2020, dopo la parola «selettiva» è aggiunto un punto.

2. Il testo dell’art. 36, § 2, della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 2. L’aggiudicazione avviene mediante:

a) Procedura selettiva pubblica;

b) Procedura selettiva mediante Albo;

c) Procedura mediante Richiesta di Proposta;

d) Affidamento diretto.».

3. Nell’art. 36 della NCP, del 1° giugno 2020, dopo il § 2 sono aggiunti i §§ 3 e 4 del seguente tenore:

«§ 3. Ove sussistano oggettive ragioni di opportunità, i Regolamenti attuativi possono individuare limiti di valore differenti rispetto a quelli fissati dalla presente normativa.

§ 4. È vietato, sotto pena di nullità di tutti i contratti, il frazionamento delle prestazioni al fine di farle rientrare nelle soglie predefinite.».

Articolo 37

1. Dopo l’art. 36 della NCP, del 1° giugno 2020, è aggiunto l’articolo 36 bis del seguente tenore:

«Articolo 36 bis Criteri di selezione delle offerte

§ 1. Gli appalti sono aggiudicati secondo il sistema dell’offerta economicamente più vantaggiosa e il sistema del massimo ribasso.

§ 2. Negli appalti aggiudicati con il sistema dell’offerta economicamente più vantaggiosa la valutazione delle offerte avviene in base alla comparazione ponderata delle offerte tecniche, funzionali ed economiche proposte dagli operatori economici, individuando quella che, sulla base di criteri oggettivi e predeterminati nella documentazione di gara, fornisce il miglior rapporto tra qualità, quantità e pregio tecnico, da un lato, e prezzo o costo, da un altro lato, esprimendo, altresì, un unico dato numerico idoneo a consentire di porre le offerte in una graduatoria.

§ 3. Gli elementi tecnici e funzionali suscettibili di valutazione separata e autonoma e il loro peso nell’attribuzione dei punteggi sono specificati nei documenti di gara, in accordo con le esigenze manifestate dagli Enti.

§ 4. Nei casi di aggiudicazione al massimo ribasso, ogni aspetto tecnico e funzionale è predeterminato dalla documentazione di gara e lo schema di contratto contiene ogni elemento di disciplina del rapporto con i fornitori. L’affidamento avviene al termine della competizione sulla sola componente economica, anche attraverso il meccanismo dei ribassi successivi, senza la nomina di una Commissione giudicatrice, all’operatore economico che si sia offerto di eseguire l’intera prestazione al prezzo più basso, purché lo stesso non risulti anomalo. I requisiti soggettivi dell’operatore economico non possono comportare valutazioni discrezionali.

§ 5. Gli oneri per la sicurezza non sono soggetti a ribasso economico.».

Articolo 38

1. Il testo dell’art. 37 della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 1. Nella procedura selettiva pubblica qualsiasi operatore economico interessato, anche non iscritto all’Albo, può presentare un’offerta. Il termine minimo per la ricezione delle offerte è di 30 giorni dalla data di pubblicazione del bando di gara nell’area pubblica dell’Albo, fatta salva la possibilità di stabilire un termine inferiore per ragioni debitamente motivate.

§ 2. Tutti gli operatori economici, in possesso dei requisiti indicati nella presente normativa nonché nei documenti di gara, possono presentare un’offerta secondo le modalità definite nei documenti di gara stessi.»

Articolo 39

1. Nel titolo dell’art. 38 della NCP, del 1° giugno 2020, è eliminata la parola «informatico».

2. Nel testo dell’art. 38, § 1, della NCP, del 1° giugno 2020,è eliminata la parola «informatico» e le parole «categoria» e «avviso» sono sostituite rispettivamente dalle seguenti «classe» e «bando».

3. Nel testo dell’art. 38, § 2, della NCP, del 1° giugno 2020, la parola «trenta» è sostituita dal numero «30», sono eliminate le parole «ragioni di urgenza» e sono aggiunte, infine, le seguenti parole «ragioni debitamente».

4. L’art. 38, § 3, della NCP, del 1° giugno 2020, è abrogato.

Articolo 40

1. Nel testo dell’art. 39, § 1, lett. d), della NCP, del 1° giugno 2020, la parola «del» è sostituita dalla seguente «di».

2. Gli originari §§ 2 e 3 dell’art. 39 della NCP, del 1° giugno 2020, sono unificati nel testo del § 2.

3. Nell’art. 39 della NCP, del 1° giugno 2020, dopo il § 2 è aggiunto un nuovo § 3 del seguente tenore:

«§ 3. Le Committenti possono, con il consenso dell’Ente beneficiario, demandare allo stesso la predisposizione della documentazione di gara che, così delegato, procede secondo la presente normativa.».

Articolo 41

1. Nel testo dell’art. 40, § 1, della NCP, del 1° giugno 2020, la parola «gare» è sostituita dalla parola «procedure». Inoltre, nel testo dell’art. 40, § 1, lett. c), della NCP, del 1° giugno 2020, la parola «merceologica» è sostituita dalle parole «di specializzazione».

Articolo 42

1. Il testo dell’art. 41, § 1, della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 1. L’Ente beneficiario è responsabile della progettazione e individua uno o, se necessario in relazione alla complessità del progetto, più progettisti preferibilmente tra i propri dipendenti, purché iscritti nell’elenco di cui all’art. 22. L’attività di progettazione può essere svolta con il supporto delle Committenti, ciascuna per quanto di competenza, nonché con il supporto di appositi metodi informativi di ottimizzazione.».

2. Il testo dell’art. 41, § 2, della NCP, del 1° giugno 2020, è eliminato. Ne consegue che il § 3 diventa il § 2.

Articolo 43

1. Nel testo dell’art. 42, § 2, della NCP, del 1° giugno 2020, le parole «L’avviso» sono sostituite dalle seguenti «Il bando di gara».

Articolo 44

1. Dopo l’art. 42 della NCP, del 1° giugno 2020, è aggiunto l’articolo 42 bis del seguente tenore:

«Articolo 42 bis Procedura mediante Richiesta di Proposta

§ 1. Si può procedere mediante Richiesta di Proposta, senza necessità di predisporre la documentazione di gara di cui all’art. 39:

a) per importi uguali o inferiori a Euro 150.000,00;

b) nelle procedure finanziate con contributi o donazioni vincolate a specifici progetti, indipendentemente dal valore, previa autorizzazione della Segreteria per l’Economia o del Cardinale Presidente del Governatorato, per quanto di rispettiva competenza, nonché in conformità alla Legge N. XVIII dell’8 ottobre 2013, fatto salvo quanto previsto dal successivo art. 43, secondo quanto stabilito nei Regolamenti attuativi.

§ 2. La Committente, al fine di assicurare concorrenza e trasparenza, individua con criterio rotativo automatico o a mezzo di una manifestazione di interesse, almeno tre fornitori, fatte salve ulteriori previsioni stabilite nei Regolamenti attuativi, e li invita a presentare offerta. Il termine minimo per la ricezione delle offerte è di 15 giorni dalla data di richiesta.

§ 3. Tutti i fornitori invitati possono presentare un’offerta secondo le modalità definite nei documenti a corredo della Richiesta di Proposta.».

Articolo 45

1. Il testo dell’art. 43 della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

Ǥ 1. Si procede ad affidamento diretto:

a) per procedure di importo uguale o inferiore agli Euro 50.000,00: la Committente può procedere con affidamento diretto a un fornitore con criterio rotativo automatico nel rispetto delle classi di specializzazione richieste e in funzione della loro idoneità professionale;

b) quando i beni e i servizi possono essere forniti soltanto da un determinato operatore economico per una delle seguenti ragioni:

i. l’oggetto della concessione è la creazione o l’acquisizione di un’opera d’arte o di una rappresentazione artistica unica;

ii. tutela dei diritti di proprietà intellettuale;

iii. titolarità dei diritti di esclusiva commerciale di distribuzione nel territorio di competenza;

c) ad un determinato operatore economico per assenza di concorrenza nei seguenti casi:

i. il monopolio di fatto;

ii. le apparecchiature e gli impianti già in uso presso l’Ente hanno caratteristiche che non ne consentono l’interoperabilità e l’intercambiabilità con altri sistemi e, in ragione di ciò, l’avvicendamento dell’operatore economico comporta la sostituzione delle predette apparecchiature e impianti, di modo che l’affidamento ad altri risulti impraticabile o eccessivamente oneroso per motivi economici o tecnici, avendo cura di valutare la reale infungibilità di apparecchiature e impianti;

iii. i contratti che hanno apportato significativi vantaggi economici all’Ente beneficiario e che nessun altro operatore economico è disponibile a sottoscrivere alle medesime condizioni;

d) quando trattasi di consulenze professionali o attività artigianali intuitu personae per le quali assumono rilevanza le competenze specifiche e il rapporto fiduciario tra i contraenti, ancorché inseriti in un organico aziendale.

§ 2. Le eccezioni di cui alle lettere b) e c) del paragrafo precedente si applicano unicamente qualora non esistano alternative o sostituti ragionevoli e l’assenza di concorrenza non sia il risultato di una limitazione artificiosa dei parametri di aggiudicazione.

§ 3. Le procedure di affidamento diretto di cui alle lettere a) e d) del § 1 dovranno comunque avvenire nel rispetto dei prezzi e corrispettivi di riferimento.».

Articolo 46

1. Nel testo dell’art. 44, § 1, della NCP, del 1° giugno 2020, le parole «delle offerte» sono sostituite dalle seguenti «dell’offerta».

2. Nel testo dell’art. 44, § 2, della NCP, del 1° giugno 2020, sono eliminate le parole «dell’offerta».

Articolo 47

1. L’art. 45 della NCP, del 1° giugno 2020, è abrogato.

Articolo 48

1. Nel titolo dell’art. 46della NCP, del 1° giugno 2020, sono eliminate le parole «nelle procedure selettive».

2. Il testo dell’art. 46 della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 1. Le Committenti avviano le procedure di affidamento, secondo le tempistiche stabilite nel Calendario degli acquisti, con l’apertura del fascicolo, dopo aver individuato la migliore metodologia di acquisto tra quelle consentite dalla presente normativa, ai sensi degli artt. 36 e 36 bis.

§ 2. Nella documentazione di gara le Committenti danno, altresì, chiara evidenza dei requisiti soggettivi degli offerenti e dei requisiti dell’offerta, secondo criteri predeterminati nei documenti di gara o comunque prestabiliti in documenti regolamentari.

§ 3. Ove sussistano ragioni di opportunità, la procedura di acquisto potrà essere preceduta da un’indagine di mercato o da una richiesta rivolta anche a fornitori non iscritti all’Albo di manifestare il proprio interesse a partecipare alla procedura stessa.».

Articolo 49

1. Nel titolo dell’art. 47 della NCP, del 1° giugno 2020, le parole «Criteri» e «Selezione» sono sostituite rispettivamente dalle seguenti «Requisiti» e «selezione».

2. Il testo dell’art. 47 della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«Il metodo di valutazione degli operatori economici, in ossequio al fine di cui all’art. 1, § 2, lett. c), della presente normativa, utilizza sistemi oggettivi e automatici predeterminati nei documenti di gara o in regolamenti attuativi che attribuiscano o sottraggano un determinato numero di punti al fornitore in relazione a valutazioni che tengano conto dell’idoneità professionale, della capacità economica e finanziaria e della capacità tecnica e professionale.».

Articolo 50

1. L’art. 48 della NCP, del 1° giugno 2020, è abrogato.

Articolo 51

1. Nell’art. 49, § 1, della NCP, del 1° giugno 2020,le parole «Nel bando» sono sostituite dalle seguenti «Nella documentazione» e sono aggiunte, infine, le seguenti parole «, fermi i termini di cui agli artt. 37, 38 e 42 bis».

2. Il § 2 dell’art. 49 della NCP, del 1° giugno 2020, recepisce il contenuto del § 3, nel cui testo la parola «quarantotto» è sostituita dal numero «48».

Gli originari §§ 2 e 4 dell’art. 49 della NCP, del 1° giugno 2020, sono abrogati.

Articolo 52

1. Nell’art. 50, § 1, della NCP, del 1° giugno 2020, il riferimento normativo «I» è sostituito dal seguente «II».

2. Nel testo dell’art. 50, § 2, della NCP, del 1° giugno 2020, dopo la parola «cinque» è eliminata una virgola.

3. Nell’art. 50, § 3, della NCP, del 1° giugno 2020, è eliminata la parola «Informatico».

4. I §§ 4 e 5 dell’art. 50 della NCP, del 1° giugno 2020, sono integralmente sostituiti dai seguenti:

«§ 4. La Commissione giudicatrice così costituita nomina un proprio Presidente il quale acquisisce le credenziali di accesso all’Albo ai fini della consultazione, anche da parte degli altri membri, delle offerte.

§ 5. Il Responsabile del procedimento, sentito il Presidente della Commissione, stabilisce il calendario delle sedute, salvo quanto diversamente disposto nei Regolamenti attuativi. Il calendario è pubblicato nell’Albo.».

5. Nell’art. 50 della NCP, del 1° giugno 2020, è aggiunto il nuovo § 6 del seguente tenore:

«§ 6. I lavori della Commissione giudicatrice si concludono nel termine di 30 giorni. Su richiesta motivata del Presidente della Commissione, il Responsabile del procedimento può ridurre o prorogare detto termine.».

Articolo 53

1. Nel titolo dell’art. 51 della NCP, del 1° giugno 2020, le parole «delle offerte» sono sostituite dalle parole «dei plichi».

2. Il testo dell’art. 51, § 1, della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

Ǥ 1. Nella prima seduta la Commissione giudicatrice:

a) verifica l’integrità dei plichi ricevuti, valutando i casi comportanti l’esclusione, e la documentazione amministrativa, attivando in detta ipotesi, se del caso, il soccorso istruttorio;

b) apre le offerte tecniche per accertarne il solo contenuto.».

Articolo 54

1. Il testo dell’art. 52, § 1, della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 1. La Commissione giudicatrice procede alla valutazione delle offerte in sedute pubbliche o riservate secondo il calendario predefinito ai sensi dell’art. 50, § 5. Alle operazioni di valutazione possono partecipare solo i membri della Commissione giudicatrice.».

2. Nel testo dell’art. 52, § 2, lett. b), della NCP, del 1° giugno 2020, la parola «il» è sostituita dalla seguente «un».

3. Nel testo dell’art. 52, § 3, della NCP, del 1° giugno 2020, la parola «punteggi» è anteposta alla parola «relativi» e dopo le parole «offerta» e «gara» è aggiunta rispettivamente una virgola.

4. Nel testo dell’art. 52, § 5, della NCP, del 1° giugno 2020, la parola «lettera» è sostituita dall’abbreviazione «lett.» e sono aggiunte le parole «giudicatrice» e «ove definiti,».

5. Nel testo dell’art. 52, § 6, della NCP, del 1° giugno 2020, è aggiunta la parola «giudicatrice».

6. Il testo dell’art. 52, § 7, della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 7. La Commissione giudicatrice può sempre decidere di non procedere all’aggiudicazione qualora siano state presentate meno di tre offerte ovvero l’offerta risultata prima in graduatoria non abbia raggiunto le soglie minime di punteggio in relazione agli aspetti tecnici e funzionali indicati nella documentazione di gara.»

Articolo 55

1. Dopo l’art. 52 della NCP, del 1° giugno 2020, è aggiunto il nuovo articolo 52 bis del seguente tenore:

«Articolo 52 bis Procedure a competizione sulla sola componente economica

§ 1. Nelle procedure di affidamento di beni e servizi che adottano il sistema del massimo ribasso, il Responsabile del procedimento provvede all’apertura delle offerte in seduta pubblica.

§ 2. Nella medesima seduta convocata per l’apertura delle offerte, salvo che non si renda necessaria una seduta ulteriore per il soccorso istruttorio, il Responsabile del procedimento procede direttamente alla valutazione delle offerte e stila il verbale contenente la graduatoria con l’aggiudicazione provvisoria, riservandosi di verificare l’anomalia del prezzo offerto.

§ 3. L’appalto può essere aggiudicato solo in presenza di almeno tre offerte valide, salvo che la Committente, nel rispetto dei principi di economicità, proporzionalità e risultato, con provvedimento motivato decida di procedere all’aggiudicazione dell’appalto, dandone comunicazione, per quanto di competenza, alla Segreteria per l’Economia o all’Unità di Controllo e Ispezione del Governatorato.».

Articolo 56

1. L’art. 53 della NCP, del 1° giugno 2020, è abrogato.

Articolo 57

1. Nel titolo dell’art. 54 della NCP, del 1° giugno 2020, è eliminata la parola «diretti».

2. Il testo dell’art. 54 della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 1. I fornitori possono offrire beni e servizi ad un prezzo determinato mediante pubblicazione nell’Albo, a cura dell’APSA o del Governatorato, di un catalogo che indichi le caratteristiche tecniche di ogni singolo bene o servizio e il prezzo a cui è offerto. Il prezzo non può essere superiore ai prezzi e corrispettivi di riferimento.

§ 2. La pubblicazione del catalogo informatico è effettuata quando l’APSA e il Governatorato abbiano ricevuto almeno tre cataloghi che offrono gli stessi prodotti o prodotti analoghi.

§ 3. Successivamente alla pubblicazione, i fornitori restano liberi di modificare in ogni momento i prezzi cui i beni e i servizi sono offerti, a condizione che gli stessi siano previamente verificati dall’APSA o dal Governatorato. La pubblicazione del catalogo e i prezzi tempo per tempo pubblicati costituiscono offerta al pubblico ai sensi dell’art. 1336 c.c.

§ 4. I beni e i servizi da includere in un singolo catalogo e le relative caratteristiche tecniche sono individuati dall’APSA o dal Governatorato, ciascuno per quanto di competenza, nell’ambito delle classi di specializzazione.

§ 5. L’APSA e il Governatorato possono, altresì, pubblicare un solo catalogo, purché i beni e i servizi e le relative condizioni di fornitura siano state stabilite dall’APSA e Governatorato mediante un accordo quadro che rispetti i requisiti oggettivi e soggettivi per gli affidamenti di cui alla presente normativa.

§ 6. La richiesta di pubblicazione del catalogo implica accettazione da parte del fornitore delle condizioni pubblicate.

§ 7. Gli Enti, nel rispetto del proprio bilancio preventivo, possono acquistare mediante ordine diretto di acquisto all’operatore economico che in quel momento lo offra alle migliori condizioni.».

Articolo 58

1. Il testo dell’art. 55 della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«All’esito della verifica sulla regolarità dell’intera procedura di acquisto e sui requisiti dell’aggiudicatario da parte del Responsabile del procedimento, la Committente adotta il provvedimento di aggiudicazione definitiva, ai fini della sua pubblicazione nell’Albo.».

Articolo 59

1. Il testo dell’art. 56, § 1, della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 1. All’esito dell’aggiudicazione definitiva, la Committente provvede alla stesura del testo definitivo del contratto inserendo le condizioni tecniche ed economiche come risultanti dall’offerta o dalla documentazione di gara.».

2. Nel testo dell’art. 56, § 2, della NCP, del 1° giugno 2020, dopo la parola «contratto» è aggiunta una virgola, le parole «dall’APSA o dal Governatorato» e «richiedente» sono sostituite rispettivamente dalle seguenti «dalla Committente,» e «beneficiario».

3. Nel testo dell’art. 56, § 3, della NCP, del 1° giugno 2020, le parole «costituisce» e «per il» sono sostituite rispettivamente dalle seguenti parole «costituiscono» e «del» e dopo la parola «Governatorato» è aggiunta una virgola.

4. Il testo dell’art. 56, § 4, della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 4. Il contratto può essere stipulato non appena decorso il termine di 15 giorni dalla pubblicazione del provvedimento di aggiudicazione definitiva. Se prima dello spirare del termine venga proposta impugnazione, il contratto può essere stipulato solo previa autorizzazione dell’Autorità Giudiziaria.».

5. Nel testo dell’art. 56, § 5, della NCP, del 1° giugno 2020, la parola «quindici» è sostituita dal numero «15».

6. L’art. 56, § 6, della NCP, del 1° giugno 2020, è abrogato.

Articolo 60

1. Nel titolo dell’art. 57 della NCP, del 1° giugno 2020, le parole «Lavori di somma» sono sostituite dalla parola «Somma».

2. Il testo dell’art. 57 della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 1. In casi di necessità ed urgenza e in quelli in cui ricorra un pericolo per l’incolumità pubblica o privata, l’Ente può disporre l’immediata esecuzione delle prestazioni.

§ 2. Costituiscono casi di necessità ed urgenza le situazioni nelle quali vi sia pericolo:

a) di danno grave ed irreparabile al patrimonio dell’Ente;

b) di interruzione delle attività istituzionali principali dell’Ente;

c) inabitabilità di un immobile concesso in locazione.

§ 3. L’affidamento è accompagnato dalla redazione di un verbale, in cui sono indicati i motivi dello stato di urgenza, le cause che lo hanno provocato, quanto necessario per rimuoverlo e la durata presumibile delle attività.

§ 4. Il corrispettivo delle prestazioni è definito consensualmente con l’affidatario; in difetto di preventivo accordo l’Ente può ingiungere all’affidatario l’esecuzione delle prestazioni stesse sulla base di prezzi definiti nei prezzari ufficiali di riferimento, ridotti del 10 per cento.

§ 5. L’Ente che ha affidato le prestazioni compila entro 10 giorni dalla redazione del verbale di cui al § 3 una perizia giustificativa delle stesse e la trasmette, unitamente al verbale di somma urgenza, all’APSA o al Governatorato, che provvede alla copertura della spesa. La perizia, unitamente al verbale, è trasmessa, altresì, alla Segreteria per l’Economia o al Cardinale Presidente del Governatorato, per quanto di competenza, ai fini dell’approvazione.

§ 6. Qualora un bene o servizio affidato per motivi di somma urgenza non riporti l’approvazione, la relativa fornitura o esecuzione è sospesa immediatamente e si procede, previa messa in sicurezza del cantiere, alla liquidazione dei corrispettivi dovuti per la parte realizzata.».

Articolo 61

1. Il testo dell’art. 58 della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 1. Gli acquisti di modico valore sono ammessi nei limiti previsti dall’apposita voce di spesa del Piano Singolare degli Acquisti di cui al precedente art. 19.

§ 2. Gli acquisti di modico valore possono essere eseguiti senza formalità fino all’importo massimo di Euro 1.000 per singolo acquisto e con un massimale complessivo annuo di Euro 10.000. Ove sussistano oggettive ragioni di opportunità, in sede di approvazione del bilancio preventivo possono essere fissati importi maggiori o minori.

§ 3. Agli acquisti di modico valore può procedere direttamente l’Ente, tenendo presente il proprio bilancio preventivo, senza necessità di avvalersi dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica o del Governatorato, a meno che beni e servizi siano oggetto di un accordo quadro già stipulato o inclusi in un catalogo informatico.

§ 4. Per gli acquisti di modico valore non è necessaria l’iscrizione all’Albo dell’operatore economico.

§ 5. In ragione della struttura degli Enti, i Regolamenti attuativi possono individuare limiti di valore differenti rispetto a quelli indicati nel § 2 e stabilire i casi in cui si renda necessaria l’iscrizione all’Albo dell’operatore economico.».

Articolo 62

1. Nel testo dell’art. 59, § 1, della NCP, del 1° giugno 2020, è eliminata la parola «pubblici» e sono aggiunte, infine, le seguenti parole «di cui alla presente normativa.».

Articolo 63

1. Nel testo dell’art. 60, § 2, della NCP, del 1° giugno 2020, dopo la parola «ultra-quinquennali» è eliminata una virgola.

Articolo 64

1. Nel testo dell’art. 61 della NCP, del 1° giugno 2020, è eliminato il seguente riferimento «§1».

Articolo 65

1. Il testo dell’art. 62 della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 1. L’Ente beneficiario designa per ogni contratto un Responsabile dell’esecuzione del contratto scelto tra i propri dipendenti.

§ 2. Il Responsabile dell’esecuzione del contratto assicura la regolarità delle prestazioni e verifica l’esatto adempimento delle obbligazioni contrattuali.

§ 3. Il Responsabile dell’esecuzione del contratto non può identificarsi con il Responsabile del procedimento, cui riferisce, né con un membro di Commissione giudicatrice.».

Articolo 66

1. Nel testo dell’art. 63, § 1, della NCP, del 1° giugno 2020, la parola «il» è sostituita dalle seguenti «All’esito dell’attività svolta ai sensi del § 2 dell’articolo che precede, il».

2. Nell’art. 63 della NCP, del 1° giugno 2020, è inserito un nuovo § 2 del seguente tenore:

«§ 2. Il rilascio del certificato di regolare esecuzione non pregiudica la facoltà dell’Ente di contestare nei termini di legge i vizi occulti o quelli che, comunque denominati, si manifestino successivamente al suo rilascio, quelli che non siano stati rilevati per dolo dal Responsabile dell’esecuzione del contratto o che siano stati taciuti in malafede dal fornitore. L’emissione del certificato non libera il fornitore dalle garanzie eventualmente prestate per tali vizi se non quando siano trascorsi i termini previsti dalle garanzie medesime e non lo libera, altresì, dal risarcimento dei danni per la scoperta di vizi occulti.».

Ne consegue che i §§ 2, 3 e 4 sono diventati rispettivamente i §§ 3, 4 e 5.

3. Gli originari §§ 5 e 6 dell’art. 63 della NCP, del 1° giugno 2020, sono abrogati.

Articolo 67

1. Dopo l’art. 63 della NCP, del 1° giugno 2020, è aggiunto il nuovo articolo 63 bis del seguente tenore:

«Articolo 63 bis Valutazione dei fornitori

§ 1. La Segreteria per l’Economia, previo confronto con le Committenti, disciplina con proprio provvedimento il sistema di valutazione dei fornitori.

§ 2. Il metodo di valutazione deve utilizzare sistemi oggettivi, che attribuiscano un determinato rating al fornitore, in relazione alla condotta tenuta nel corso di una procedura di acquisto e/o durante l’esecuzione del contratto.

§ 3. Il rating attribuito a ciascun fornitore è utilizzabile quale elemento di valutazione anche ai fini di un’eventuale sospensione o cancellazione dall’Albo. Analogamente, il rating può attribuire un punteggio premiante.».

Articolo 68

1. Nell’art. 64, § 1, della NCP, del 1° giugno 2020, la lettera «e» è sostituita dalla lettera «o» e sono aggiunte le parole «e dal Governatorato per quanto di competenza».

2. Il testo dell’art. 64, § 2, della NCP, del 1° giugno 2020, è eliminato. Nell’art. 64 della NCP, del 1° giugno 2020, sono inseriti i nuovi §§ 2, 3 e 4 del seguente tenore:

«§ 2. Il rinnovo dei contratti non è ammesso. Tutti i contratti ad esecuzione continuata o periodica possono prevedere una clausola di opzione per l’estensione di un anno alle medesime condizioni, a favore dell’Ente beneficiario che lo ha sottoscritto, da esercitarsi nel caso di mancata aggiudicazione della procedura bandita e la mancata aggiudicazione determini un grave impedimento all’ordinaria attività dell’Ente.

§ 3. La proroga è consentita i) al massimo per un anno nel solo caso in cui l’Ente beneficiario abbia palesato la propria esigenza alla Committente di riferimento ma non sia stata ancora avviata la relativa procedura ai sensi dell’art. 46 ovvero ii) per il tempo strettamente necessario all’individuazione di un nuovo contraente nel caso in cui la relativa procedura, pur avviata, non sia ancora stata aggiudicata.

§ 4. Nelle ipotesi di cui ai §§ 2 e 3 il contraente è tenuto all’esecuzione delle prestazioni previste nel contratto alle medesime condizioni o a condizioni più favorevoli.».

Ne consegue che i §§ 3 e 4 diventano rispettivamente i §§ 5 e 6;

3. Nel testo dell’art. 64, § 6, della NCP, del 1° giugno 2020, la parola «paragrafo» è sostituita dal segno grafico «§».

Articolo 69

1. Il testo dell’art. 65 della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 1. Salvi i casi espressamente previsti dalla presente normativa e dai Regolamenti attuativi, tutti i contratti, una volta stipulati, non possono essere modificati, prorogati, ampliati, ristretti, trasferiti o ceduti, nemmeno con il consenso di tutte le parti, né le obbligazioni da esso derivanti, ivi inclusi i crediti, possono essere oggetto di novazione oggettiva o soggettiva, cessione o trasferimento a qualunque titolo o di qualunque altro negozio che comporti la modificazione o l’alterazione delle parti o degli effetti del contratto.

§ 2. Le modifiche del contratto, nonché le varianti in corso d’opera, devono essere autorizzate sulla base dei parametri oggettivi individuati nei Regolamenti attuativi.

§ 3. Le modifiche, le proroghe e le varianti sono pubblicate nell’Albo.».

Articolo 70

1. Il testo dell’art. 66 della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 1. La documentazione di gara può prevedere la revisione dei prezzi solo sulla base di criteri oggettivi ed in base a clausole chiare, precise e inequivocabili contenute nello schema di contratto.

§ 2. La variazione non ha effetto sulle prestazioni già eseguite al momento in cui la stessa sia stata rilevata o sia stato richiesto di rilevarla.

§ 3. Non può mai prevedersi la revisione dei prezzi ove l’impegno del fornitore a tenere ferma la propria proposta sia stata oggetto di valutazione in sede di aggiudicazione dell’offerta.».

Articolo 71

1. Dopo l’art. 66 della NCP, del 1° giugno 2020, è aggiunto il nuovo articolo 66 bis del seguente tenore:

«Articolo 66 bis Risoluzione

«§ 1. Le Committenti possono risolvere un contratto di appalto al verificarsi di una o più delle seguenti condizioni:

a) modifica sostanziale del contratto, che richiede una nuova procedura di acquisto;

b) l'appalto non avrebbe dovuto essere aggiudicato in considerazione di una grave violazione degli obblighi derivanti dai trattati e dagli accordi di cui la Santa Sede sia parte;

c) grave inadempimento delle obbligazioni contrattuali da parte dell'aggiudicatario, tale da compromettere la buona riuscita delle prestazioni.

§ 2. Le Committenti risolvono un contratto di appalto nei casi di produzione da parte del fornitore di falsa documentazione o dichiarazioni mendaci, ovvero intervenga nei suoi confronti sentenza di condanna passata in giudicato per i reati di cui all’art. 12, § 1.

§ 3. In tutti i casi di risoluzione del contratto l'aggiudicatario ha diritto soltanto al pagamento delle prestazioni relative ai lavori, servizi o forniture regolarmente eseguiti, previa decurtazione degli oneri aggiuntivi derivanti dallo scioglimento del contratto.».

Articolo 72

1. Il testo dell’art. 67 della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«In caso di recesso della Committente, la stessa effettua il pagamento delle prestazioni ricevute, nonché dei materiali utili esistenti in cantiere nel caso di lavori o in magazzino nel caso di servizi o forniture, oltre al decimo dell’importo dei lavori, dei servizi o delle forniture non eseguiti a titolo di indennizzo.».

Articolo 73

1. Nel testo dell’art. 68, § 2, della NCP, del 1° giugno 2020, dopo la parola «Enti» è aggiunta una virgola.

Articolo 74

1. Nel testo dell’art. 69, § 1, della NCP, del 1° giugno 2020, la parola «singolare» è sostituita dalla seguente «Singolare».

2. Nel testo dell’art. 69, § 2, della NCP, del 1° giugno 2020, la parola «generale» è sostituita dalla seguente «Generale».

3. Nel testo dell’art. 69, § 3, della NCP, del 1° giugno 2020, la parola «generale» è sostituita dalla seguente «Generale».

Articolo 75

1. Nel testo dell’art. 70, § 1, della NCP, del 1° giugno 2020, le parole «nel proprio Piano singolare» sono sostituite dalle parole «in sede di determinazione del bilancio preventivo».

2. Nel testo dell’art. 70, § 2, della NCP, del 1° giugno 2020, sono aggiunte le parole «gli stessi».

Articolo 76

1. Nel testo dell’art. 71, § 3, della NCP, del 1° giugno 2020, la parola «dove» è sostituita dalle seguenti «in cui».

Articolo 77

1. Il testo dell’art. 72, § 1, della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 1. I soggetti terzi che intervengono nelle procedure immobiliari di cui al presente Capo devono essere valutati sulla base di quanto disposto dal Titolo I, Capo III della presente normativa.».

2. Il testo dell’art. 72, § 3, della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 3. Le operazioni di natura straordinaria di acquisto o cessione di immobili sono autorizzate ai sensi della normativa vigente in materia.».

Articolo 78

1. Nel testo dell’art. 73, § 1, della NCP, del 1° giugno 2020, dopo la parola «oggetto» è eliminata la virgola, prima della parola «provvedimenti» è aggiunta la parola «i» e dopo la parola «bandi» la virgola sostituisce il punto e virgola.

2. Nell’art. 73 della NCP, del 1° giugno 2020, sono aggiunti i §§ 2 e 3 aventi il seguente tenore:

«§ 2. Gli operatori economici che abbiano un interesse diretto, attuale e concreto possono promuovere impugnazione avverso i provvedimenti amministrativi definitivi, a pena di decadenza, nel termine di 30 giorni dalla pubblicazione degli stessi nell’Albo o dalla comunicazione.

§ 3. Non sono autonomamente impugnabili gli atti endoprocedimentali e i provvedimenti amministrativi generali aventi natura normativa.».

Articolo 79

1. Nel testo dell’art. 74, § 1, della NCP, del 1° giugno 2020, sono eliminate le parole «ai casi di cui all’articolo che precede o inerenti» ,le parole «potrà» e «d’innanzi» sono sostituite rispettivamente dalle parole «potranno» e «dinanzi» e dopo le parole «Enti» e «contratto» è aggiunta rispettivamente una virgola.

2. Nel testo dell’art. 74, § 3, della NCP, del 1° giugno 2020, le parole «dal Governatorato o dall’APSA» sono sostituite dalle parole «dalla Committente» e le parole «dal Presidente dell’Autorità Giudiziaria competente» sono sostituite dalle seguenti «di comune accordo tra le parti».

3. Il testo dell’art. 74, § 5, della NCP, del 1° giugno 2020, è eliminato. Ne consegue che i §§ 6, 7 e 8 sono diventati rispettivamente i §§ 5, 6 e 7.

4. Nel testo dell’art. 74, § 7, della NCP, del 1° giugno 2020, sono eliminate le parole «perché venga decisa secondo equità».

Articolo 80

1. Nel testo dell’art. 75 della NCP, del 1° giugno 2020, dopo la parola «procedure» è aggiunta una virgola.

Articolo 81

1. Nel testo dell’art. 76, § 1, della NCP, del 1° giugno 2020, sono eliminate le parole «o dell’esecuzione dell’investimento».

2. Nel testo dell’art. 76, § 2, della NCP, del 1° giugno 2020, dopo le parole «procedimento» e «contratto» è aggiunta rispettivamente una virgola.

3. Nel testo dell’art. 76, § 3, della NCP, del 1° giugno 2020, è eliminata la parola «medesimo».

Articolo 82

1. Nel testo dell’art. 77, § 1, della NCP, del 1° giugno 2020, è eliminata la parola «informatico» e le parole «dalla Segreteria per l’Economia» sono sostituite dalle seguenti «dagli Organismi di vigilanza e di controllo».

2. Nel testo dell’art. 77, § 2, della NCP, del 1° giugno 2020, la parola «uffici» è sostituita dalla parola «Organismi».

3. Nel testo dell’art. 77, § 4, della NCP, del 1° giugno 2020, le parole «informazione finanziaria» sono sostituite dalle parole «Supervisione e Informazione Finanziaria» e la parola «paragrafo» è sostituita dal segno grafico «§».

Articolo 83

1. Nel testo dell’art. 78, § 1, della NCP, del 1° giugno 2020, le parole «la Direzione dell’Economia» sono sostituite dalle seguenti «l’Unità di Controllo e Ispezione,» e dopo le parole «Legge N. CCLXXIV» è aggiunta una virgola.

2. I §§ 2 e 3 dell’art. 78 della NCP, del 1° giugno 2020, sono integralmente sostituiti dal seguente:

«§ 2. Le rilevazioni di cui al precedente paragrafo sono incluse in una relazione annuale presentata al Consiglio per l’Economia e trasmessa per conoscenza all’Ufficio del Revisore Generale.».

Articolo 84

1. Nel testo dell’art. 79, § 1, della NCP, del 1° giugno 2020, sono aggiunte, infine, le seguenti parole «, nel qual caso trasmettendola alla Segreteria per l’Economia o all’Unità di Controllo ed Ispezione, per il Governatorato.».

2. Il testo dell’art. 79, § 3, della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«§ 3. Qualora, nell’ambito delle valutazioni di cui ai paragrafi precedenti emergano una notizia di reato o ragioni per sospettare che fondi, beni, attività, iniziative o transazioni economiche siano connessi o riconducibili ad attività di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo, l’Ufficio del Revisore Generale invia un rapporto rispettivamente all’Autorità Giudiziaria dello Stato della Città del Vaticano o all’Autorità di Supervisione e Informazione Finanziaria.».

3. Nel testo dell’art. 79, § 4, della NCP, del 1° giugno 2020, dopo la parola «Revisore» è aggiunta una virgola, la parola «od» è sostituita dalla lettera «o» e la parola «e» è sostituita da una virgola.

Articolo 85

1. Il titolo ed il testo dell’art. 80 della NCP, del 1° giugno 2020, sono integralmente sostituiti come segue:

«Contratti in corso di esecuzione e procedure pendenti

§ 1. I rapporti contrattuali in essere al momento dell’entrata in vigore della presente normativa vincolano le parti fino alla loro scadenza naturale.

§ 2. Le procedure di affidamento e di qualificazione degli operatori economici avviate prima dell’entrata in vigore della presente normativa sono concluse in base alla previgente disciplina.».

Articolo 86

1. Nel testo dell’art. 81, § 1, della NCP, del 1° giugno 2020, sono aggiunte, infine, le seguenti parole «e nel rispetto della Legge N. LXXI sulle fonti del diritto, del 1° ottobre 2008».

2. Nel testo dell’art. 81, § 2, della NCP, del 1° giugno 2020, sono aggiunte le seguenti parole «, previo esperimento del tentativo di conciliazione della controversia di cui all’art. 74.».

Articolo 87

1. Nel testo dell’art. 82, § 2, della NCP, del 1° giugno 2020, le parole «afferenti allo Stato della Città del Vaticano» sono sostituite dalle parole «di cui all’art. 15, § 3,».

Articolo 88

1. Nel testo dell’art. 83, § 1, della NCP, del 1° giugno 2020, le parole «regolamento» e «tre» sono sostituite rispettivamente dalla parola «Regolamento» e dal numero «6».

2. Nel testo dell’art. 83, § 2, della NCP, del 1° giugno 2020, le parole «agli artt. 3 e 4» sono sostituite dalle parole «all’art. 11, § 1,».

3. Nel testo dell’art. 83, § 3, della NCP, del 1° giugno 2020, la parola «gli» è sostituita dalla parola «degli», dopo la parola «normativa» è eliminata una virgola e nel seguito sono eliminate le parole «dello Stato della Città del Vaticano».

Articolo 89

1. Il testo dell’art. 84 della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«L’APSA e il Governatorato identificano la propria piattaforma informatica e i relativi servizi digitali, salvaguardando l’adozione di adeguate misure tecniche e organizzative a presidio della sicurezza informatica in conformità alla normativa vigente.».

Articolo 90

1. Il testo dell’art. 85 della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

Ǥ 1. Tutti gli atti e i documenti relativi alle procedure di affidamento e di qualificazione degli operatori economici disciplinate dalla presente normativa sono redatti in lingua italiana.

§ 2. La documentazione redatta in una lingua diversa da quella indicata nel paragrafo precedente deve essere debitamente tradotta in italiano; la traduzione così pervenuta farà fede fino a querela di falso.».

Articolo 91

1. Il testo dell’art. 86 della NCP, del 1° giugno 2020, è integralmente sostituito dal seguente:

«La Segreteria per l’Economia, previa adeguata consultazione, adotta il proprio Regolamento di attuazione in materia di appalti per le Istituzioni curiali, gli Uffici della Curia Romana, le Istituzioni collegate alla Santa Sede o che ad essa fanno riferimento.».

 

TUTELA GIURISDIZIONALE IN MATERIA
DI TRASPARENZA, CONTROLLO E CONCORRENZA
DEI CONTRATTI PUBBLICI
PER LA SANTA SEDE E DELLO STATO CITTÀ DEL VATICANO

Articolo 1

1. Nel testo dell’art. 1, § 1, della Tutela Giurisdizionale in materia di trasparenza, controllo e concorrenza dei contratti pubblici per la Santa Sede e dello Stato Città del Vaticano, del 1° giugno 2020, è aggiunta la parola «di».

Articolo 2

1. Nel testo dell’art. 2, § 1, della Tutela Giurisdizionale in materia di trasparenza, controllo e concorrenza dei contratti pubblici per la Santa Sede e dello Stato Città del Vaticano, del 1° giugno 2020, è aggiunta la parola «di».

Articolo 3

1. Nel testo dell’art. 3, § 2, della Tutela Giurisdizionale in materia di trasparenza, controllo e concorrenza dei contratti pubblici per la Santa Sede e dello Stato Città del Vaticano, del 1° giugno 2020, la parola «cancelleria» è sostituita dalla parola «Cancelleria».

2. Nel testo dell’art. 3, § 3, della Tutela Giurisdizionale in materia di trasparenza, controllo e concorrenza dei contratti pubblici per la Santa Sede e dello Stato Città del Vaticano, del 1° giugno 2020, la parola «paragrafo» è sostituita dal segno grafico «§».

3. Nel testo dell’art. 3, § 4, della Tutela Giurisdizionale in materia di trasparenza, controllo e concorrenza dei contratti pubblici per la Santa Sede e dello Stato Città del Vaticano, del 1° giugno 2020, la parola «paragrafo» è sostituita dal segno grafico «§».

Articolo 4

1. Nel testo dell’art. 6, § 2, della Tutela Giurisdizionale in materia di trasparenza, controllo e concorrenza dei contratti pubblici per la Santa Sede e dello Stato Città del Vaticano, del 1° giugno 2020, le parole «dieci» e «tre» sono sostituite rispettivamente dai numeri «10» e «3».

Articolo 5

1. Nel testo dell’art. 7, § 2, della Tutela Giurisdizionale in materia di trasparenza, controllo e concorrenza dei contratti pubblici per la Santa Sede e dello Stato Città del Vaticano, del 1° giugno 2020, le parole «quindici» e «cancelleria» sono sostituite rispettivamente dal numero «15» e dalla parola «Cancelleria».

2. Nel testo dell’art. 7, § 4, della Tutela Giurisdizionale in materia di trasparenza, controllo e concorrenza dei contratti pubblici per la Santa Sede e dello Stato Città del Vaticano, del 1° giugno 2020, sono aggiunte le parole «e di controllo».

Articolo 6

1. Nel testo dell’art. 8, § 1, della Tutela Giurisdizionale in materia di trasparenza, controllo e concorrenza dei contratti pubblici per la Santa Sede e dello Stato Città del Vaticano, del 1° giugno 2020, la parola «venti» è sostituita dal numero «20».

2. Nel testo dell’art. 8, § 2, della Tutela Giurisdizionale in materia di trasparenza, controllo e concorrenza dei contratti pubblici per la Santa Sede e dello Stato Città del Vaticano, del 1° giugno 2020, la parola «dieci» è sostituita dal numero «10».

3. Nel testo dell’art. 8, § 3, della Tutela Giurisdizionale in materia di trasparenza, controllo e concorrenza dei contratti pubblici per la Santa Sede e dello Stato Città del Vaticano, del 1° giugno 2020, la parola «cancelleria» è sostituita dalla seguente «Cancelleria».

Articolo 7

1. Nel testo dell’art. 12, § 1, della Tutela Giurisdizionale in materia di trasparenza, controllo e concorrenza dei contratti pubblici per la Santa Sede e dello Stato Città del Vaticano, del 1° giugno 2020, la parola «Vigilanza» è sostituita dalle parole «vigilanza e di controllo».

2. Nel testo dell’art. 12, § 3, della Tutela Giurisdizionale in materia di trasparenza, controllo e concorrenza dei contratti pubblici per la Santa Sede e dello Stato Città del Vaticano, del 1° giugno 2020, la parola «Organi» è sostituita dalla parola «Organismi» ed è aggiunta la parola «di».
 

Dispongo che l’originale del presente Motu Proprio sia promulgato mediante la pubblicazione sul sito internet de L’Osservatore Romano, entrando in vigore il giorno seguente, e che venga successivamente pubblicato negli Acta Apostolicae Sedis.

Dato a Roma, presso San Pietro, il 27 novembre 2023, undicesimo del Pontificato.

FRANCESCO

Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio circa i limiti e le modalità dell'ordinaria amministrazione (16 gennaio 2024)

Mar, 16/01/2024 - 12:00

I limiti e le modalità (finis et modus) dell’ordinaria amministrazione rappresentano un criterio oggettivo di applicazione del principio di sussidiarietà nella gestione dei beni temporali della Sede Apostolica. Tale principio, da una parte, garantisce una sana autonomia degli Enti da Essa vigilati, che devono agire con la “diligenza di un buon padre di famiglia” (can. 1284 §1 C.I.C.) e, dall’altra, consente alle Autorità preposte al controllo e alla vigilanza di adempiere le proprie funzioni istituzionali.

Considerata la necessità di meglio determinare i menzionati limiti e le modalità, promuovendo la flessibilità, la dinamicità e una trasparente efficienza nel disbrigo delle funzioni delle Istituzioni curiali, degli Uffici della Curia Romana, delle Istituzioni collegate con la Santa Sede o che fanno riferimento ad Essa, indicati nell’elenco allegato allo Statuto del Consiglio per l’Economia, limitatamente alle attività amministrative e finanziarie di detti Enti, stabilisco che sia da osservarsi quanto segue:

Art. 1

In conformità con quanto disposto all’art. 208 della Cost. Ap. Praedicate Evangelium, per quanto riguarda il criterio del valore per determinare quali atti realizzati dagli Enti da esso vigilati richiedano ad validitatem, l’approvazione del Prefetto della Segreteria per l’Economia, il Consiglio per l’Economia stabilisce detto criterio in maniera proporzionata alla capacità finanziaria degli Enti. Ciò considerato, in riferimento al succitato valore si stabilisce che detta approvazione va richiesta quando l’atto supera il 2% della cifra risultante dalla media calcolata sul totale dei costi dell’Ente richiedente così come esso risulta dai bilanci consuntivi approvati relativi agli ultimi tre anni. In ogni caso per gli atti il cui valore è inferiore a € 150.000,00 non si richiede approvazione.

Art. 2

§ 1. La procedura di approvazione ad validitatem degli atti di straordinaria amministrazione deve essere conclusa entro trenta giorni dalla notifica dell’istanza. In assenza di richieste di integrazione istruttoria o documentale, la mancata risposta entro tale termine equivale a provvedimento di accoglimento dell’istanza.

§ 2. In ogni caso, detta procedura deve concludersi entro e non oltre quaranta giorni.

Art. 3

§ 1. Contro i provvedimenti della Segreteria per l’Economia, l’Ente, qualora intenda impugnarli, deve presentare alla medesima, entro il termine perentorio di quindici giorni dalla notifica, la richiesta della revoca o della modifica del provvedimento esponendone i motivi.

§ 2. A norma di diritto, l’Ente ha comunque facoltà di ricorrere al Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica.

Tutto ciò che ho deliberato con questa Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio, ordino che sia osservato in tutte le sue parti, nonostante qualsiasi cosa contraria, anche se degna di particolare menzione, e stabilisco che venga promulgato mediante pubblicazione sul quotidiano L’Osservatore Romano, entrando in vigore il giorno della pubblicazione e quindi inserito nel commentario ufficiale degli Acta Apostolicae Sedis.

Dal Vaticano, il 16 gennaio dell’anno 2024, undicesimo di Pontificato

FRANCESCO

 

Messaggio del Santo Padre al World Economic Forum 2024 (15 gennaio 2024)

Lun, 15/01/2024 - 11:00

Al Presidente esecutivo del Forum economico mondiale

L’incontro del Forum economico mondiale di quest’anno si svolge in un clima molto preoccupante di instabilità internazionale. Il vostro Forum, volto a guidare e a rafforzare la volontà politica e la mutua cooperazione, offre un’imp ortante occasione per l’imp egno multipartecipativo a esplorare modi innovativi ed efficaci per costruire un mondo migliore. È mia speranza che i vostri dibattiti tengano conto dell’urgente bisogno di promuovere la coesione sociale, la fratellanza e la riconciliazione tra gruppi, comunità e Stati, al fine di far fronte alle sfide che abbiamo dinnanzi.

Purtroppo, quando ci guardiamo intorno vediamo un mondo sempre più lacerato, dove milioni di persone — uomini, donne, padri, madri, bambini —, i cui volti in gran parte non conosciamo, continuano a soffrire, non ultimo per gli effetti di conflitti prolungati e guerre presenti. Tali sofferenze sono esacerbate dal fatto che «le guerre moderne non si svolgono più solo su campi di battaglia delimitati, né riguardano solamente i soldati. In un contesto in cui sembra non essere osservato più il discernimento tra obiettivi militari e civili, non c’è conflitto che non finisca in qualche modo per colpire indiscriminatamente la popolazione civile» (Discorso ai Membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, 8 gennaio 2024).

La pace a cui anelano i popoli del nostro mondo non può essere altro che il frutto della giustizia (cfr. Isaia 32, 17). Pertanto, esige qualcosa di più che il semplice mettere da parte gli strumenti di guerra; esige che si affrontino le ingiustizie che sono le cause alla radice del conflitto. Tra quelle più importanti c’è la fame, che continua ad affliggere intere regioni del mondo, mentre altre sono segnate da uno spreco eccessivo di cibo. Lo sfruttamento delle risorse naturali continua ad arricchire pochi, lasciando intere popolazioni, che sono le beneficiarie naturali di tali risorse, in uno stato di indigenza e povertà. Né possiamo ignorare il diffuso sfruttamento di uomini, donne e bambini costretti a lavorare per salari bassi e privati di prospettive reali di progresso personale e di crescita professionale. Com’è possibile che nel mondo attuale ci siano ancora persone che muoiono di fame, sfruttate, condannate all’analfabetismo, prive di assistenza sanitaria di base e lasciate senza un riparo?

Il processo di globalizzazione, che ormai ha dimostrato con chiarezza l’interdip endenza delle nazioni e dei popoli del mondo, ha pertanto una dimensione fondamentalmente morale, che deve farsi sentire nei dibattiti economici, culturali, politici e religiosi volti a modellare il futuro della comunità internazionale. In un mondo sempre più minacciato dalla violenza, dall’aggressione e dalla frammentazione, è essenziale che Stati e imprese si uniscano nel promuovere modelli di globalizzazione lungimiranti ed eticamente sani, che per loro stessa natura devono comportare la subordinazione della ricerca di potere e di guadagno individuale, sia esso politico o economico, al bene comune della nostra famiglia umana, dando priorità ai poveri, ai bisognosi e a quanti si trovano in situazioni di maggiore vulnerabilità.

Da parte sua, il mondo degli affari e della finanza ora opera in contesti ancora più ampi, dove gli Stati nazionali hanno una capacità limitata di controllare cambiamenti rapidi nelle relazioni economiche e finanziarie internazionali. La situazione esige che le imprese stesse siano sempre più guidate non semplicemente dalla ricerca di un giusto profitto, ma anche da standard etici elevati, in particolare per quanto riguarda i Paesi meno sviluppati, che non dovrebbero essere alla mercé di sistemi finanziari ingiusti o usurari. Un approccio lungimirante a tali questioni si dimostrerà decisivo per raggiungere l’obiettivo di uno sviluppo integrale dell’umanità nella solidarietà. Lo sviluppo autentico deve essere globale, condiviso da tutte le nazioni e in ogni parte del mondo, oppure regredirà anche in zone finora caratterizzate da un progresso costante.

Al tempo stesso c’è un bisogno evidente di un’azione politica internazionale che, attraverso l’adozione di misure coordinate, possa perseguire in modo efficace gli obiettivi della pace globale e dello sviluppo autentico. In particolare, è importante che le strutture intergovernative possano svolgere con efficacia le loro funzioni di controllo e guida nel settore economico, poiché il conseguimento del bene comune è un obiettivo al di là della portata dei singoli Stati, pure di quelli che sono dominanti in termini di potere, ricchezza e forza politica. Anche le organizzazioni internazionali sono sfidate ad assicurare il raggiungimento di quell’uguaglianza che è la base del diritto di tutti a partecipare al processo di pieno sviluppo, con il dovuto rispetto delle legittime differenze.

Confido pertanto che i partecipanti al Forum di quest’anno siano consapevoli della responsabilità morale di ognuno di noi nella lotta contro la povertà, nel raggiungimento di uno sviluppo integrale per tutti i nostri fratelli e sorelle e nella ricerca di una pacifica coesistenza tra i popoli. È questa la grande sfida che il presente ci pone dinanzi. E se, nel perseguire questi obiettivi «la storia sta dando segni di un ritorno all’indietro», è pur vero che «ogni generazione deve far proprie le lotte e le conquiste delle generazioni precedenti e condurle a mete ancora più alte. [...] Il bene, come anche l’amore, la giustizia e la solidarietà, non si raggiungono una volta per sempre; vanno conquistati ogni giorno» (Esortazione apostolica Laudate Deum, n. 34).

Con questi sentimenti, offro i miei oranti buoni auspici per le deliberazioni del Forum, e invoco volentieri su tutti i partecipanti un’abbondanza di benedizioni divine.

Dal Vaticano, 15 gennaio 2024

FRANCESCO

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L'Osservatore Romano, Anno CLXIV n. 13, mercoledì 17 gennaio 2024, p. 5.

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